Con questa ricetta partecipo al Contest "POMODORO E PASTA 2.0", organizzato da "Mediterranea Belfiore"
Il tema del contest, come si può facilmente evincere dal
suo titolo, era il pomodoro e il suo abbinamento con la pasta, un abbinamento
oserei dire essenziale, almeno così
l’ho interpretato io, dove il pomodoro, scelto tra le diverse preparazioni
della Mediterranea Belfiore, avesse un ruolo di assoluta centralità, riducendo al minimo l’uso
di eventuali altri ingredienti che potessero oscurarlo.
Dopo lungo rimuginare, ho avuto la solita improvvisa illuminazione, questa volta mentre ero
beatamente spaparanzato sul divano, che si è manifestata nella forma della “puttanesca”, un piatto che nasce nella cucina napoletana, ma che poi è stato adottato più o meno ovunque, in special modo
nella cucina romana.
Naturalmente, come è mia abitudine, buona o cattiva che
sia, sono partito in tromba con una sua rivisitazione, decidendo alla fine di
proporla in due consistenze, una
liquida e una croccante, la prima celata all’interno dei ravioli, la seconda
all’esterno, come ne fosse una loro base.
I ravioli li ho preparati solamente con acqua e farina,
quest’ultima Kamut (ricordo sempre che Kamut è un marchio registrato e
non un tipo di grano), dato che il
condimento utilizzato, semplice e essenziale, rendeva poco appropriata una
preparazione classica con le uova.
La parte liquida
della puttanesca, altro non è che la classica salsa, questa volta preparata con
tutti gli ingredienti a crudo, poi frullata per eliminare ogni residuo solito e
addensata con della gelatina alimentare, necessaria per avere la giusta stabilità
al momento della preparazione dei ravioli, ma che poi, in cottura, passa
nuovamente allo stato liquido.
La parte croccante,
invece, prende vita nella forma di un crumble,
fatto con la mollica del pane e, ancora una volta, con gli ingredienti base della
puttanesca, dove il pomodoro l’ho prima essiccato in forno, per avere un gusto
molto concentrato, ma anche perché altrimenti avrebbe bagnato troppo il pane,
rendendo difficile la successiva tostatura.
Come tipologia di pomodoro, ho scelto una delle salse pronte, la “passata di
pomodoro”, piuttosto densa e senza traccia di semi, che avrebbero creato
problemi al momento della frullatura, non solo perché molto resistenti, ma
anche perché, se frullati, tendono a rilasciare un retrogusto amaro.
Per quanto riguarda la preparazione, aggiungo che, come
per tutti ravioli con ripieno molto morbido, saranno indispensabili degli stampi in silicone a cupola, che vi consentiranno di dar forma al ripieno e poi raffreddarlo, in modo da portarlo allo
stato solido, necessario per poterci poi comporre i ravioli. Altrettanto
fondamentale, poi, un discreto assortimento di stampi circolari, utili per dare la forma ai ravioli.
Relativamente alle quantità indicate per la pasta,
tenente presente che queste sono decisamente abbondanti rispetto al numero di
ravioli che ragionevolmente preparerete, soprattutto se tirerete la sfoglia
piuttosto sottilmente, come dovrebbe essere per un ripieno non troppo
elaborato. Personalmente, però, preferisco sempre prepararne una dose
abbondante, dato che posso poi utilizzarla per farci altro o semplicemente
surgelarla, dopo averla tagliata nel formato desiderato. Nel caso voi volete
invece evitare sprechi o avanzi, potete tranquillamente dividere per due le
dosi indicate.
Concludo con una piccola nota sul ripieno dei ravioli: in
passato ho quasi sempre fatto solidificare il ripieno, dopo averlo messo negli
stampi, mediante un passaggio nel freezer, in modo che si ghiacciasse. Questo
metodo, se da un lato evita l’uso di addensanti, come la gelatina, dall’altro
comporta un aumento di volume del ripieno (per l’acqua il volume aumenta di
circa 1/12 quando la si trasforma in ghiaccio), volume che poi si riduce
nuovamente al momento della cottura dei ravioli, con la conseguenza che questi
avranno una tendenza maggiore ad afflosciarsi,
motivo per cui, da qualche tempo, sono passato all’uso della gelatina.
Ingredienti (per 4/6 persone)
Per la pasta dei ravioli
(vedi sopra)
- Tre etti di farina Kamut
- Tre cucchiai di olio extravergine di oliva
- Un etto e mezzo di acqua
Per la puttanesca liquida
- Mezzo chilo di passata di pomodoro
- Quindici olive nere (io ho usato le taggiasche)
- Due spicchi d’aglio
- Un cucchiaio raso di prezzemolo tritato
- Un cucchiaio di capperi sotto sale
- Due acciughe sotto sale
- Un pezzetto di peperoncino
- Gelatina alimentare (vedi dopo)
- Olio extravergine di oliva
- Sale e pepe nero
Per la puttanesca croccante
- Un etto di passata di pomodoro
- Un etto di mollica di pane
- Quattro olive nere (io ho usato le taggiasche)
- Un cucchiaino raso di prezzemolo tritato
- Un cucchiaino di capperi sotto sale
- La metà di un'acciuga sotto sale
- Mezzo spicchio d’aglio
- Olio extravergine di oliva
Per prima cosa pulite le acciughe sotto sale, aprendole, eliminando
la lisca centrale e quelle più sottili, tipicamente sui bordi dei filetti, poi
lavatele accuratamente sotto l’acqua corrente, in modo da eliminare ogni
traccia di sale e infine asciugatele per bene con qualche foglio di carta da
cucina.
Più o meno stesso trattamento anche per i capperi, che
laverete per eliminarne il sale e poi asciugherete, sempre con la carta da
cucina.
Gli spicchi d’aglio li sbuccerete, poi li taglierete a
metà nel verso della loro lunghezza e ne eliminerete l’anima centrale, in modo da ingentilirne
il sapore e ridurne il suo piacevole
perdurare nel tempo, con ricadute benefiche anche sulla freschezza del vostro
alito.
Prima di procedere, separate - seguendo le dosi che ho
specificato sopra - quegli ingredienti che userete sia per la parte liquida che per quella croccante, in modo da non sbagliarvi
nelle dosi.
Prendete ora una piccola casseruola, versateci la passata
di pomodoro, le olive nere, dopo averle ovviamente denocciolate, i capperi, le
acciughe, gli spicchi d’aglio e il peperoncino, per il quale vi regolerete in
base al vostro amore per il piccante.
Salate molto leggermente - poi tanto avrete modo di
correggere, nel caso servisse - date una generosa macinata di pepe nero,
aggiungete quattro cucchiai di olio extravergine di oliva e portate sul fuoco,
a fiamma bassa e senza coperchio, facendo cuocere per quarantacinque minuti, in
modo che la salsa possa ridursi di circa 1/3 e diventare bella densa.
Parallelamente alla salsa, procedete all'essiccazione del
pomodoro, prendendo una teglia, mettendoci un pezzo di carta da forno e
distribuendoci sopra la passata pomodoro, distribuendola sbattendo
delicatamente (scusate l'ossimoro) la teglia sul piano di lavoro o dandogli
qualche colpetto sul fondo, evitando invece di usare un cucchiaio, cosa che renderebbe
difficile ottenere uno strato di spessore costante.
Fate in modo che il pomodoro formi uno strato di almeno
un paio di millimetri di spessore, cosa che vi metterà al riparo dalla
formazione di eventuali buchi durante
il processo di essiccazione.
Infornate a 80° per circa un'ora e mezza, controllando
ogni tanto e comunque tirando fuori la teglia non appena il pomodoro sarà
diventato sottile e croccante. Tenete presente che il tempo effettivo dipenderà
dalle caratteristiche della passata utilizzata e da quanta acqua residua questa
contiene.
Mi raccomando, non abbiate fretta e non alzate la
temperatura, dato che le olive devono essiccarsi e non cuocersi, e 80° è la
giusta temperatura per far evaporare l'acqua in modo non traumatico.
Quando il pomodoro è pronto, toglietelo dal forno e
fatelo freddare in luogo asciutto, in modo che non perda la sua croccantezza.
Tornate alla salsa e, trascorso il tempo di cottura,
assaggiate nuovamente per valutare la sapidità, correggendo nel caso, quindi
spegnete e fate intiepidire.
Mettete la salsa nel bicchiere del frullatore,
tradizionale o a immersione
che sia, unite il prezzemolo, che avrete prima finemente tritato al coltello,
poi fate andare il frullatore alla massima velocità, lavorando con cura in modo
da eliminare, quanto più possibile, ogni residuo solido.
Pesate la salsa, in modo da poter determinare la giusta
quantità di gelatina alimentare, che farete ammollare in acqua fredda per una
decina di minuti.
Rimettete la salsa di pomodoro nella casseruola,
riportatela sul fuoco e fatela scaldare - non serve far raggiunge l’ebollizione
- quindi unite la gelatina, dopo averla strizzata dall’acqua nella quale si
stava ammorbidendo, mescolando con una piccola frusta o con un cucchiaio di
legno, fino a quando la gelatina non si sarà completamente sciolta e
incorporata alla salsa.
Spegnete la fiamma, fate intiepidire per un decina di
minuti e poi, usando un cucchiaino, versate delicatamente la salsa negli stampini in silicone, scegliendo possibilmente quelli i cui incavi hanno una forma a
cupola, senza disegni o decorazioni e poggiandoli su una piccola teglia, che
possa ovviamente entrare nel vostro frigorifero e che vi consentirà di spostare
gli stampi senza pericolo.
Mettete gli stampi in frigorifero, in modo che la
gelatina possa rapprendersi, e nel frattempo dedicatevi alla preparazione della
pasta.
Se avete l’impastatrice, metteteci la farina di Kamut,
l'olio extravergine e l’acqua tiepida - la temperatura dovrebbe essere
all'incirca di 30°, in modo da accentuare l'elasticità dell'impasto - poi fate
andare per circa sei minuti, fino a quando si sarà formata la classica palla,
che toglierete e impasterete a mano ancora per un minuto.
Se non avete l’impastatrice o se, per qualche motivo, vi
piace sentire la fatica sugli avambracci, fate la classica fontana sul tavolo,
versateci al centro l’acqua e poi impastate.
In ogni caso, tenete presente che l’impasto avrà una
consistenza notevole, che renderà faticoso il suo impasto, sia che lo facciate
a mano che con l’impastatrice e così deve essere, per cui resistete alla
tentazione di aggiungere altra acqua.
Considerando che la pasta è preparata solamente con acqua
e farina, non sarà necessaria una fase di riposo,
che invece è vitale per la classica pasta all’uovo, per cui potete procedere
direttamente alla preparazione dei ravioli. Ovviamente, nel caso la gelatina
non abbia ancora avuto tempo di fare il suo effetto, farete riposare la pasta
nel modo classico, avvolgendola nella pellicola trasparente, in modo che la sua
superficie non tenda a seccarsi.
Stendete la pasta, ancora una volta a mano o con la
macchina, fermandovi ad uno spessore piuttosto sottile, direi poco meno di un
paio di millimetri, dato che la natura del ripieno richiede, come già vi ho
detto, una sfoglia leggera, che non ne ricopra il sapore.
Prima di proseguire, ricordatevi che state lavorando con
un ripieno naturalmente liquido, per cui lavorate pochi ravioli alla volta - io
ho scelto sei come numero magico - rimettendo ogni volta il ripieno nel frigorifero,
per tirarlo fuori solo quando siete pronti con l’assemblaggio.
Prendete due stampi circolari, uno dei quali con diametro maggiore dell’altro, dove quello
minore dovrà essere di un paio di centimetri maggiore del diametro delle semisfere che ne costituiranno il
ripieno, mentre quello maggiore di un paio di centimetri maggiore del più
piccolo. Nel mio caso questi valori sono stati, rispettivamente, cinque e sette
centimetri.
Cominciate a ricavare i dischi che formeranno i ravioli:
quello di minore diametro per la base e quello maggiore per la copertura, che
dovrà seguire il profilo del ripieno, motivo della necessità di averlo di
diametro maggiore.
Ordinate i dischi sul piano di lavoro, in modo da avere
su una fila le basi e sull’altra la copertura, poi tirate fuori dal frigorifero
gli stampi con il ripieno ed estraete quest’ultimo dagli alloggiamenti, tenendo poi le piccole cupole a portata di mano.
Usando un pennellino
o le dita, inumidite leggermente le basi dei ravioli - inumidite solo al momento
di comporre i ravioli, altrimenti l’acqua avrà tutto il tempo di essere
assorbita dalla pasta o di evaporare - poi deponete il ripieno al centro di
ciascuna base e poggiateci sopra il disco di copertura.
Fate seguire al disco superiore il profilo del ripieno,
procedendo gradualmente in modo da consentire all’aria di uscire - l’aria si
espande con il calore, per cui se ne rimanesse intrappolata troppa, il raviolo
potrebbe rompersi durante la cottura - fino a chiudere completamente il
raviolo.
Prendete ora uno stampo circolare che abbia un diametro
di poco maggiore di quello della cupola del raviolo e, usandolo capovolto, cioè
con il bordo tagliente rivolto verso l’alto, calatelo sul raviolo, in modo che
la cupola ne sia racchiusa, premendo poi molto delicatamente in modo da creare
una zona di sigillatura tra la copertura del raviolo e la sua base. Non
esercitate troppa pressione, altrimenti tagliereste la pasta.
Prendete infine un altro stampo, di diametro maggiore di
quello appena usato e, calandolo esattamente come avete appena fatto, ma questa
volta con il lato tagliente rivolto in basso, usatelo per dare la forma finale
al raviolo.
Fate un ultimo controllo sul raviolo, verificando che sia
ben chiuso, poi procedete con gli altri fino ad esaurire il ripieno.
Il procedimento sembra lungo e noioso, ma vedrete che
dopo averci preso la mano, procederete molto più speditamente rispetto a fare i
ravioli nel modo tradizionale, con due fogli di pasta grandi e con il ripieno
posto ad intervalli regolari.
Prendete un piatto o una piccola teglia, metteteci un
foglio di carta da forno e distribuiteci un poco di semola, quindi metteteci i
ravioli, ben separati tra loro e certamente non sovrapposti, quindi metteteli
in frigorifero, in modo che possano rimanere ben sodi e stabili fino al momento
della cottura.
Tanto che i ravioli si riposano in frigorifero,
dedicatevi alla parte croccante della
puttanesca, la quale metterete la mollica del pane nel mixer
- scegliete un pane casareccio che ne abbia una ben compatta - aggiungendo poi
il mezzo filetto di acciuga, i capperi, le olive denocciolate, il prezzemolo,
ancora una volta tritato al coltello, l'aglio e la cialda di pomodoro essiccato, che romperete in pezzi, quel tanto
che basta a poterla mettere nel mixer.
Fate andare il mixer
alla massima velocità, fino a quando la mollica non si sarà ridotta in piccole
briciole, prendendo al contempo una tonalità piuttosto scura, per effetto della
presenza degli altri ingredienti. Vedrete, inoltre, che la presenza di capperi
e olive avrà come effetto quello di darvi una mollica piuttosto umida.
Prendete un padellino anti-aderente, metteteci un paio di
cucchiai di olio extravergine e portatelo sul fuoco e, quando l’olio sarà ben
caldo, unite la mollica di pane, facendola saltare, girandola quasi in
continuazione in modo che tutte le briciole possano sentire il calore.
Dato il colore scuro della mollica, non potrete regolarvi
solamente osservando il cambiamento di colore che avviene normalmente per
effetto della tostatura, ma vi dovrete saper regolare anche toccando la mollica, per verificarne il
giusto grado di croccantezza.
Quando il crumble
è pronto travasatelo in un piatto, in modo che possa stare ben disteso,
facilitando l'evaporazione della poca umidità residua.
Bene, non resta che procedere con la cottura dei ravioli
e il successivo impiattamento.
Mettete l’acqua per i ravioli sul fuoco - che sia
abbondante, mi raccomando - salatela con del sale grosso e portatela a bollore.
Nell'attesa, prendete un piatto sufficientemente ampio da
poter contenere i ravioli, versateci quattro cucchiai di olio extravergine e
mettetelo in forno, impostando la temperatura a circa 80°, una temperatura
simile a quella che avranno i ravioli quando li scolerete, lasciando il piatto
nel forno fino all'ultimo momento.
Preparate anche i piatti nei quali servirete il tutto - quando
i ravioli sono cotti dovrete essere molto veloci, per evitare che si freddino -
usando la parte croccante della
puttanesca per formare le basi sulle
quale poi disporre i ravioli.
Il modo migliore per farlo è usare ancora una volta uno
stampo circolare, con un diametro pari a quello dei ravioli, che poggerete sul
piatto, mettendo poi al suo interno circa un cucchiaino di parte croccante, togliendo poi delicatamente
lo stampo in modo che la base
mantenga una forma circolare piuttosto regolare.
Quando l'acqua avrà raggiunto il bollore, tuffateci
delicatamente (scusate l’ossimoro) i ravioli, prendendoli direttamente dal frigorifero
e facendoli cuocere per il loro tempo, che in virtù di un impasto fatto solo
con acqua e farina, sarà piuttosto breve, direi non più di due o tre minuti, a
seconda dello spessore al quale avete steso la sfoglia.
Una buona regola per valutare la corretta cottura, senza
essere costretti ad assaggiare i ravioli, è quella di aggiungere nella pentola
uno o più pezzi di pasta avanzata, dello stesso spessore di quella usata per i
ravioli e assaggiare questa per determinare il grado di cottura.
Quando i ravioli sono pronti, tirate fuori il piatto con
l'olio dal forno, quindi scolateli usando un mestolo bucato e travasateli
delicatamente nel piatto - che non vi venga in mente di scolarli come fareste
normalmente con la pasta - facendo in modo che l'olio ne bagni in modo uniforme
la superficie, cosa per la quale vi suggerisco di usare un pennellino,
con il quale prenderete l'olio sul fondo del piatto per spennellarlo sulla superficie dei ravioli.
Quale che sia il metodo scelto, siate molto delicati,
dato che i ravioli sono delicati e, se uno di loro dovesse rompersi, il suo
ripieno colerebbe di fuori, rovinando anche gli altri ravioli vicini.
Completate l'impiattamento disponendo i ravioli sulle
rispettive basi, agendo sempre con
molta delicatezza e facendo attenzione alla scivolosità
dei ravioli, che sarà piuttosto evidente data la presenza dell'olio sulla loro
superficie.
Guarnite come più vi piace, poi portate in tavola,
ricordando che questi ravioli vanno mangiati rigorosamente con il cucchiaio, in
un solo boccone, visto che evidentemente non potrete certo tagliarli data la
natura del loro ripieno.
E' bella da vedere e sicuramente buonissima :)
RispondiEliminaGrazie Andrea per questo splendido contributo che onora il nostro contest!
RispondiEliminaGrazie Cristina :-)
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