26 aprile 2012

Istanbul, mon amour...


Odori, rumori, vociare, sorrisi, bancarelle, ciambelle, pannocchie, spezie, dolcetti, pescetti, castagne (ad Aprile !), ...

Eh si, Istanbul non è solo arte, religione, turismo, atmosfera, sacralità, ma, soprattutto per i fini di questo Blog, gastronomia. Pesantuccia, vero, molto speziata, altrettanto vero, impegnativa per molti, digestivamente parlando ma, comunque, interesssante da esplorare, alla ricerca, per chi vuole darci dentro con lo spignattamento, di contaminazioni con quella mediterranea, a noi più familiare.

Dopo quattro giorni di soggiorno ad Istanbul, di esplorazioni gastronomiche oltreché artistiche, posso infatti fregiarmi del titolo di “Lupetto Turco della Gastronomia”, titolo festeggiato con il tradizionale acquisto delle spezie al Bazaar Egiziano (in foto – le spezie, non il Bazaar) e condividere con voi qualche mia riflessione/esperienza.

Partiamo dalle cose che mi hanno colpito nel girovagare per la città: le castagne ad aprile, che trovate praticamente ovunque, e le pannocchie, prima lessate e poi arrostite, che tutti sgranocchiano allegramente.

Sempre per la strada, molte spremute, soprattutto di arance, dolcissime, ma anche di pomplemo rosa e di melograno.

Poi le ciambelle con i semini di sesamo, semplici o farcite con un formaggio simile nella cosnsitenza al Philadelphia, ma più saporito e i panini con lo sgombro, serviti quasi esclusivamente nei dintorni del ponte di Galata.

A pranzo, ovviamente, almeno il turista, non può esimersi dal Kebab, oramai sdoganato in tutto il mondo, che personalmente ritengo si debba pappare rigorosamente in piedi, mentre si passeggia, nelle sue varianti di pollo o manzo, nella pita, nel “rotolo” o nel classico panino.

Bene, arriviamo finalmente alla cena, alla quale, da turista, ci si arriva belli affamati, soprattuto se durante il giorno avete sgambettato e resistito alle tentazione goderecce descritte sopra.

La cucina, come immagino oramai tutti sappiano, si base su ingredienti che fanno parte anche della nostra cucina, con la differenza sostanziale di uno smodato ricorso alle spezie, che normalmente lascia disorientati e, soprattutto, induce una simpatica alitosi notturna, che il vostro partner amerà in modo particolare.

Tant’è, paese che vai, cucina che trovi, per cui, vi prego, non chiedete piatti di pasta o la soglioletta ai ferri nei ristoranti (tanto varrebbe andare da Mac Donald, allora), ma lanciatevi nella sperimentazione e assaggiate tutto ciò che trovate.

Una cena tipica parte sempre con un antipasto freddo (meze), spesso nella forma di un piatto con una serie di assaggini, sia a base di verdure, che di carne o pesce, tutti comunque molto decisi nel sapore. Non piccanti, come si potrebbe credere, ma semplicemente molto speziati.

Per quanto riguarda le verdure – piccola digressione, poi torniamo sulla cena, non temete – grande uso di melanzane (come nella Mussakka, leggermente diversa da quella greca), peperoni verdi, piccantini, insalata verde, più come guarnizione che come pietanza, ravanelli, cipolle, carciofi (per la cronaca, nei mercati ho visto carciofi molto simili alla classica mammola romana) e funghi.

Bene, dopo l’antipasto freddo, si può passare, se vi regge lo stomaco, anche ad uno caldo, che può essere una zuppa di verdure, un piatto vegetale o anche di pesce (calamari e gamberi fra tutti). Certo che prendersi una fritturina di calamari ad Istanbul...

Arriviamo finalmente al piatto principale, che potete scegliere dalla tradizione turco-ottomana, oppure – ma allora perchè siete andati in Turchia – da portate più internazionali, che tutti i ristoranti hanno per non scontentare il turista tristemente legato alla sua terra.

Sui piatti tipici dico solo che sono tutti a base di carne, generalmente agnello, spesso pollo, ma anche manzo e vitello. Sono cucinati, sorpresa sorpresa, con molte spezie e serviti con riso e verdure. Devo ammettere, ahimè, che spesso, almeno per il nostro palato, tutte queste spezie hanno l’inconveniente di rendere un po’ uguali fra loro tutti i piatti, con il sapore e l’odore delle spezie che svetta su tutti gli altri.

Dopo la portata principale, se ancora avete spazio nello stomaco, che già stata andando a tutto regime tentando di metabolizzare le spezie, si passa ai dolci, molto buoni e non così dolci (nel senso zuccherino del termine) come ci si potrebbe aspettare.

Il docle tipico è il Baklava, fatto con una sorta di pasta sfoglia (anche se il procedimento è diverso), farcito normalmente con pistacchi (che, per la cronaca, suono buonissimi, con buona pace dei nostri amici di Bronte) e spesso servito con un po’ di gelato alla vaniglia. Ci sono poi ottimi pudding di riso e creme simili alla creme brulée. Moltissimo uso di frutta secca, pistacchi come già detto, ma non solo.

Da bere non aspettatevi granchè: qualche vino locale, più spesso birra (niente male la Efes, una pilsner turca) e, con il dolce, il tipico the turco e, a volte, un liquore a base di mandorle che, per dirla in tutta franchezza, a me è sembrato molto simile allo sciroppo per la tosse.

Bene, tutto molto bello direte voi, ma cui prodest ? Beh, quantomeno a me, che nei periodi di riposo (pochi) del soggiorno ho provato a immaginare come coniugare elementi di cucina turca con quelli della mediterranea; spero anche a voi, nell’illusione che le ricette che sperimenterò abbiano un senso e, soprattutto, una commestibilità.

Ai posteri l'ardua sentenza...

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