In origine fu il pelato. Null’altro. Punto.
Poi tutto cambiò e ciò che era non fu più.
Prima arrivò la “passata” che, al dispetto del
nome, non passò e si radicò invece sulle tavole degli italiani. Forte dell’inatteso
successo, generò anche figli e figliastri e così fummo invasi dalla “passata
rustica”, da quella “contadina”, della “nonna”, de zio, de mi cugino, e via
così...
Il pelato, però, non rimase con le mani in
mano e tentò una timida reazione, proponendosi come “polpa”, “pezzettoni”, “pezzettini”,
“un po’ l’uno e un po’ l’altro”,...
La guerra era oramai palese; al pomodoro cominciarono ad aggiungersi basilico,
olive, prezzemolo ed erbe magiche.
Il controllo era oramai perso. Sughi pronti,
solo da scaldare, nemmeno da scaldare, nemmeno da stappare la bottiglia...tra
un po’, forse, arriveranno i sughi con già dentro la pasta e con un cameriere
liofilizzato che, non appena la stappi, ti serve direttamente la pasta nel
piatto. Puro orrore !
E’ il pelato ? Il pelato, forse spaesato, sta sempre
li. Non muore, resiste indomito, certo di una prossima rivincita che,
personalmente, l’avrete oramai capito, sostengo con ferma convinzione.
Il pelato ha la “forma” del pomodoro e c’è
poco da inventarsi. Tutto il resto da cosa proviene ? Dal pelato, tagliato,
pigiato, spremuto, ma sempre dal pelato. E magari dal pelato di seconda, terza
scelta; quello caduto dalla pianta, dal camion che lo portava, passato sotto
uno schiacciasassi, Chissà...
Vogliamo la passata ? Compriamoci i pelati e
li frulliano. Vogliamo i pezzettoni ? Compriamoci i pelati e li tagliamo. Vogliamo
i filetti di pomodoro ? Compriamoci i pelati e li sfilettiamo.
Non ci serve altro. Aripunto.
Meglio del pelato c’è solo il San Marzano
fresco, che però si trova solo nelle stagioni giuste e, poi, lo dovete pelare,
dovete toglierne i semi...insomma, un lavoraccio.
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