...la stampa. E tu non ci puoi far niente.
Eh si, la stampa non si può fermare, come
diceva Humphrey Bogart in Quarto Potere.
E visto che mai potrei competere con attori di
quel calibro, e quindi mai potrei smentire ciò che ci ha detto Anfri, ecco che giocoforza mi sono
lanciato nell’avventura, mettendo sotto l’albero di Natale - non il mio, ma
quello di tutti - una versione sfogliabile di quello che c’è sul Blog.
Ovviamente non c’è tutto, ma solo una parte.
Una parte che spero sia significativa del tutto. Praticamente una sineddoche gastronomica.
Ne ho prodotte due versioni: la prima, per i
fedelissimi del Blog e di Facebook, gratuita ed in formato PDF; la seconda, visto che qualcuno mi dice che
bisogna cavalcare le mode, in formato Kindle, in vendita su Amazon al prezzo
minimo che sono riuscito ad impostare: poco meno di 1,80 eurini.
Non è che sia proprio un’edizione tascabile,
un Bignami del Blog, visto che sono 540 pagine e fischia, tra ricette e divagazioni. Se
vi sembrano troppe, tenete presente che se il libro lo stampate e poi non vi
piace, potete sempre usarlo come arma impropria oppure come peso per i vostri
esercizi ginnici mattutini (sottolineo vostri,
dato che i miei, al più, consistono nel sollevare la tazzina del caffè per
portarmela alla bocca).
Ovviamente, e certamente non lo dico avendo in
mente l’argent, la versione Kindle è
da preferire, visto che:
- leggendo un libro su Kindle, si rimorchia molto di più, come scientificamente dimostrato da una recente ricerca, pubblicata su Scientific American con il titolo “Kindle as butterflies collection of the modern era: would You like to get into my apartment to see my ebooks on kindle ?”;
- il Kindle lo potete tenere in tasca, per ogni emegenza, così, che so, se siete in aereo e l’aereo sta precipitando, potete schiantarvi nella certezza di aver prima ripassato la vostra ricetta preferita (nel caso, mi sentirei di suggerire “battuto di carne in ristretto di vino rosso” oppure “torta sbrisolona”);
Che dire, già mi sento un novello Artusi, un
epigono di Ada Boni, un Vate della
gastronomia, un profeta del pastrocchiamento.
Già mi vedo, davanti alla vetrina di una
grande libreria, a rimirare il successo dell’anno - il mio, ovviamente - con
gli altri astanti, che guardando il libro e poi guardando me, si danno di
gomito, ammiccando e guardando-senza-far-vedere-che-stanno-guardando,
ed io, pieno di boria e con irritante aria di sufficienza, dico minchiate del
tipo “No, in fondo non mi importa più di
tanto, la fama è per i vanagloriosi, io sono per l’essere e non per l’apparire”
e poi chiedo se, per caso, qualcuno voglia un tatuaggio permanente con il mio
autografo o una ciocca dei miei capelli.
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