Come
anticipato in questa ricetta, ecco la seconda preparazione che ho fatto con una
splendida e piccola ricciola, di provenienza locale, che ho avuto la fortuna di
trovare sui banchi del pesce.
Questa
volta, proseguendo sul tema "crudo è meglio", una tartare di ricciola al profumo di
zenzero, alla quale ho abbinato diversi elementi di contorno, a partire da gocce di feijoa, un frutto di origine sudamericana e
apprezzato dono di una mia cara amica, con la quale ho fatto una sorta di
confettura al the nero; passando poi per una riduzione di mirtilli neri,
mantenuta volutamente acida per avere il giusto contrasto; per finire con delle
gelatine a base di the verde e menta e che hanno una sorta di ruolo
rinfrescante.
Condimento
della tartare ridotto al minimo, con solo
olio extravergine di oliva e fiocchi di sale al peperoncino, nello specifico
quelli della Falksalt, che ho usato
al posto del sale normale, in modo da avere un netto contrasto tra la morbidezza della ricciola e la croccantezza del sale.
Ingredienti
(per 4/6 persone)
Per
la tartare
- Due etti di polpa di ricciola
- Un pezzetto di radice di zenzero
- Olio extravergine di oliva
- Fiocchi di sale al peperoncino
- Pepe bianco
Per
le gocce di feijoa
- Due feijoa
- The nero (vedi dopo)
- Un cucchiaino di zucchero di canna
Per
la riduzione di mirtilli
- Due cucchiai di mirtilli
- Un cucchiaino raso di zucchero di canna
- Due cucchiai di acqua
Per
la gelatina di the verde e menta
Un
etto e mezzo d'acqua
- Quattro foglioline di menta fresca
- Una bustina di the verde
- Gelatina alimentare (vedi dopo)
Dedicatevi
per prima cosa alla gelatina di the verde e menta, mettendo l'acqua in un
pentolino, scaldandola e preparando poi un classico the, come fareste
normalmente.
Aggiungete,
con l'acqua ancora bollente, le foglioline di menta e lasciate il tutto in
infusione fino a quando l'acqua non sarà diventata tiepida, quindi pesate
nuovamente il tutto - l'evaporazione ne avrà ridotto il volume - e prendete la
giusta quantità di gelatina alimentare - seguite le istruzioni, visto che non
tutte le gelatine sono uguali - facendola ammorbidire in acqua fredda per una
decina di muniti, poi strizzandola e infine unendola al the verde.
Fate
scaldare nuovamente il tutto, quel tanto che basta e sciogliere la gelatina,
direi che 60° sono più che sufficienti, mescolando poi per bene in modo che la
gelatina si armonizzi perfettamente al the, quindi spegnendo e lasciando
raffreddare il tutto.
Tanto
che il the si fredda, prendete un contenitore in ceramica dal fondo piatto e di
diametro o larghezza tale da consentirvi di fare uno strato di gelatina di
circa un centimetro di altezza - fate la prova usando una quantità di acqua
pari a quella che avete appena preparato - e foderatelo con della pellicola
trasparente, fondamentale per poi poter togliere la gelatina senza difficoltà.
Fate
in modo che la pellicola trasparente aderisca alla perfezione al contenitore,
quindi versateci il the - mi raccomando, fatelo quando questo si sarà
sufficientemente raffreddato - e mettete in frigorifero, in modo che la
gelatina possa solidificarsi.
Quando
la gelatina sarà ben soda, tiratela fuori dal frigorifero, estraetela dalla
ciotola, mettetela sul piano di lavoro e, usando un coltello con la lama
inumidita, ricavatene i singoli cubetti, che metterete nuovamente in
frigorifero in modo da mantenerli ben sodi e averli già pronti al momento
dell'impiattamento del risotto.
Dopo
la gelatina, preparate la riduzione di mirtilli, mettendo quest'ultimi in un
pentolino anti-aderente, insieme allo zucchero di canna - come vi dicevo, ho
voluto mantenere la riduzione piuttosto acida,
per cui ho aggiunto solo lo zucchero necessario ad una sua leggera correzione -
e a un paio di cucchiai d'acqua.
Portate
sul fuoco, a fiamma minima e con il coperchio, e fate cuocere per una ventina
di minuti, in modo che i mirtilli perdano consistenza e rilascino il loro
prezioso sciroppo.
Trascorsi
i venti minuti, togliete il coperchio e proseguite la cottura fino a quando il
fondo non sarà diventato piuttosto denso e i mirtilli quasi del tutto
spappolati, quindi spegnete e, usando un colino a rete fitta o una chinoise, filtrate il tutto aiutandovi
con il dorso un cucchiaio, con il quale premerete i mirtilli sulla rete del
colino in modo da estrarne tutto il liquido.
Valutate
la densità della riduzione e, se vi sembrasse troppo fluida - ricordate comunque
che la densità aumenterà con il freddarsi del composto - riportatelo sul fuoco
in modo da restringerlo quanto serve.
Preparate
ora del the nero senza zucchero, calcolando una quantità d'acqua pari al peso
della feijoa, poi sbucciate quest'ultima, tagliatela a spicchi e poi eliminate i piccoli semi che si
trovano al centro del frutto.
Pesate la feijoa appena tagliata,
mettetela in un pentolino, poi aggiungete una quantità di the nero pari al peso
del frutto e lo zucchero di canna, tenendo conto che la feijoa è già ben dolce
di suo, per cui non esagerate, partendo con la quantità indicata e poi
valutando se aumentarla leggermente o meno, anche in base al vostro gusto.
Portate
sul fuoco, a fiamma minima e con il coperchio, facendo cuocere fino a quando la
feijoa non sarà molto morbida, cosa per la quale ci vorranno circa venti
minuti.
Negli
ultimi minuti togliete il coperchio e fate restringere leggermente il fondo di
cottura, poi spegnete, fate intiepidire e, usando il frullatore ad immersione o
quello tradizionale, frullate accuratamente il tutto, in modo da ottenere un
composto senza più residui solidi e piuttosto denso, tale appunto da poterne
poi formare delle gocce, senza che
queste perdano la forma allargandosi sul piatto.
Se
avete un biberon da cucina, metteteci
il composto, in modo che poi sarà più facile dosarlo durante l'impiattamento.
Ora
finalmente è il turno della ricciola, che se avete preso intera dovrete per
prima cosa sfilettare, operazione per la quale ci vuole un po' di pratica e di
pazienza (se invece state usando i tranci, allora potete andare direttamente al
taglio, qualche capoverso più
avanti).
Prendete
per prima cosa un coltello con la lama flessibile e ben affilata, poi tagliate
via la testa al pesce, in modo che il suo corpo poggi meglio sul tagliere.
Partendo
dalla coda, incidete trasversalmente il pesce, fino ad arrivare alla lisca
centrale, poi ruotate il coltello, in modo che la parte piatta della lama
rimanga ben a contatto con la lisca, tagliate per tutta la lunghezza, fino ad
uscire dalla parte della testa. Girate il pesce e ripetete per l'altro lato,
tutto sommato più facile a farsi che a dirsi.
Altro
modo, più di precisione, è quello di usare un coltellino molto affilato e
incidere il pesce nella sua parte superiore, tenendo la lama a contatto con la
lisca centrale e procedere con piccoli tagli verso l’interno del pesce, fino a
separare i filetti. Per capire meglio, potete guardarvi questo video di Coquis - Ateneo Italiano della Cucina.
Usando
poi un paio di pinzette (ci sono quelle specifiche per il pesce), rimuovete le
lische residue, che si trovano nella parte centrale dei filetti e poi, sempre
usando un coltello affilato, rifilateli, rimuovendo la parte di pelle sui bordi
che, normalmente, è più spessa e meno gradevole, sia alla vista che al gusto.
Rimuovete
infine la parte più scura della polpa, quella vicino alle interiora, che ha un
sapore piuttosto forte e amaro.
Mettete
ora i filetti su un tagliere, con la pelle rivolta verso il basso e usando
sempre il coltello affilato, separate la polpa dalla pelle, operando in modo
analogo allo sfilettamento.
Pesate
la polpa della ricciola alla quantità indicata, quindi tagliatela a cubetti e
poi, usando un coltello a lama grande e affilata, battetela in modo da ridurla alla consistenza che preferite.
Mettete
la ricciola in una ciotola, quindi aggiungete la radice di zenzero finemente
grattugiata - io ho usato questa grattugia della Microplane - la cui quantità dipenderà anche dal vostro gusto,
tenendo presente che lo zenzero si deve sentire ma il suo gusto, piuttosto
pungente, non deve sovrastare quello delicato del pesce.
Aggiungete
anche i fiocchi di sale - qui vi dovrete saper regolare ad occhio, cercando un
buon equilibrio tra dolcezza e sapidità e tra morbidezza e croccantezza - e
date una leggera macinata di pepe bianco, quindi unite quattro cucchiai di olio
extravergine e date un bella mescolata.
Bene,
non resta che impiattare, disponendo la tartare
nella configurazione che preferite, meglio se usando uno stampo in modo da avere
una forma regolare, aggiungendo poi le gocce
di feijoa, la riduzione di mirtilli neri e la gelatina di the verde e menta.
Vena
artistica a parte, è importante ricordare che tutti gli elementi di contorno
sono, appunto, di contorno, per cui devono completare il piatto, senza però
togliere alla tartare il suo ruolo di
primo attore.
Guarnite
a vostro piacimento - ma visto il numero di elementi di contorno direi che la
guarnizione è già bella è pronta - e portate in tavola.
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