Ricetta veloce, quasi da preparazione last minute, con solo la pazienza per
sfilettare la triglia, che essendo piuttosto piccola rende l'operazione non
troppo agevole.
La triglia è di scoglio - riconoscibile dalle strisce
gialle sul corpo e più saporita rispetto alla triglia di sabbia - mentre il
carciofo, data la stagione, non poteva che essere quello romanesco, detto anche
“cimarolo” o “mammola”, proveniente dalla coltivazioni di Cerveteri, una delle
zone più rinomate.
Poi le mandorle, spezzettate grossolanamente, a creare un
minimo di contrasto nella consistenza, e un condimento essenziale, a base di
emulsione di olio extravergine e limone, con poi qualche fiocco di sale,
aggiunto direttamente all’interno degli strati.
Ingredienti (per 4 persone)
- Quattro piccole triglie di scoglio
- Due carciofi romaneschi
- Un cucchiaio di mandorle pelate
- Mezzo limone
- Olio extravergine di oliva
- Fiocchi di sale (vedi dopo)
Partite con lo sfilettare le triglie - se siete bravi e
convincenti, potete sperare nella misericordia del pescivendolo e farvele
sfilettare da lui - operazione per la quale ci vuole un po' di pratica e di
pazienza, dato che sfilettare il pesce, se non l'avete mai fatto, non è proprio
semplicissimo.
Usate un coltello piuttosto piccolo, con la lama
flessibile e ben affilata, poi prendete le triglie e tagliategli via le teste,
in modo che il corpo poggi meglio sul tagliere.
Partendo dalla coda, incidete la polpa e,tenendo la lama
del coltello a contatto con la lisca centrale, tagliate per tutta la lunghezza,
mantenendo sempre il coltello ben a contatto con la lisca, fino ad uscire dalla
parte della testa.
Girate il pesce e ripetete per l'altro lato. Tutto
sommato più facile a farsi che a dirsi.
Usando un paio di pinzette (ci sono quelle specifiche per
il pesce), rimuovete le lische residue, che si trovano nella parte centrale dei
filetti e poi, sempre usando un coltello affilato, rifilate i filetti,
rimuovendo la parte di pelle sui bordi che, normalmente, è più spessa e meno
gradevole, sia alla vista che al gusto.
Rimuovete infine la parte più scura della polpa, quella
vicino alle interiora, che ha un sapore piuttosto forte e amaro.
Mettete ora i filetti su un tagliere, con la pelle
rivolta verso il basso e usando sempre il coltello affilato, cominciate a
ricavare le singole fettine per il carpaccio, partendo vicino alla coda e
muovendovi gradualmente verso la testa, man mano che procedete con le fettine.
Dovete far lavorare la lama del coltello, senza forzare
troppo, cosa che causerebbe la rottura delle sottili fettine di pesce.
Mettete le triglie da parte, quindi prendete le mandorle,
mettetele sul tagliere e, usando un coltello a lama grande, tagliatele
grossolanamente e irregolarmente.
Preparate anche l’emulsione, nella misura di quattro
parti di olio extravergine e una di limone.
Per ultimo i carciofi, in modo che non abbiano il tempo
di annerirsi, che pulirete secondo la liturgia, eliminando qualche foglia in più rispetto
alla procedura usuale, visto che li consumerete crudi, e poi taglierete a
fettine sottilissime, poggiando i carciofi in verticale, con il gambo in alto,
e ricavando le fettine partendo dal loro esterno, fermandovi quando cominciate
a intravedere la barba interna.
Prendete i piatti che avete scelto e, aiutandovi con uno
stampo circolare, create gli strati, partendo e terminando con uno di carciofi,
che alternerete con quelli di triglia, ricordandovi di aggiungere, ad ogni
strato, un poco di mandorle e di fiocchi di sale.
Riprendete l’emulsione, mescolatela nuovamente per benino
- nell’attesa è molto probabile che olio e limone si siano nuovamente separati
- e, aiutandovi con un cucchiaino,
distribuitela su ciascun carpaccio, considerando orientativamente due o tre cucchiaini
per ogni porzione.
Aspettate circa cinque minuti, in modo che l’emulsione
possa lentamente insinuarsi tra gli strati, poi guarnite e portate in tavola.
Abbinamento consigliato dall’Enoteca Colordivino: la presenza del carciofo complica un pochino la scelta del vino da abbinare; in questi casi me la cavo con una bollicina di qualità, che sgrassa e rinfresca, lasciando una piacevolissima sensazione in bocca, come è il caso del “Cuvée Prestige Rosé” di Ca’ del Bosco.
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