Questa ricetta
partecipa al concorso "Me lo mangio con gli occhi", organizzato da l'Italia dei Vini, pagina della Casa Vinicola Caldirola.
Un piatto non certo per palati e stomaci delicati, vista
la presenza di ingredienti dal sapore molto deciso e presente, che ho deciso di
servire come aperitivo, in attesa di sedersi a tavola, se non altro come valida
alternativa alle sole e nefaste noccioline e pistacchietti.
Come ingrediente principale, l'aringa affumicata, qualcosa
che compro ogni tanto, tengo nel frigo per mesi, fino alla sua scadenza, e poi
regolarmente butto. Il tutto alla faccia della lotta allo spreco. Non ne sono
fiero, ma accade.
Poi il tuorlo d'uovo sodo, le cipolle rosse caramellate,
leggermente in agrodolce e, per finire, una salsa di rafano al miele, che ho
fatto io grazie alla fortuna di aver trovato una radice di rafano - prima volta
in vita mia - sui banchi della verdura. Nel caso, probabile, non aveste una
tale fortuna, potete usare una salsa di rafano già pronta - prendetene una che
non contenga panna - e poi arricchirla con il miele.
Ad accompagnare i crostini, quasi più come guarnizione
che altro, una bagna cauda gentile,
dove aglio e acciughe sono cotte nella panna fresca, in modo da stemperarne e
ingentilirne il sapore.
Per il pane, infine, la mia ricetta, dove ho utilizzato una classica farina 00, macinata a pietra,
del Mulino Marino, con la
quale ho preparato degli sfilatini, in modo che poi le singole fette avessero
la dimensione giusta per i crostini.
Ingredienti (per 8 crostini)
Per i crostini
- Un aringa affumicata
- Due uova
- Otto fette di pane casareccio (o di baguette)
- Olio extravergine
- Latte fresco
Per le cipolle caramellate
- Mezza cipolla rossa
- Un cucchiaio di zucchero di canna
- Due cucchiai di aceto di mele
- Due cucchiai d'acqua
- Una foglia di alloro
- Sale
Per il rafano
- Venti grammi di radice di rafano grattugiata
- Quattro cucchiaini di aceto di mele
- Due cucchiaini di olio extravergine
- Un cucchiaino di mollica di pane
- Un cucchiaino di miele di castagno (o altro miele dal sapore deciso)
Per la bagna cauda
gentile
- Quattro filetti di acciughe sott'olio
- Otto cucchiai di panna fresca
- Una terzo di spicchio d'aglio
- Pepe bianco
Per prima cosa dedicatevi all'aringa, che se avete preso
intera, dovrete prima pulire, eliminandone pelle e lische, operazione peraltro
piuttosto noiosa, visto che le lische sono molte e sottilissime.
In alternativa, naturalmente, potrete prenderla già
pulita e sfilettata, anche se in genere presa in questo modo, l'aringa ha un
sapore più forte.
Quale che sia stata la vostra scelta, tagliate la polpa
dell'aringa in pezzi irregolari, più lunghi che larghi, raccogliendoli in una
ciotolina e coprendoli a filo con il latte, in modo da ingentilirne il sapore.
Tenete presente che l'aringa dovrà riposare nel latte per
almeno un paio d'ore, per cui muovetevi
per tempo.
Messa da parte l'aringa e se avete trovato la radice di
rafano, procedete con la preparazione della salsa, in modo da dargli tempo di
riposarsi e armonizzare i propri sapori.
Eliminate la parte esterna della radice di rafano - la
buccia, per capirci - e grattugiatela usando una grattugia adatta, come ad
esempio quelle della Microplane, che non dovrebbero mancare mai in cucina.
Se non avete mai usato la radice del rafano, resterete
sorpresi nell'accorgervi - o meglio, se ne accorgerà il vostro naso - di quanto
sia pungente, non solo il suo sapore, ma anche ciò che da essa si sprigiona
mentre la state grattugiando.
Pesate la radice e raccoglietela in una ciotolina,
aggiungendo poi l'aceto, l'olio, la mollica di pane, che avrete prima ridotto
in briciole piccolissime usando il mixer, e il miele.
Amalgamate con cura, usando i rebbi di una forchetta,
fino a che la salsa sarà diventata omogenea, poi assaggiatene una puntina, per
valutare l'equilibrio dei sapori, soprattutto quello tra aceto e miele e, nel
caso, regolate di conseguenza.
Ovviamente, se invece avete deciso di usare una salsa di
rafano già pronta, tutto quello scritto sopra non vi serve, potendo
semplicemente aggiungere un cucchiaino di miele a quattro cucchiaini di salsa,
che avrete prima messo in una ciotolina.
Mettete la salsa da parte e dedicatevi alla mezza cipolla,
che pulirete togliendone lo strato superficiale e poi taglierete a fettine
sottili, separandole poi nei singoli anellini che le compongono.
Prendete un padellino, meglio se anti-aderente, metteteci
l'aceto, l’acqua e lo zucchero, poi portatelo sul fuoco, a fiamma media e senza
coperchio, e non appena lo zucchero si sarà sciolto, unite le cipolle, che
salerete leggermente, e la foglia di allora, poi abbassate la fiamma al minimo,
coprite con il coperchio e fate cuocere per circa quindici minuti, controllando
con una certa regolarità che il fondo non si asciughi troppo.
Tanto che la cipolla si cuoce, prendete un pentolino,
riempitelo di acqua fredda e immergeteci le uova, in modo che queste siano ben
ricoperte dall'acqua, poi portate il pentolino sul fuoco, con la fiamma bassa
e, da quando l'acqua raggiunge il bollore, contate otto minuti, quindi
spegnete, togliete le uova dall'acqua bollente e fatele freddare, nel caso
immergendole in un altro recipiente dove avrete messo acqua a temperatura
ambiente.
Tornate alle cipolle e, trascorsi i quindici minuti,
togliete il coperchio, alzate leggermente la fiamma, e proseguite fino a quando
non otterrete un fondo di cottura denso, quasi fosse uno sciroppo.
Spegnete e fate freddare.
Dedicatevi poi alla bagna
cauda gentile, tritando grossolanamente i filetti di acciuga e l'aglio,
mettendoli poi in un pentolino, insieme alla panna fresca.
Portate sul fuoco, a fiamma minima, e fate scaldare fino
a raggiungere un bollore leggerissimo, appena percepibile, che dovrà proseguire
per circa quindici minuti, in modo che la panna possa prendere i profumi e i
sapori degli altri ingredienti e, al tempo stesso, addensarsi.
Quando la bagna
cauda è pronta, spegnete la fiamma e poi, usando il Minipimer o il
frullatore tradizionale, frullate rapidamente il tutto, in modo da ottenere un
composto fluido e cremoso.
Fate intiepidire la bagna
cauda e, nel frattempo, tagliate le fette di pane casareccio, facendolo non
troppo sottili e ungendole leggermente, su di un solo lato, con un velo di olio
extravergine.
Sgusciate anche le uova, prendendone solo i tuorli, che
sbriciolerete con le mani in modo da ridurli in una sorta di composto
granuloso.
Per ultimo, ritornate all'aringa, toglietela dal latte e
lavatela per benino sotto l'acqua corrente, poi asciugatela con cura con
qualche foglio di carta da cucina.
Bene, ci siamo e potete procedere con la composizione dei
singoli crostini.
Prendete le fette di pane, con il lato unto disposto
verso l'alto, e metteteci per prima cosa un poco del tuorlo sbriciolato, poi
disponete su ciascun crostino la cipolla, prendendone singolarmente gli
anellini in modo da non ammassarla.
Sopra la cipolla un paio di pezzi di filetto di aringa,
sui quali metterete poi una punta di cucchiaino di salsa di rafano, senza
esagerare nella quantità dato il suo sapore forte e pungente, che non dovrà
coprire quello degli altri ingredienti.
Prendete infine il piatto dove servirete i crostini e decoratelo con la bagna cauda gentile, disponendo poi i crostini in modo che - ma qui
lascio a voi la scelta - poggino su di essa, solo per una parte o
completamente, oppure ne siano separati, in modo che ciascun commensale abbia
la libertà di usarla, ad esempio passandoci la base del crostino prima di
addentarlo.
Guarnite come più vi piace, quindi servite ai vostri
ospiti.
Nessun commento:
Posta un commento