Parmigiana o tortino ? Parmigiana o tortino ?.... alla
fine ho scelto la prima, senza un vero e proprio motivo. Il richiamo alla
parmigiana è nell’uso della mozzarella e nella composizione a strati. Tutto
qui, quindi, in fondo, un legame debole.
Comunque, si tratta di un piatto a base di patate - ho
usato quelle rosse, che a me piacciono assai - alle quali ho abbinato il palamita, detto anche
tonnetto, non facile a trovarsi, economico e, soprattutto, valida alternativa
all’abuso di tonno che oramai viene fatto, la mozzarella e la mollica di pane,
tostata in padella con aglio, pepe e finocchietto.
Se non trovate il palamita, potete usare il tonno, lo
sgombro e, in generale, qualsiasi pesce della famiglia delle Scombridae.
Come accompagnamento, poi, una salsa fatta con panna
fresca e bottarga, nella sua versione grattugiata.
Vi anticipo che, per una buona riuscita, sarà
fondamentale l’uso di una mandolina, che vi consenta di tagliare le patate in
fette sottilissime, quasi trasparenti, spessore necessario per poterle cuocere
in un tempo ridotto, a sua volta necessario per la presenza del pesce, che non
ama cotture prolungate.
Per quanto riguarda le quantità, infine, io ho usato una
teglia rettangolare di circa 20x15 cm, sufficiente per sei/otto porzioni.
Ingredienti (vedi sopra)
Per la parmigiana
- Un palamita da circa un chilo e mezzo
- Un chilo di patate a pasta gialla
- Una mozzarella di latte vaccino di circa quattro etti
- Qualche rametto di finocchietto (prezzemolo in alternativa)
- Dieci cucchiai di mollica di pane (vedi dopo)
- Uno spicchio d’aglio
- Olio extravergine d’oliva
- Burro (per ungere la teglia)
- Sale e pepe
Per la salsa alla bottarga
- 250 ml di panna fresca
- Due cucchiaini di bottarga grattugiata (vedi dopo)
- Sale
- Pepe bianco
Partite con lo sfilettare il palamita - se siete bravi e
convincenti, potete sperare nella misericordia del pescivendolo e farvelo
sfilettare da lui - operazione per la quale ci vuole un po' di pratica e di
pazienza.
Usate un coltello piuttosto piccolo, con la lama
flessibile e ben affilata, poi prendete il palamita e tagliategli via la testa,
in modo che il corpo poggi meglio sul tagliere.
Partendo dalla coda, incidete trasversalmente il pesce,
fino ad arrivare alla lisca centrale, poi ruotate il coltello, in modo che la
parte piatta della lama rimanga ben a contatto con la lisca, tagliate per tutta
la lunghezza, fino ad uscire dalla parte della testa.
Girate il pesce e ripetete per l'altro lato. Tutto
sommato più facile a farsi che a dirsi.
Usando poi un paio di pinzette (ci sono quelle specifiche
per il pesce), rimuovete le lische residue, che si trovano nella parte centrale
dei filetti e poi, sempre usando un coltello affilato, rifilateli, rimuovendo
la parte di pelle sui bordi che, normalmente, è più spessa e meno gradevole,
sia alla vista che al gusto.
Rimuovete infine la parte più scura della polpa, quella
vicino alle interiora, che ha un sapore piuttosto forte e amaro.
Mettete ora i due filetti su un tagliere, con la pelle
rivolta verso il basso e usando sempre il coltello affilato, cominciate a
ricavare le singole fette, partendo vicino alla coda e muovendovi gradualmente
verso la testa, man mano che procedete con le fettine.
Dovete far lavorare la lama del coltello, senza forzare
troppo, cosa che causerebbe la rottura delle carni del pesce, senza comunque
curarvi troppo della loro forma, dato che non dovrete preparare un carpaccio,
con il pesce a vista.
Mettete il palamita da parte e dedicatevi alla mollica di
pane, meglio se ricavata dal pane raffermo del giorno prima, che metterete nel
mixer, facendolo andare alla massima velocità in modo da ridurla in briciole.
In alternativa, potete anche usare il normale
pangrattato, meglio però se riuscite a prenderlo in un forno artigianale, dove
normalmente si trova più fresco e ricavato dal pane invenduto il giorno prima.
Mettete la mollica in un pentolino anti-aderente, di
dimensione tale che il pane possa formare un strato sottile, senza essere
troppo ammassato.
Unite una più che generosa macinata di pepe nero, lo
spicchio d'aglio, sbucciato e tritato molto finemente e le punte del
finocchietto, anch’esse sommariamente tritate. Unite anche i gambi del
finocchietto, lasciandoli interi, in modo da toglierli successivamente, ma
dandogli comunque la possibilità di trasferire il loro profumo al pane.
Portate la padella sul fuoco, a fiamma media, e fate
andare, girando quasi in continuazione, fino a quando il pane comincerà a
scurirsi leggermente, quindi spegnete e travasate rapidamente la mollica in una
ciotolina.
Non lasciate il pane nella padella, altrimenti, per
effetto del calore residuo, continuerà scurirsi, soprattutto quella a contatto con
il fondo.
Mettete anche la mollica da parte, in modo che possa
freddarsi, quindi tagliate la mozzarella a fettine sottili, mettendole poi in
attesa su un tagliere inclinato, in modo che parte del suo siero possa essere
eliminato.
Infine le patate, che sbuccerete e taglierete in fette sottilissime,
meno di un millimetro di spessore, cosa
per la quale, come già detto, vi servirà una mandolina di buona qualità e con
lo spessore di taglio regolabile.
Non lavate le patate, come normalmente si fa, dato che
per questa preparazione il loro amido sarà utile per dare compattezza e
uniformità alla parmigiana.
Bene, tutti gli ingredienti sono pronti e potete
procedere con la composizione della parmigiana, cosa che farete prendendo la
teglia anti-aderente che avete scelto e imburrandola per benino.
Fate sul fondo della teglia uno strato di patate, avendo
cura che queste coprano per bene il fondo dello stampo, con un minimo di
sovrapposizione tra le singole fette.
Salate le patate e distribuite quindi il palamita, senza
fare uno strato compatto, ma disponendo le fettine in modo regolare, in modo
che non rimangano zone sguarnite.
Come regola generale, per evitare di rimanere senza uno
degli ingredienti, pianificate in anticipo il numero di strati da fare e poi suddividete
tutti gli ingredienti in un numero di gruppi pari a tale numero.
Dopo il pesce, che salerete leggermente, mettete la
mozzarella, seguendo lo stesso approccio seguito per il pesce, quindi
distribuzione regolare ma non compatta, poi la mollica di pane, distribuita a
pioggia, sempre in modo regolare.
Fate un leggero giro d’olio extravergine e poi ripetete
l’intera sequenza, dalle patate alla mollica, fino ad arrivare quasi al bordo
della teglia o fino a quando non esaurirete uno degli ingredienti.
Abbiate in ogni caso cura nel terminare con uno strato di
patate, compatto, che salerete e sul quale distribuirete ancora la mollica di
pane, in questo caso in quantità maggiore di quella usata per gli strati
interni.
Un ultimo giro d’olio extravergine, poi infornate a 180°
per circa trenta minuti, quindi altri cinque minuti sotto al grill, a 200°, in
modo da far ulteriormente dorare la mollica di pane.
Tanto che la parmigiana è in forno, dedicatevi alla salsa
alla bottarga, mettendo la panna in un pentolino, insieme alla bottarga - al di
là della quantità indicata, regolatevi anche in base al vostro gusto - poi date
una leggera macinata di pepe bianco e salate leggermente, ricordando che la
bottarga ha già una sua sapidità naturale.
Portate il pentolino sul fuoco, a fiamma bassissima,
facendo raggiungere un bollore molto leggero, che farete proseguire fino a
quando la salsa non si sarà ridotta di circa un terzo, quindi spegnete e fate
intiepidire.
Tornate alla parmigiana e, quando è cotta, toglietela dal
forno e fatela riposare una decina di minuti prima di tagliarla nelle singole
porzioni.
Nel caso la voleste preparare in anticipo, riscaldatela
in forno, a circa 80°, per una decina di minuti, prima di servirla e, se
dovesse servire, mettete nel forno anche la salsa alla bottarga, in modo da
scaldare anch’essa.
Bene, non resta che impiattare, mettendo prima un poco di
salsa in ciascun piatto e poi disponendo la parmigiana.
Guarnite come preferite e poi portare in tavola.
Abbinamento consigliato dall’Enoteca Colordivino: per questa parmigiana (o tortino) ho pensato ad un vino rosato, proveniente dalle colline lucchesi e piacevolmente fresco ed equilibrato, a base di uve Sangiovese, Canaiolo e Syrah, vinificate in bianco: il Rosato della Tenuta del Buonamico.
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