“Ah, la trippa, un ingrediente tipicamente estivo”, diranno con sottile ironia i detrattori del nobile ingrediente, “e perdippiù fritta”.
“Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”, ci insegna Dante, per cui con immodesto vestir il ruolo di epigono, seguo il consiglio del sommo poeta e vado avanti con la ricetta.
Ingredienti (per 6 persone)
- Circa tre/quattro etti di trippa già lessata (anche perchè quella fresca temo non la venda più nessuno)
- Una trentina di pomodorini datterino
- Una bella manciata di foglie di menta romana (se adorate contare, fate una trentina)
- Olio extra-vergine di oliva
- Olio per friggere (di oliva o di semi di arachide)
- Sale e pepe
- Un uovo
- Pangrattato
Per la trippa
evitate rigurgiti smodati di tradizione e comprate quella già lessata, che si
trova ovunque e vi evita una lunga cottura, con annessi efrori diffusi in tutto
il condominio e che vi garantiranno una interpellanza alla successiva assemblea.
Bene, sperando
che abbiate seguito il consiglio, prima di passare alla trippa, concentratevi
sulla riduzione dei datterini.
Mettete allora
i pomodorini nel frullatore, insieme alle foglioline di menta romana e a tre o
quattro cucchiai di olio extra-vergine. Fate andare il frullatore alla massima
velocità, fino a quando il tutto si sarà ridotto in crema.
Travasate il
tutto in un pentolino anti-aderente, salate e date una macinata di pepe, portate
sul fuoco, a fiamma bassa, e fate cuocere per una decina di minuti, da quando prende il bollore e fino a
quando la salsa non si sarà ristretta.
Spegente e fate
freddare senza coperchio.
Passate ora
alla trippa, tagliandola in pezzi regolari, di circa cinque centimetri di
lunghezza.
Sbattete l’uovo,
salandolo leggermente, poi passateci i pezzi di trippa, che poi passerete anche nel
pangrattato e disporrete su un piatto, ben separati fra loro, in attesa di
friggerli. Mi raccomando, fate in modo che la panatura sia uniforme e date anche una
sgrullatina (brutto termine, se usato in cucina) ad ogni pezzo di trippa, in
modo da rimuovere il pangrattato in eccesso.
Prendete una
padella, metteteci abbondante olio per friggere, portatela sul fuoco e fate
scaldare l’olio a circa 160° (il termometro l’avete comprato, vero ?).
Quando l’olio è
caldo, unite i pezzetti di trippa, avendo cura di friggerli un po’ alla volta e
seguendo la noiosa
teoria della quale vi ho parlato un po’ di tempo fa.
Fate friggere,
da entrambi i lati, per qualche minuto (ricordatevi che la trippa è già cotta),
poi scolate e travasate su un piatto sul quale avrete messo qualche foglio di carta
da cucina o per frittura.
Fate assorbire
l’olio in eccesso e poi salate leggermente la trippa. Volendo - il risultato
non ne sarà pregiudicato - potete anche far intiepidire e addirittura freddare
la trippa prima di servirla.
Ci siamo, non
resta che impiattare, disponendo qualche pezzetto di trippa su ogni piatto e,
accanto ad essi, un cucchiaio della riduzione di pomodorini.
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