Con questa ricetta partecipo al contest “Palamita
ad arte”, organizzato da “Un
mare di gusto” e da “Poverimabelliebuoni”
Che ci volete fare, è così che va il mondo...
Comunque, tornando a bomba, si tratta di un piatto
costruito intorno al Palamita,
che ricordo appartiene alla famiglia delle Scombridae, cotto in olio
aromatizzato, alla temperatura di circa 65° (non ho fatto la cottura
sottovuoto, usando la mia attrezzatura, ma ho operato direttamente sul fornello, per cui la
temperatura ha inevitabilmente oscillato intorno al valore desiderato).
Per quanto riguarda l'aromatizzazione dell'olio,
lasciatevi anche guidare da quello che avete in casa, preferendo possibilmente
erbe fresche. Io, in particolare, ho usato alloro, erba cedrina - se non
l'avete, sostituitela con un pezzo di scora di limone - maggiorana, origano,
aglio e grani di pepe.
A fare compagnia al pesce, i pomodorini Torpedino
appassiti in forno; dei cipollotti freschi in agrodolce; una finta maionese di
fiori di zucchina e, per finire, una sorta di cialda morbida, fatta pressando
la mollica di pane, che ho frullato insieme alle olive nere, ai capperi e a un
filo d'olio extravergine.
In definitiva, quindi, un piatto non complesso, ma dalla
preparazione articolata e non proprio rapidissima e che, ve lo dico subito,
richiederà necessariamente l'uso di un termometro da cucina di precisione, in
modo da controllare continuamente la temperatura dell'olio.
Concludo dicendovi che, se non trovate il palamita,
potete usare il più classico tonno o, in generale, qualsiasi pesce appartenente
alla stessa famiglia.
Ingredienti (per 4 persone)
Per il palamita
- Tre etti di polpa di palamita (vedi dopo)
- Olio extravergine di oliva o olio di oliva (vedi dopo)
- Una foglio di alloro
- Un rametto di maggiorana fresca
- Un rametto di origano fresco
- Un cucchiaio di grani di pepe nero
- Tre foglie di erba cedrina
- Due spicchi d'aglio
- Sale marino o fiocchi di sale
Per la compressione di pane
- Un etto e mezzo di mollica di pane
- Dieci olive nere
- Dieci capperi sotto sale
- Un cucchiaio di olio extravergine d'oliva
Per i cipollotti in agrodolce
- Dodici cipollotti freschi, possibilmente sottili
- Quattro cucchiai di aceto di mele o di vino bianco
- Otto cucchiai di acqua
- Due cucchiai di zucchero di canna
- Sale
Per la finta maionese
- Quindici fiori di zucchina o di zucca
- Olio extravergine di oliva
- Ghiaccio (vedi dopo)
- Sale grosso
Per i pomodorini
- Dodici pomodorini Torpedino
- Un pizzico di zucchero semolato
- Sale
Partite con i pomodorini, la cui preparazione richiederà
circa un paio d'ore, dato che i Torpedino sono più coriacei rispetto ad esempio ai Datterino, disponendo i pomodorini
interi su una teglia sulla quale avrete messo un foglio di carta da forno.
Distribuite sopra ai pomodorini, facendoli cadere a
pioggia, un poco di sale e di zucchero semolato, quindi accendete il forno,
impostate la temperatura a 90° e infornateli, lasciandoli appassire per un paio
d'ore e, comunque, fino a quando non vedrete che il loro esterno non si sarà
piuttosto raggrinzito, segno che
buona parte della loro acqua sarà oramai evaporata.
Tenete presente che, a causa della bassa temperatura e
della lenta evaporazione dell'acqua, sale e zucchero li ritroverete a fine
cottura, dato che la modalità di cottura
non permetterà il loro scioglimento. Questo non è un particolare problema, anzi
se volete donerà una nota cromatica al tutto, un po' come lo zucchero a velo
messo sopra ai dolci.
Mentre i pomodorini si crogiolano nel forno, dedicatevi
alla cottura del Palamita, che richiederà pazienza e attenzione.
Per prima cosa prendete una casseruola, possibilmente con
le pareti molto spesse, in modo da avere una elevata inerzia termica, che
aiuterà a mantenere stabile al temperatura - per la cronaca, io ho usato una Agnelli
della serie "radiante", con spessore di 5 mm - di dimensioni tale
da consentire al pesce di formare un solo strato sul suo fondo.
Versate nella casseruola una quantità di olio tale da
poter coprire completamente il pesce, quando lo metterete, garantendo che
questo ne sia immerso per almeno un centimetro.
Visto che non è facile indovinare la giusta quantità,
potete fare un prova con dell'acqua, mettendo il pesce nella casseruola,
coprendolo con acqua e misurando poi la quantità di quest'ultima, asciugando
poi ovviamente per bene il pesce.
Aggiungete nell'olio tutti gli aromi che avete scelto,
sbucciando l'aglio e lasciando interi tutti i rametti, quindi portate la
casseruola sul fuoco, con la fiamma al minimo e, possibilmente, usando anche
una retina spargi fiamma.
Sistemate il termometro in modo che possa misurare la
temperatura in modo continuo (la foto sotto mostra come ho fatto io - il
termometro è appeso con la sua
cordicella ad una delle classiche calamite che si attaccano sulla cappa, in
modo tale che la punta della sonda sia a circa metà dell'altezza dell'olio) e
fate scaldare l'olio fino a circa 90°, in modo che il calore possa al meglio estrarre i profumi dagli aromi.
Tanto che l'olio si scalda, sfilettate il pesce - la
struttura del Palamita è tale da rendere tale operazione, tutto sommato,
semplice - cosa che farete usando un coltello con la lama flessibile e ben
affilata, possibilmente specifico per lo sfilettamento.
Partendo dalla coda, incidete trasversalmente il pesce,
fino ad arrivare alla lisca centrale, poi ruotate il coltello, in modo che la
parte piatta della lama rimanga ben a contatto con la lisca, tagliate per tutta
la lunghezza, fino ad uscire dalla parte della testa. Girate il pesce e ripetete
per l'altro lato, tutto sommato più facile a farsi che a dirsi.
Altro modo, più di precisione, è quello di usare un
coltellino molto affilato e incidere il pesce nella sua parte superiore,
tenendo la lama a contatto con la lisca centrale e procedere con piccoli tagli
verso l’interno del pesce, fino a separare i filetti. Per capire meglio, potete
guardarvi questo video
di Coquis - Ateneo Italiano della Cucina.
Usando poi un paio di pinzette (ci sono quelle specifiche
per il pesce), rimuovete le lische residue, che si trovano nella parte centrale
dei filetti e poi, sempre usando un coltello affilato, rifilateli, rimuovendo
la parte di pelle sui bordi che, normalmente, è più spessa e meno gradevole,
sia alla vista che al gusto.
Rimuovete infine la parte più scura della polpa, quella
vicino alle interiora, che ha un sapore piuttosto forte e amaro.
Tagliate i filetti lungo la loro linea centrale, quella
dove erano le lische, in modo da ottenere in tutto quattro mezzi filetti, che
poi taglierete in pezzi, di circa cinque o sei centimetri di lunghezza (per un
Palamita di dimensioni medie, dovreste ottenere circa dodici pezzi).
Mettete il pesce da parte - non in frigorifero, mi
raccomando, anzi tenetelo in un ambiente tiepido - e tornate all'olio e, quando
i 90° sono raggiunti, spegnete la fiamma e aspettate che la temperatura scenda
a 65°, quindi immergete i pezzi di palamita, senza salarlo e accendendo
nuovamente la fiamma, sempre al minimo, dato che l'aggiunta del pesce farà
rapidamente abbassare la temperatura dell'olio.
A questo punto dovrete presidiare il tutto, facendo in
modo che la temperatura rimanga, per quanto possibile, nell'intervallo 63° -
67°, cosa comunque non troppo complessa, dato che l'inerzia termica dell'olio e
la struttura della casseruola, se avete usato quella giusta, aiuteranno molto. Tanto
per darvi un'idea, nel mio caso, spegnendo la fiamma al raggiungimento dei 67°,
occorrevano circa otto minuti affinché la temperatura scendesse intorno ai 63°.
Proseguite la cottura per venti minuti, poi spegnete
definitivamente la fiamma e lasciate che il pesce si freddi nell'olio e,
nell'attesa, proseguite nella preparazione degli altri elementi del piatto.
Prendete i fiori di zucca o di zucchina - io ho usato
quest'ultimi solo perché avevo appena comprato un bel po' di zucchine
romanesche, con il loro bel fiore attaccato - prendendo dei fiori solo il
petalo ed eliminando la parte più dura, il pistillo e, ovviamente, il gambo.
Portate a bollore abbondante acqua leggermente salata e,
nell’attesa, prendete una ciotola bella grande e riempitela con acqua
freddissima, magari aggiungendo anche del ghiaccio o, se non l'avete, mettendo
preventivamente la ciotola con l'acqua nel frigorifero.
Quando l’acqua bolle, tuffateci i fiori, facendoli
cuocere per circa cinque minuti, poi prelevateli con un mestolo bucato e
travasateli nell’acqua ghiacciata, in modo da mantenerne il colore, quindi
scolateli e fateli asciugare
Prendete mezzo bicchiere scarso dell'acqua di cottura dei
fiori e mettetela in un bicchiere di carta e, quando si sarà freddata,
spostatela nel freezer, in modo da avere una sorta di cubetto di ghiaccio fatto
con l'acqua di cottura.
Quando il ghiaccio è pronto e i fiori asciutti, mettete
questi ultimi nel bicchiere del frullatore tradizionale o in quello del
frullatore a immersione, unite cinque cucchiai di olio extravergine - volendo
potete anche usare quello di semi - e metà del cubetto di ghiaccio appena
preparato.
Fate andare il frullatore alla massima velocità,
lavorando con cura in modo da emulsionare al meglio il composto, eliminando
ogni residuo solido e, se usate il frullatore ad immersione, fatelo lavorare in
parte fuori dal composto, in modo da agevolare l’incorporamento dell’aria
all’emulsione, cosa che le donerà una consistenza spumosa e piacevole.
Travasate la finta
maionese in una ciotolina - se volete potete anche setacciarla facendola
passare tra le maglie di un colino a rete fitta - e procedete con la
preparazione dei cipollotti, che come ho già detto suggerisco di scegliere
piuttosto sottili.
Pulite i cipollotti, tagliando parte del loro gambo verde
ed eliminando gli strati superficiali e la barba
che si trova in fondo alla parte bianca.
Prendete una padella anti-aderente, metteteci lo
zucchero, l'aceto e l'acqua, quindi portatela sul fuoco, a fiamma media e,
quando lo zucchero si sarà sciolto, unite i cipollotti, salandoli leggermente e
facendoli cuocere, girandoli ogni tanto, fino a quando il fondo di cottura non
sarà del tutto evaporato, lasciandovi uno sciroppo molto denso.
Spegnete e togliete i cipollotti, facendo colar via da
essi lo sciroppo in eccesso e mettendoli in un piatto, sul quale avrete messo
un pezzo di carta da forno.
Per ultimo la compressione di pane, prendendo la mollica
- usatene una di un pane casareccio con la mollica umida e compatta - e
mettendola nel mixer, meglio se quello ad alta velocità, che si usa per la
frutta secca, insieme alle olive nere denocciolate e ai capperi, che avrete
prima lavato per eliminarne il sale e poi asciugato.
Aggiungete un cucchiaio di olio extravergine e fate
andare alla massima velocità, in modo che la mollica si riduca in briciole,
assumendo un bel colore nero per effetto delle olive e rimanendo ben umida, per
effetto dell'olio e del liquido rilasciato dalle olive stesse.
Travasate la mollica in una ciotola, poi prendete uno
stampo circolare, meglio se dotato anche del pistoncino per pressare, poggiatelo su di un foglio di carta da
forno messo sul piano di lavoro e al suo interno inseriti un paio di cucchiai
di mollica.
Usando il pistoncino o qualsiasi altra cosa adatta allo
scopo, esercitate una decisa pressione, in modo che la mollica possa
compattarsi, rimando poi al suo posto per effetto della sua umidità, che agirà
come una sorta di collante.
Togliete con delicatezza lo stampo e ripetete
l'operazione fino a ricavare tutte le compressioni.
Bene, ce l'abbiamo fatta e non resta che impiattare.
Per prima cosa, aiutandovi con una spatola, solevate
delicatamente le compressioni e
mettetele nei rispettivi piatti, poi prendete poi il tonno, lasciatelo scolare
dall'olio in eccesso, e disponetelo sopra le compressioni.
Salate leggermente il tonno, usando del sale marino o dei
fiocchi di sale - io ho usato quelli all'aroma di limone della Falksalt -poi disponete accanto ad esso
i pomodorini appassiti, i cipollotti in agrodolce e un cucchiaio di finta maionese.
Guarnite come preferite, portate in tavola e buon
appetito.
Grazie Andrea!!
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