Oggi parliamo di carciofi e, nello specifico, della mammola romana, varietà d'obbligo per la
preparazione dei carciofi alla giudìa.
I carciofi alla giudìa,
per i non romani e per chi, comunque, non li conoscesse, sono un piatto della
tradizione ebraica, forse il più famoso. Sono, di fatto, dei carciofi in purezza (pensavate di esservi
liberati di questo termine ? Errore), visto che prevedono la cottura in olio
bollente, una doppia cottura, con la sola aggiunta di sale e pepe.
L'altra cosa che li caratterizza, e che impone l'uso
della mammola, è la loro forma, che
assomiglia ad un fiore aperto, i cui petali sono, appunto, le foglie del
carciofo, forma che non sarebbe ottenibile con una differente varietà di
carciofo. La mammola, lo ricordo è un
carciofo di forma sferica, con moltissime foglie, più tenere di quelle di altri
tipi di carciofo.
I carciofi alla giudìa
sono buonissimi, ma come sapete questo Blog è anche luogo di sperimentazione,
per cui mi sono lanciato in una delle mie contaminazioni,
servendo il carciofo alla giudìa con
una crema al pecorino romano e mentuccia, creando una sorta di connessione tra
la preparazione ebraica e quella romana, che prevede appunto i carciofi cotti
con la mentuccia. Il pecorino romano, infine, chiude il cerchio della
tradizione.
Ingredienti (per 6 persone)
- Sei carciofi romaneschi (mammole)
- 100 ml di panna fresca
- 20 grammi di pecorino romano grattugiato
- Una ventine di foglie di mentuccia (detta anche menta romana)
- Olio per friggere (oliva o arachide)
- Sale e pepe
Premetto subito che la preparazione dei carciofi alla giudìa segue un disciplinare piuttosto
rigoroso, per cui qui niente di nuovo e mi limiterò quindi a riportare il modo
in cui io li preparo.
Altro elemento fondamentale e la corretta pulizia dei
carciofi, che suggerisco di farvi da voi, visto che quelli che trovate già
puliti sono spesso pensati per altre preparazioni.
Quindi, seguite rigorosamente la teoria e ammirerete un carciofo pulito a regola d'arte e
pronto per essere immolato alla tradizione. Tenete presente, che per servirli
come in foto, dovrete comunque eliminare il gambo, decisione traumatica, ma necessaria.
Se non li volete cuocere subito, mettete i carciofi
puliti in una bacinella piena d'acqua, leggermente acidulata con il succo di
mezzo limone (mettete nella bacinella anche il mezzo limone spremuto).
Prendete una padella per friggere - personalmente
consiglio l'uso di un wok o di una
padella con il fondo convesso - metteteci abbondante olio per friggere e
portatela sul fuoco.
Piccola nota a margine: qualche volta si legge di mettere
una quantità d'olio tale che i carciofi ne siano completamente immersi. Questa
indicazione è quantomeno fuorviante, dato che i carciofi galleggiano nell'olio
e, quindi, non ne saranno mai sommersi. Usate abbondante olio, quindi, per
ridurre il calo di temperatura nel momento in cui unirete i carciofi e per
poterli cuocere da entrambi i lati senza che questi tocchino il fondo della
padella.
Bene, dopo la fastidiosa lezioncina, e tanto che l'olio
si scalda - dovrà raggiungere una temperatura di circa 150° - scolate i
carciofi ed asciugateli per benino, facendo uscire l'acqua che si sarà
insinuata tra le foglie (ovviamente, se non avete messo i carciofi a bagno,
saltate allegramente questo passo).
Quando l'olio è a temperatura, unite i carciofi -
valutate quanti cuocerne insieme in base alla dimensione della padella - e
fateli cuocere, girandoli a metà cottura, per circa una decina di minuti, e
comunque fino a quando i carciofi si saranno inteneriti - verificate con una
forchetta infilandola alla base del fiore - ma non saranno diventati troppo
morbidi, altrimenti le foglie rischierebbero di staccarsi.
Le foglie, a fine cottura, dovranno aver assunto un bella
doratura, ma non ancora quella definitiva, che sarà invece raggiunta con la
seconda fase della cottura.
Mettete i carciofi su un piatto, dove avrete messo
qualche foglio di carta da cucina o per frittura, con le foglie rivolte verso
il basso, in modo che l'olio in eccesso possa uscir fuori.
Dopo un paio di minuti girateli, in modo che il fiore sia rivolto verso l'alto, salateli
e pepateli e lasciateli ancora una decina di minuti ad insaporirsi.
Tanto che il carciofi sono lì, a riposarsi, preparate la
crema di pecorino e mentuccia, mettendo la panna in un pentolino e portandola
sul fuoco, a fiamma bassa.
Quando la panna è calda, unite il pecorino romano
grattugiato e la mentuccia, che avrete prima tritato piuttosto finemente con il
coltello.
Usando una piccola frusta, amalgamate il tutto, in modo
che il pecorino si sciolga, poi portate la panna a bollore leggero, che
manterrete per un paio di minuti, poi spegnete e fate intiepidire la crema,
girando ogni tanto per rompere la pellicola che si formerà in superficie.
Bene, siete pronti per la seconda parte della cottura,
per la quale riporterete la padella con l'olio sul fuoco, questa volta
scaldandolo fino a 170°.
Quando l'olio è alla giusta temperatura, prendete i
carciofi e, su ciascuno, usando le dita della mano, come se doveste schizzare
qualcuno, fate cadere qualche goccia d'acqua fredda sulle sue foglie, poi
immergetelo rapidamente nell'olio bollente.
Fate friggere i carciofi giusto per un paio di minuti e
solo dal lato delle foglie, in modo che queste raggiungano la doratura
perfetta, per la quale vale solamente il vostro colpo d'occhio.
Scolate i carciofi dal loro olio, metteteli nuovamente su
un piatto con la solita carta assorbente, giusto il tempo di eliminare l'olio
in eccesso, poi impiattateli, distribuendo sopra di essi, sulle foglie, un po'
della crema di pecorino e mentuccia, senza eccedere, dato che il suo ruolo è
solo quello di completare il piatto e non di ricoprirne il sapore.
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