Questa volta un primo di mare, non una novità in senso
stretto, ma nato dall’impiego di residui di pesce vario, usato per altre
preparazioni, dal quale ho cercato di estrarre sapori e profumi residui.
La base di partenza sono stati di piccoli polpi di Anzio,
trovati da un pescivendolo del quale mi fido – quindi Anzio-Anzio e non Anzio-ma-in-realtà-arriva-chissà-da-dove
– ai quali ho affiancato della bottarga che avevo in frigo e un fondo fatto con
le teste dei gamberoni, che avevo usato per questa ricetta.
Poi l’immancabile mollica di pane, tostata, che sui primi
di pesce a me piace assai.
E’ una ricetta in
purezza, nel senso che oltre al pesce, se si fa eccezione della mollica di
pane, non c’è altro, né erbette varie, né vino.
Per quanto riguarda la pasta, nel caso non vi piacciano
gli spaghetti, vi consiglio comunque formati lunghi e, giusto per la cronaca,
questa volta ho usato la pasta di Setaro,
uno dei pastifici storici di Torre Annunziata, una pasta costosetta ma di
qualità eccelsa.
Ingredienti (per 6 persone)
- Mezzo chilo di spaghetti
- Una decina di teste di gamberoni
- Tre o quattro piccoli polpi (circa otto etti di peso complessivo)
- Un paio di cucchiai di bottarga di muggine
- Sei cucchiai di mollica di pane
- Olio extra-vergine di oliva
- Sale e pepe
Per la bottarga, premetto che, per questa ricetta, è da
preferire quella macinata, dato che il suo ruolo è quello di profumare l’olio,
accentuando, appunto, il sapore del mare, piuttosto che essere distinguibile,
alla vista e al morso. Se usate quella in sacca, quindi, grattugiatela molto
finemente, in modo da ottenere lo stesso risultato.
Bene, smarcata la premessa sulla bottarga, partite con i
polpi, prendendo una casseruola, mettendoci quattro o cinque cucchiai di olio
extra-vergine e portandola sul fuoco.
A me, con il pesce, non piace aggiungere altro, né aglio
né peperoncino. Voi naturalmente siete liberi di fare diversamente, per cui se
volete aggiungete anche questi ingredienti.
Quando l’olio è caldo, togliete, se li avete aggiunti,
l’aglio e il peperoncino, ed unite i polpi, salandoli leggermente, poi
abbassate la fiamma al minimo, meglio ancora se usate anche una retina spargi
fiamma, coprite con il coperchio e fate cuocere per circa un’oretta, dato che i
polpi, alla fine, dovranno risultare molto morbidi.
Tanto che il polpo si cuoce, prendete le teste dei
gamberoni, mettetele in un pentolino, con un paio di cucchiai di olio
extra-vergine e mezzo bicchiere abbondante di acqua.
Portate sul fuoco, anche in questo caso con fiamma al
minimo e coperchio, e fate cuocere per una ventina di minuti, in modo che le
teste possano rilasciare tutti i loro aromi e profumi.
Spegnete e filtrate il tutto usando un colino a rete
fitta, in modo da distillare solamente il fondo di cottura, lasciando teste ed
altri rimasugli nel pentolino e raccogliendo il succo in un bicchiere.
Tornate ai polpi e, quando sono cotti e ben morbidi,
togliete il coperchio e, se serve, fate andare ancora un poco, in modo da
ridurre il loro fondo di cottura, che dovrà essere ben denso.
Fate intiepidire i polpi, poi spostateli sul tagliere e,
usando un coltello grande e ben affilato, tagliatelo in pezzi piccolissimi,
quasi a ricordare un ragù di carne, poi rimettete il tutto nella casseruola
dove li avete cotti, in modo che i polpi possano riunirsi con il loro fondo di
cottura.
Prendete ora una padella molto ampia, che userete anche
per mantecare la pasta, metteteci cinque o sei cucchiai d’olio extra-vergine,
la bottarga e portatela sul fuoco, facendo scaldare l’olio e lasciando sfrigolare
la bottarga per non più di un minuto, poi spegnete e mettete da parte.
Prendete poi la mollica di pane, possibilmente usando del
pane raffermo, in modo che la mollica sia piuttosto secca, e mettetela nel
mixer ad alta velocità (quello che si usa per macinare il caffè e la frutta
secca) o, se non l’avete, potete usare il mixer tradizionale o il frullatore.
Fate andare alla massima velocità, in modo da ridurre la
mollica in piccole briciole, poi travasate la mollica in un pentolino
anti-aderente, di dimensione tale che la mollica possa formare un strato
sottile, senza essere troppo ammassata.
Unite alla mollica una generosissima macinata di pepe
nero.
Portate la padella sul fuoco, a fiamma media, e fate
andare, girando quasi in continuazione, fino a quando la mollica comincerà a
scurirsi leggermente, poi spegnete e travasate rapidamente la mollica in una
ciotolina.
Non lasciate la mollica nella padella, altrimenti, per
effetto del calore residuo, continuerà scurirsi, soprattutto quella a contatto
con il fondo.
Mettete in una ampia pentola l'acqua per la pasta - se vi
va, ripassate prima la teoria - salatela, portatela sul fuoco e, quando bolle, buttate gli
spaghetti, facendoli cuocere, ma mantenendoli al dente.
Tanto che la pasta cuoce, unite il fondo ricavato dalle
teste di gamberoni e il polpo, con tutto il suo sughetto, nella padella con la
bottarga e date giusto una mescolata per armonizzare il tutto.
Quando mancano pochi minuti alla fine della cottura,
prendete una tazza e prelevate un po' dell'acqua, ricca di amido, che vi potrebbe
servire per la mantecatura finale.
Quando la pasta è cotta, scolatela, lasciandola umida, e
travasatela nella padella dove l’aspetta il condimento.
Riportate la padella sul fuoco, alzate la fiamma al
massimo, e mescolate in modo da procedere con la mantecatura, aggiungendo, se
il tutto vi sembrasse troppo asciutto, l'acqua di cottura messa da parte.
Fate in modo che la pasta risulti cremosa, interrompendo
la mantecatura quando vedete che il fondo comincia, per effetto della completa evaporazione
dell’acqua residua, a ridursi troppo.
Impiattate, distribuendo la mollica di pane sopra ad ogni
porzione, come se fosse del parmigiano, ma senza girare, in modo che la mollica
sia bene visibile e, soprattutto, non si ammolli, cosa che succederebbe se
fosse incorporata con troppo anticipo alla pasta.
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