Nell’oramai ben noto spirito del non buttare mai nulla,
soprattutto gli avanzi, propongo una ricetta nata per finire la lingua che mi
era rimasta dopo questa ricetta.
Questa volta ho deciso per una piccola torta rustica, che
unisse sapori e gusti diversi, dolci e salati, secondo quella tradizione che –
oramai lo avrete capito – mi appartiene e che, a volte, mi porta a ricette
forse troppo spregiudicate.
Spero non sia questo uno di quei casi.
Ingredienti (per un piccola rustica, come quella in foto)
- Circa metà di una lingua di bue
- Un paio d’etti di formaggio Asiago
- Una carota (per la cottura della lingua)
- Una cipolla (per la cottura della lingua)
- Un paio di coste di sedano (per la cottura della lingua)
- Due pere
- Una confezione di ribes
- Zucchero di canna
- Un pezzo di radice di zenzero (o zenzero in polvere)
- Rhum (buono)
- Un tuorlo d’uovo (per spennellare la sfoglia)
- Una confezione di pasta sfoglia
- Un po’ di foglioline di maggiorana fresca
- Olio extra-vergine di oliva
- Sale e pepe
Partiamo dalla lingua, per la quale dovete prendere un
bel pentolone, riempirlo di acqua fredda, in quantità tale che la lingua,
quando la immergerete, ne sia completamente ricoperta, e poi metterci, dopo
averle pulite, la carota, la cipolla e le coste di sedano.
Salate con sale grosso, aggiungete un cucchiaio di grani
di pepe nero, e portate sul fuoco e, quando l'acqua bolle, immergeteci la
lingua, coprite con il coperchio, abbassate la fiamma e fate cuocere per un
paio d'ore.
Tanto che la lingua va, dedicatevi ai ribes, separando le
bacche dai rametti e mettetendole in un pentolino, insieme ad un paio di cucchiaini
di zucchero di canna.
Portate sul fuoco, a fiamma bassa, e fate cuocere fino a
quando il fondo di cottura non si sarà quasi del tutto asciugato - ci vorranno
circa venti minuti - si da lasciare una sorta di sciroppo.
Spegnete e fate freddare.
Passate poi alle pere, che sbuccerete e priverete del
torsolo. Se avete uno di quegli attrezzini che servono per torgliere il torsolo
alla frutta, usatelo, altrimenti tagliatele prima in quarti e poi rimuovete il
torsolo.
Tagliate le pere a fettine, di circa un paio di
millimetri di spessore, e di forma dipendente da come avete tolto il torsolo:
se lo avete fatto con l’attrezzino apposito, allora fate le fette in senso
ortogonale alla lunghezza delle pere, in modo da ritrovarvi con delle fette
circolari con il buco al centro; altrimenti fate le fette nel verso della
lunghezza degli spicchi di pera.
Prendete una padella anti-aderente, ampia abbastanza da
poter contenere le fette di pera in un solo strato, aggiungete un bicchiere scarso
di acqua, un paio di cucchiai di rhum, un paio di cucchiai di zucchero di canna
e, infine, un pezzo di radice di zenzero grattugiata (se avete solo zenzero in
polvere, aggiungetene un cucchiaino).
Portate sul fuoco, a fiamma medio-alta, e fate andare
fino a quando il fondo di cottura non si sarà quasi del tutto rappreso, lasciando
il posto ad una sorta di sciroppo.
Spegnete e, come per i ribes, fate freddare.
Prendete ora l’Asiago e tagliatelo a fettine o a piccoli
pezzi, come vi riesce più facile, considerando che la pasta dell’Asiago e
morbida e poco compatta.
Ora direi che potete tornare alla lingua e, trascorse le
due ore, spegnete e fatela intiepidire nel suo brodo, poi tiratela fuori e,
aiutandovi con un coltello, rimuovete la pelle biancastra che ricopre la lingua
- verrà via molto facilmente, come se fosse una sorta di pellicola di
protezione - poi togliete anche le parti più grasse, che si trovano dove la
lingua è più spessa.
Usando un coltello ben affilato, tagliate la lingua a
fette, più o meno dello stesso spessore di quelle di pera.
Forza che ci siamo.
Prendete una teglia – perfette quelle di forma
rettangolare, che tipicamente si usano per il Plum Cake – imburratela per benino e, se la teglia non è anti-aderente,
metteteci sul fondo un foglio di carta da forno tagliato a misura.
Foderate la teglia con la pasta sfoglia, rifilando con un
coltello i bordi della sfoglia, in modo che questi siano a livello con quelli
della teglia.
Distribuite sul fondo un po’ di confettura di ribes, poi
uno strato di lingua, uno di pere ed uno di formaggio e qualche fogliolina di
maggiorana.
Ripetete la sequenza, spalmando la confettura di ribes
sempre sulla lingua, fino a riempire tutta la sfoglia, premendo per bene tutti
gli strati, in modo da avere un ripieno molto compatto (durante la cottura il
formaggio si squaglierà, per cui se non compattate per benino vi ritroverete
con un po’ di spazio vuoto).
Tagliate dalla sfoglia rimasta un “coperchio” della
dimensione della teglia, adagiatelo sul tutto e poi saldate i bordi facendo un
piccolo risvolto, che unisca la parte di sfoglia interna con il coperchio.
Spennellate, usando un pennellino o le dita, la sfoglia
con il tuorlo d’uovo, poi, se volete, usando la sfoglia avanzata, fate qualche
disegno da applicare sul coperchio e spennellate anche le decorazioni.
Infornate a 200° per una mezz’ora, poi spegnete e tirate
fuori e, dopo aver fatto intiepidire, estraete delicatamente la rustica dalla
teglia.
Impiattate come meglio credete – tagliando a fette e
facendo già le singole porzioni oppure portando a tavola la rustica intera – e,
sempre come meglio credete, guarnite.
Se decidete di riscaldare la rustica, che comunque suggerisco
di servire tiepida, fatelo nel forno tradizionale, impostando la temperatura al
massimo a 100°, e non al microonde, cosa che rendere la sfoglia decisamente
poco invitante.
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