Odori, rumori, vociare, sorrisi, bancarelle, ciambelle, pannocchie, spezie,
dolcetti, pescetti, castagne (ad Aprile !), ...
Eh si, Istanbul non è solo arte, religione, turismo, atmosfera, sacralità, ma,
soprattutto per i fini di questo Blog, gastronomia. Pesantuccia, vero, molto
speziata, altrettanto vero, impegnativa per molti, digestivamente parlando ma,
comunque, interesssante da esplorare, alla ricerca, per chi vuole darci dentro
con lo spignattamento, di contaminazioni con quella mediterranea, a noi più
familiare.
Dopo quattro giorni di soggiorno ad Istanbul, di esplorazioni gastronomiche
oltreché artistiche, posso infatti fregiarmi del titolo di “Lupetto Turco della
Gastronomia”, titolo festeggiato con il tradizionale acquisto delle spezie al
Bazaar Egiziano (in foto – le spezie, non il Bazaar) e condividere con voi
qualche mia riflessione/esperienza.
Partiamo dalle cose che mi hanno colpito nel girovagare per la città: le
castagne ad aprile, che trovate praticamente ovunque, e le pannocchie, prima
lessate e poi arrostite, che tutti sgranocchiano allegramente.
Sempre per la strada, molte spremute, soprattutto di arance, dolcissime, ma
anche di pomplemo rosa e di melograno.
Poi le ciambelle con i semini di sesamo, semplici o farcite con un
formaggio simile nella cosnsitenza al Philadelphia, ma più saporito e i panini
con lo sgombro, serviti quasi esclusivamente nei dintorni del ponte di Galata.
A pranzo, ovviamente, almeno il turista, non può esimersi dal Kebab, oramai
sdoganato in tutto il mondo, che personalmente ritengo si debba pappare
rigorosamente in piedi, mentre si passeggia, nelle sue varianti di pollo o
manzo, nella pita, nel “rotolo” o nel classico panino.
Bene, arriviamo finalmente alla cena, alla quale, da turista, ci si arriva
belli affamati, soprattuto se durante il giorno avete sgambettato e resistito
alle tentazione goderecce descritte sopra.
La cucina, come immagino oramai tutti sappiano, si base su ingredienti che
fanno parte anche della nostra cucina, con la differenza sostanziale di uno
smodato ricorso alle spezie, che normalmente lascia disorientati e,
soprattutto, induce una simpatica alitosi notturna, che il vostro partner amerà
in modo particolare.
Tant’è, paese che vai, cucina che trovi, per cui, vi prego, non chiedete
piatti di pasta o la soglioletta ai ferri nei ristoranti (tanto varrebbe andare
da Mac Donald, allora), ma lanciatevi nella sperimentazione e assaggiate tutto
ciò che trovate.
Una cena tipica parte sempre con un antipasto freddo (meze), spesso nella
forma di un piatto con una serie di assaggini, sia a base di verdure, che di
carne o pesce, tutti comunque molto decisi nel sapore. Non piccanti, come si
potrebbe credere, ma semplicemente molto speziati.
Per quanto riguarda le verdure – piccola digressione, poi torniamo sulla
cena, non temete – grande uso di melanzane (come nella Mussakka, leggermente
diversa da quella greca), peperoni verdi, piccantini, insalata verde, più come
guarnizione che come pietanza, ravanelli, cipolle, carciofi (per la cronaca,
nei mercati ho visto carciofi molto simili alla classica mammola romana) e
funghi.
Bene, dopo l’antipasto freddo, si può passare, se vi regge lo stomaco,
anche ad uno caldo, che può essere una zuppa di verdure, un piatto vegetale o
anche di pesce (calamari e gamberi fra tutti). Certo che prendersi una
fritturina di calamari ad Istanbul...
Arriviamo finalmente al piatto principale, che potete scegliere dalla
tradizione turco-ottomana, oppure – ma allora perchè siete andati in Turchia – da
portate più internazionali, che tutti i ristoranti hanno per non scontentare il
turista tristemente legato alla sua terra.
Sui piatti tipici dico solo che sono tutti a base di carne, generalmente
agnello, spesso pollo, ma anche manzo e vitello. Sono cucinati, sorpresa
sorpresa, con molte spezie e serviti con riso e verdure. Devo ammettere, ahimè,
che spesso, almeno per il nostro palato, tutte queste spezie hanno l’inconveniente
di rendere un po’ uguali fra loro tutti i piatti, con il sapore e l’odore delle
spezie che svetta su tutti gli altri.
Dopo la portata principale, se ancora avete spazio nello stomaco, che già
stata andando a tutto regime tentando di metabolizzare le spezie, si passa ai
dolci, molto buoni e non così dolci (nel senso zuccherino del termine) come ci
si potrebbe aspettare.
Il docle tipico è il Baklava, fatto con una sorta di pasta sfoglia (anche
se il procedimento è diverso), farcito normalmente con pistacchi (che, per la
cronaca, suono buonissimi, con buona pace dei nostri amici di Bronte) e spesso
servito con un po’ di gelato alla vaniglia. Ci sono poi ottimi pudding di riso
e creme simili alla creme brulée. Moltissimo uso di frutta secca, pistacchi
come già detto, ma non solo.
Da bere non aspettatevi granchè: qualche vino locale, più spesso birra (niente male la Efes, una pilsner turca) e,
con il dolce, il tipico the turco e, a volte, un liquore a base di mandorle
che, per dirla in tutta franchezza, a me è sembrato molto simile allo sciroppo
per la tosse.
Bene, tutto molto bello direte voi, ma cui
prodest ? Beh, quantomeno a me, che nei periodi di riposo (pochi) del
soggiorno ho provato a immaginare come coniugare elementi di cucina turca con
quelli della mediterranea; spero anche a voi, nell’illusione che le ricette che
sperimenterò abbiano un senso e, soprattutto, una commestibilità.
Ai posteri l'ardua sentenza...
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