Ho preparato questo piatto come mio contributo alla
splendida iniziativa di AIFB, che il primo
gennaio 2015 ha lanciato il "Calendario del Cibo",
un progetto il cui scopo è promuovere e diffondere la cultura e la tradizione
gastronomica dell’Italia, attraverso l’istituzione di un calendario in cui si
celebrano, in 366 giornate e 52 settimane nazionali, i nostri piatti e i prodotti più tipici.
La ricetta si colloca nella "Giornata dei carciofi alla giudìa", curata da Cadè Candida e parte del suddetto calendario, una giornata che per un romano ha un valore particolare, dato che
il carciofo - che per un romano non può che essere quello romanesco, detto
anche mammola o cimarolo - riveste un ruolo importantissimo ed emotivamente
coinvolgente nella cucina della tradizione.
Questa volta, non potendo (o non volendo) frenare la mia
smodata voglia di modificare, ho deciso di partire da un classico - il carciofo
alla giudìa, appunto - aggiungendo altri elementi, per arrivare a un piatto dai
sapori intensi e decisi.
Al carciofo, quindi, ho abbinato l’uovo cotto a 64,5° per
quaranta minuti - ho usato l'attrezzatura che mi regalai nel lontano Natale del 2012 e che da allora mi accompagna fedelmente nelle mie frenesie
gastronomiche - in modo da ottenere una consistenza del tuorlo (ma anche
dell’albume) molto cremosa, paragonabile a quella che si ottiene con la cottura
in camicia (cottura che potrete usare se non avete modo di cuocere a bassa temperatura).
Poi il pecorino romano - questa volta quello di Brunelli, un nome, una
certezza - con il quale ho realizzato un croccante,
tostando il pecorino in padella e poi sbriciolandolo.
Infine il tartufo invernale, semplicemente tagliato in
scaglie sottili e aggiunto al momento di servire, in modo che il calore residuo
dell’uovo ne esaltasse i profumi.
In definitiva un piatto dai pochi ingredienti, ovviamente
di qualità, che prevede una loro gestione in
purezza, senza aggiunte di spezie o altri ingredienti che possano offuscarne
i sapori.
Ingredienti (per 4 persone)
- Quattro carciofi romaneschi
- Quattro uova freschissime
- Sessanta grammi di pecorino romano grattugiato
- Due piccoli tartufi invernali
- Olio per friggere (oliva o semi di arachide)
- Sale marino e pepe
Premetto subito che la preparazione dei carciofi alla giudìa segue un disciplinare piuttosto
rigoroso, per cui qui niente di nuovo e mi limiterò quindi a riportare il modo
in cui io li preparo, il cui aspetto più importante è la doppia frittura, a temperature
differenti, in modo da garantire croccantezza
e cottura allo stesso tempo.
Altro elemento fondamentale e la corretta pulizia dei
carciofi, che suggerisco di farvi da voi, visto che quelli che trovate già
puliti sono spesso pensati per altre preparazioni.
Quindi, seguite
rigorosamente la teoria e ammirerete un carciofo pulito a regola d'arte,
che avrà la classica forma tondeggiante e che sarà pronto per essere immolato
alla tradizione.
Aggiungo anche che, per servirli come in foto, io ho
eliminato totalmente il gambo, cosa che non sempre viene fatta, anche se alla
fine il gambo serve più che altro come impugnatura
per una frittura più agevole.
Bene, esaurite tutte le premesse, partite con la cottura
delle uova, portando per prima cosa l’acqua alla temperatura di 64,5° e, quando
questa è raggiunta, immergendoci delicatamente le uova, facendole cuocere, come
già detto, per quaranta minuti.
Tanto che le uova sono in cottura, preparate il croccante di pecorino romano, prendendo
per prima cosa un padellino anti-aderente, possibilmente con i bordi bassi,
tipo quelli usati per fare le crepes.
Mettete nel padellino il pecorino grattugiato, in modo da
creare un disco di circa quindici centimetri di diametro e di spessore
costante.
Portate il padellino sul fuoco a fiamma media e aspettate
che il formaggio cominci a sciogliersi e a compattarsi, proseguendo per circa
quattro o cinque minuti, in modo che la parte a contatto della padella possa
dorarsi.
Vedrete che il pecorino rilascerà un poco di siero, in
quantità maggiore di quanto avviene con il parmigiano, siero che potete
eliminare inclinando il padellino e rimuovendolo aiutandovi con un cucchiaio.
Togliete il padellino dal fuoco e aspettate tre o quattro
minuti, in modo che il formaggio si rapprenda un pochino, poi usando una
spatola con i bordi molto sottili, staccate delicatamente il formaggio dal
padellino e rigiratelo, proprio come fareste per la preparazione di una crepes o di una frittata.
Riportate il padellino sul fuoco e fate dorare anche
l'altro lato, quindi allontanate di nuovo dal fuoco, fate raffreddare e
spostate la cialda sul tagliere.
Quando la cialda sarà del tutto fredda e croccante, frantumatela in modo da ottenerne delle briciole non troppo piccole - potete
fare tale operazione con le mani o aiutandovi con un coltello a lama grande e affilata (in gergo, “trinciante”)
- che raccoglierete in una ciotolina.
Quando mancano circa venti minuti alla fine della cottura
delle uova, dedicatevi ai carciofi, pulendoli come descritto più sopra (sto
assumendo che venti minuti siano il tempo che vi ci vuole per pulirli e
cuocerli, altrimenti regolatevi, ricordando che se le uova possono riposare
qualche minuto in più, i carciofi devono invece essere serviti subito dopo
averli cotti).
Nel caso, per qualsiasi motivo, voleste pulirli prima,
strofinateli con la parte tagliata di un limone, in modo da fermare il naturale
processo di ossidazione.
Prendete ora una padella per friggere - personalmente uso
sempre un wok di medie
dimensioni - metteteci abbondante olio per
friggere e portatela sul fuoco.
Per quanto riguarda la quantità d’olio, fate in modo che
questa sia tale da raggiungere una profondità
pari almeno all’altezza delle foglie, in modo che sia possibile poi immergere
completamente i carciofi durante la frittura (i carciofi galleggiano, per cui per immergerli completamente dovrete
esercitare una pressione su di loro). Una quantità abbondante, inoltre, ridurrà
il calo termico dell’olio nel momento in cui unirete i carciofi.
Bene, tanto che l'olio si scalda - dovrà raggiungere, per
la prima frittura, una temperatura di circa 140° - asciugate per benino i
carciofi e poi, quando l'olio è a temperatura, immergeteli nell’olio - valutate
quanti cuocerne insieme in base alla dimensione della padella - e fateli
cuocere, girandoli a metà cottura, per circa una decina di minuti in totale, fino
a quando i carciofi non si saranno inteneriti, ma non troppo, altrimenti le
foglie rischierebbero di staccarsi.
A fine cottura, le foglie dei carciofi dovranno aver
assunto una iniziale doratura, ma non ancora quella definitiva, che sarà invece
raggiunta con la seconda fase della cottura.
Se volete essere precisi, usate un termometro digitale durante la cottura, così da poter regolare la fiamma in modo tale
che i 140° siano più o meno mantenuti per tutto il tempo necessario.
Scolate i carciofi e metteteli in un piatto, dove avrete
messo qualche foglio di carta da cucina o per frittura, con le foglie rivolte
verso il basso, in modo che l'olio in eccesso possa colar via ed essere
assorbito e, nel frattempo, portate la temperatura dell’olio a 180°.
Prendete i carciofi e, su ciascuno, usando le dita della
mano, come se doveste schizzare qualcuno, fate cadere qualche goccia d'acqua
fredda sulle sue foglie, poi immergetelo rapidamente nell'olio bollente,
facendolo friggere giusto per un paio di minuti, e solo dal lato delle foglie,
in modo che queste raggiungano la doratura perfetta, per la quale molto
importante sarà il vostro colpo d'occhio.
Scolate i carciofi dal loro olio, metteteli nuovamente su
un piatto con la solita carta assorbente, giusto il tempo di eliminare l'olio
in eccesso, poi girateli con le foglie verso l’alto, salateli e cercate di
aprirne bene le foglie al centro, quasi a formare una sorta di invaso, che poi accoglierà le uova senza
che queste corrano il rischio di cadere.
Mettete ciascun carciofo nel rispettivo piatto e poi, a
cottura ultimata delle uova, toglietele dall’acqua e apritele direttamente sul carciofo corrispondente, operando con
molta calma e precisione.
Salate e pepate leggermente ciascun uovo, poi distribuite
un poco di croccante di pecorino
romano e, per finire, qualche scaglia di tartufo, che potrete ricavare usando
una affettatrice per tartufi o un coltello ben affilato.
Guarnite a vostro gusto, portate in tavola e buon
appetito.
Ero proprio curiosa! Ormai da te solo capolavori ma a parte questo frase scontata quello che mi incuriosisce è lo studio e la sperimentazione. E' sempre interessante leggerti.
RispondiEliminaCiao Sabrina, direi che semmai finisse la mia voglia di sperimentare (con alterni risultati, ovviamente), allora probabilmente appenderei le pentole al chiodo... :-)
EliminaA presto !
Complimenti!
RispondiEliminaGrazie Silvia !
EliminaLe tue ricette sono sempre una lezione di tecnica...proprio come devono essere le ricette !
RispondiEliminaGrazie Marina :-)
Eliminanon poteva essere che 2.0 il tuo carciofo alla giudia!! grandissimo!!
RispondiEliminaMa già sono lanciato verso il 3.0... :-)
EliminaChe dire ….un capolavoro ;-). Mi ero limitata a pensare ad una salsa, un non so che per accompagnarlo e alla fine il classico carciofo alla giudia. Bellissime spiegazioni e accostamenti decisamente invoglianti .
RispondiEliminaGrazie Laura :-)
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