La coda di rospo (o rana pescatrice) è un pesce che, non
so bene per quale motivo, uso quasi esclusivamente come base per i condimenti
della pasta, mentre quasi mai lo consumo come secondo piatto.
Anche questa volta, quindi, un primo, dove alla coda di
rospo, saltata in padella con olio extravergine di oliva, aglio e origano
fresco, ho abbinato i pomodori Marinda, gli ultimi della stagione - se non li trovate, potete sostituirli con i
Casalino o con i San Marzano - che ho fatto
disidratare in forno condendoli solo con sale marino, poco zucchero e origano,
questa volta secco.
Come elemento croccante, infine, le mandorle - ho usato
quelle in bastoncini, solo perché le
avevo in casa e voi potete usare la granella, più facile a trovarsi - che ho
tostato in padella con del sale marino.
Come quasi sempre faccio, cottura separata degli elementi del condimento e, per quanto riguarda pomodori e mandorle, uniti solo al termine della mantecatura, proprio per mantenere un netta separazione tra i differenti sapori.
Ingredienti (per 6 persone)
- Mezzo chilo di spaghettini
- Quattro etti di polpa di coda di rospo
- Quattro pomodori Marinda
- Due cucchiai di mandorle pelate (vedi sopra)
- Qualche rametto di origano fresco (vedi dopo)
- Un pizzico di origano secco
- Un pizzico di zucchero
- Due spicchi d'aglio
- Mezzo bicchiere di vino bianco (opzionale)
- Olio extravergine di oliva
- Sale marino
- Pepe nero
Dedicatevi per prima cosa ai pomodori Marinda, che
laverete e poi taglierete in fette spesse all’incirca un centimetro, dalle
quali ricaverete, con tagli successivi, dei cubetti di circa un centimetro di
lato.
Prendete poi una teglia, metteteci sul fondo un foglio di
carta da forno e poi disponeteci i cubetti di pomodoro, salandoli leggermente e
aggiungendo anche un pizzico di zucchero, che aiuterà ad eliminare la
componente acida, per una dolcezza ai massimi livelli e, per finire, l'origano
secco, anch'esso in quantità modesta e distribuito quanto più uniformemente
possibile.
Infornate i pomodori a 60° per circa un'ora, tenendo
comunque presente che la loro appassitura
dovrà essere modesta, più che altro mirata ad ridurre il loro contenuto d’acqua
in modo da esaltarne il sapore. Quando i pomodori sono pronti, toglieteli dal
forno e fateli freddare a temperatura ambiente.
Prendete poi la coda di rospo e, se già non lo ha fatto
il vostro pescivendolo, eliminatene la pelle, sollevandola a partire dalla coda
e poi tirando con una certa decisione. Volendo potete usare un coltellino molto
affilato, con il quale separerete la pelle dalla polpa, nel caso lo
"strappo" risultasse difficile, anche se così non dovrebbe essere.
Ricavate dalla coda solamente la polpa, scartando quindi
la cartilagine centrale ed eventuali altri parti dure, poi pesatela alla
quantità indicata e tagliatela in pezzi regolari, idealmente dei cubi di circa
un centimetro di lato, anche se non vi dovete preoccupare troppo di forma e
misura, dato che la cottura ammorbidirà la coda al punto tale che questa si
sfalderà naturalmente in pezzi più piccoli.
Prendete una padella, ampia abbastanza da poter poi
contenere la pasta per la mantecatura finale, metteteci quattro o cinque
cucchiai d’olio, i rametti di origano fresco (usato il prezzemolo se non lo
avete) e i due spicchi d'aglio sbucciati e tagliati a metà nel verso della
lunghezza.
Portate la padella sul fuoco, a fiamma media, facendo soffriggere il tutto fino a quando l’aglio non si sarà dorato, momento nel quale lo toglierete, togliendo anche i rametti di origano.
Portate la padella sul fuoco, a fiamma media, facendo soffriggere il tutto fino a quando l’aglio non si sarà dorato, momento nel quale lo toglierete, togliendo anche i rametti di origano.
Unite la coda di rospo e fatela rosolare per un paio di
minuti, aggiungendo poi, se vi ci piace, il vino bianco e lasciandolo sfumare
(io ultimamente, con il pesce, il vino non lo uso più).
Proseguite la cottura a fiamma vivace, inizialmente con
il coperchio e poi senza, cuocendo in tutto per circa cinque minuti, avendo
cura che il fondo si restringa ma non del tutto, lasciandovi un liquido
piuttosto denso, che avrà il suo ruolo nella mantecatura finale.
Assaggiate, nel caso regolate di sale, quindi spegnete e
mettete da parte, con il coperchio.
Prendete ora le mandorle - se usate quelle intere,
rompetele prima grossolanamente usando un coltello a lama grande - e mettetele
in un padellino anti-aderente, insieme ad una buona dose di sale marino - direi
che un cucchiaino colmo vada più che bene - e portatelo sul fuoco, a fiamma
media.
Fate prendere calore e, girando o ruotando il padellino
quasi continuamente, fate tostare le mandorle, in modo che il sale possa aderire alla loro superficie e, quando
le mandorle avranno assunto un bel color marroncino, spegnete e travasatele in
una ciotola, avendo cura di lasciare il sale in eccesso nel padellino.
Mettete in una ampia pentola l'acqua per la pasta - se vi
va, ripassate prima la teoria - salatela e portatela sul fuoco e, quando sarà a bollore,
unite la pasta, facendola cuocere, ma mantenendola al dente.
A pochi minuti alla fine della cottura della pasta,
prendete una tazza e prelevate un po' dell'acqua, ricca di amido, che vi servirà
per la mantecatura finale e, allo stesso tempo, portate sul fuoco la padella
con la coda di rospo, in modo che questo sia ben caldo al momento in cui
scolerete la pasta.
Quando la pasta è cotta, scolatela e travasatela nella
padella dove l’aspetta il suo condimento, quindi riportatela sul fuoco, alzate
la fiamma al massimo, e mescolate in modo da procedere con la mantecatura,
aggiungendo l'acqua di cottura messa da parte.
Fate in modo che la pasta risulti cremosa, interrompendo
la mantecatura quando vedete che il fondo comincia, per effetto della completa
evaporazione dell’acqua residua, a ridursi troppo, quindi spegnete e unite i
pomodori disidratati, le mandorle tostate e date una generosa macinata di pepe
nero, quindi mescolate nuovamente per armonizzare il tutto.
Impiattate rapidamente, guarnite come meglio credete e
poi portate velocemente in tavola, per evitare che la pasta si asciughi,
perdendo la sua cremosità.
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