L'aringa
affumicata è qualcosa in grado di mettere in crisi le unioni più salde, visto
che il suo sapore deciso, quasi troppo, o lo sia ama profondamente o,
altrettanto profondamente, lo si odia e, come credo sia facile immaginare, a
casa mia c'è perfetta divisione, visto che la componente maschile è tra i suoi
adoratori, mentre quella femminile si colloca nel novero dei detrattori.
Tant'è,
me ne sono fatto una ragione, ma persevero, cercando ogni tanto un modo diverso
di proporla, che ammorbidisca il suo sapore, nella speranza di portare moglie e
figlia tra gli adepti degli amici delle "clupeidae".
Questa
volta, quindi, ho marinato l'aringa nell'aceto di ribes, addolcito con poco
zucchero di canna e diluito con acqua, e poi l'ho servita in quella che potrei
chiamare "variazioni di
carpione" - da cui il nome del piatto - visto che ho usato i sui
ingredienti tradizionali, anche se li ho lavorati in modo diverso.
Le
cipolle, innanzitutto, le ho fatto appassire, insieme ad aceto di mele e
zucchero, e poi ridotte in una crema, dal retrogusto agrodolce e il cui ruolo è
quello di stemperare ulteriormente il
sapore deciso dell'aringa.
Poi
i pinoli, tostati in padella, e l'uvetta passa che, più che altro per
curiosità, ho passato nello zucchero e fritto velocemente in olio, in modo da
renderla in parte croccante, cosa che peraltro ha avuto come conseguenza quella
di un gusto dolce-amaro, che non mi è dispiaciuto affatto. Infine, più che
altro come guarnizione, ho usato anche la parte verde di alcuni cipollotti
freschi, friggendola rapidamente in olio in modo da renderla croccante.
Concludo
dicendovi che io ho preso un'aringa affumicata intera, con tutte le interiora,
e non quella già sfilettata e venduta in una sorta di salamoia, che spesso si
trova nei supermercati; quest'ultima, infatti, ha in genere un sapore che a me
piace meno, avendo ovviamente subito lavorazioni e trasformazioni, mentre la
prima viene affumicata così come viene pescata e, se da un lato è più faticosa
da pulire, dall'altro garantisce un sapore più naturale.
Ingredienti
(per 4 persone)
Per
l'aringa
- Un'aringa affumicata
- Mezzo bicchiere di aceto di ribes (o di mele, se non lo trovate)
- Mezzo bicchiere d'acqua
- Un cucchiaino di zucchero di canna
Per
la crema di cipolle
- Due cipolle ramate
- Mezzo bicchiere di aceto di mele
- Mezzo bicchiere d'acqua
- Un cucchiaio di zucchero di canna
- Olio extravergine d’oliva
- Sale
Per
l'uvetta fritta
- Una ventina di acini di uva passa
- Un cucchiaino di zucchero di canna
- Olio per friggere (oliva o semi di arachide)
Per
i pinoli tostati
- Due cucchiai di pinoli già sgusciati
Per
i cipollotti croccanti
- La parte verde di un cipollotto fresco
- Olio per friggere (oliva o semi di arachide)
- Sale
Per
prima cosa, nel caso aveste preso un'aringa intera, dovrete pulirla per
ricavarne i singoli pezzi, cosa tutt'altro che facile, purtroppo, dato che
sfilettare un pesce affumicato e sicuramente più difficile che farlo su un
pesce fresco.
La
tecnica è ovviamente la stessa del pesce fresco, a partire dall'uso di un coltello con la lama flessibile e ben affilata, decisamente utile, se non
fondamentale, per una operazione di questo tipo.
Partendo
dalla coda, incidete trasversalmente il pesce, fino ad arrivare alla lisca
centrale, poi ruotate il coltello, in modo che la parte piatta della lama
rimanga ben a contatto con la lisca, tagliate per tutta la lunghezza, fino ad
uscire dalla parte della testa. Girate il pesce e ripetete per l'altro lato,
tutto sommato più facile a farsi che a dirsi.
Altro
modo, più di precisione, e direi preferibile per un pesce affumicato, è quello
di usare un coltellino molto affilato e incidere il pesce nella sua parte
superiore, tenendo la lama a contatto con la lisca centrale e procedere con
piccoli tagli verso l’interno del pesce, fino a separare i filetti. Per capire
meglio, potete guardarvi questo video di Coquis - Ateneo Italiano della Cucina.
Una
volta ottenuti i due filetti, rimuovete la parte più molle, vicina alle interiora e poi le lische residue, più o meno
concentrate nella parte centrale dei filetti, cosa che potrete fare
semplicemente eliminando tale parte, cosa che se da un lato vi farà sprecare un
poco di aringa, dall'altro vi permetterà di agire molto più velocemente.
Non
perdete tempo ad eliminare le lische più piccole e sottili, dato che queste
praticamente non si sentiranno quando mangerete l'aringa.
Infine,
per quanto riguarda la pelle, potete decidere se eliminarla prima di sfilettare
o dopo aver ricavato i singoli pezzi: nel primo caso potete sollevarla e poi
toglierla tirandola via con un
movimento regolare ma deciso; nel secondo potete procedere nello stesso modo
oppure usare il coltello per separarla dalla polpa, cosa che ancora una volta
vi farà sprecare qualcosa ma renderà l'operazione più semplice.
Come
ultima operazione - lo so, già non ne potete più - controllate ogni singolo
pezzo, in modo da verificare che non vi siano rimaste lische di dimensione
significativa.
Prendete
ora un recipiente, meglio se con il fondo piatto, dove i pezzi di aringa
possano stare su di un solo strato e senza troppo spreco di spazio, ma neanche
così a contatto da rendere difficile per la marinatura il poterli bagnare su
tutti i lati.
Usando
un bicchiere, emulsionate per bene l'aceto con l'acqua e lo zucchero,
mescolando fino a quando quest'ultimo non si sarà sciolto, poi versate il
liquido nel recipiente con l'aringa, avendo cura che la marinatura ricopra
completamente il pesce (se così non fosse, preparate altra marinatura, sempre
rispettando le proporzioni indicate).
Coprite
il recipiente e mettetelo in frigorifero, dove dovrà riposare per almeno otto
ore, meglio ancora se per tutta la notte.
Dedicatevi
ad altro, fatevi un pisolino e poi, quando il tempo della marinatura è quasi
terminato, procedete con la preparazione degli altri ingredienti, partendo con
la crema di cipolla.
Pulite
le cipolle, eliminandone lo strato più esterno e le parti superiore e
inferiore, poi tagliatele a metà e, infine, in fettine molto sottili, in modo
che possano cuocere più rapidamente.
Prendete
un pentolino o una piccola casseruola, metteteci le cipolle, un paio di
cucchiai di olio extravergine, mezzo bicchiere d'acqua e mezzo di aceto di
mele, lo zucchero di canna e un pizzico di sale.
Mescolate
e poi portate il pentolino sul fuoco, a fiamma minima e con il coperchio,
facendo cuocere la cipolla per almeno un'ora, fino a quando non sarà diventata
molto morbida, quasi sfatta.
Dopo
la prima mezz'ora, assaggiate e verificata se ci sia il giusto bilanciamento
tra l'acidulo e il dolce e, nel caso, regolate di conseguenza. Controllate
anche che ci sia sempre un minimo di fondo di cottura, in modo che il tutto non
si asciughi troppo, con il rischio di rosolarsi invece che appassirsi.
Quando
la cipolla è cotta, spegnete la fiamma, togliete il coperchio, fatela
intiepidire e poi, usando il frullatore tradizionale o a immersione,
riducete il tutto in crema, lavorando con cura in modo da eliminare ogni
residuo solido.
Personalmente
ho deciso di non setacciare la crema,
dato che volevo mantenesse un aspetto più rustico,
ma voi potete fare diversamente, nel caso usando un colino a maglie fitte.
Nel
caso la crema dovesse risultare troppo liquida, essenzialmente per la presenza
di un fondo eccessivo a fine cottura, riportatela sul fuoco, sempre a fiamma
bassa, e fatela ridurre fino alla consistenza desiderata, che dovrà essere
simile a quella di una crema pasticcera, in modo da poter sostenere in parte i pezzi di aringa quando impiatterete.
Mettete
ora a mollo in acqua fredda l'uvetta passa e, nel frattempo, tostate i pinoli,
mettendoli in un padellino anti-aderente e portandolo sul fuoco.
Fate
scaldare a fiamma media e proseguite, girando spesso in modo che i pinoli
sentano il calore in modo uniforme, procedendo fino a quando questi non
cominceranno ad assumere un bel color bruno tenue, segno che la tostatura è
completa.
Spegnete,
travasate i pinoli in un piatto, mettendoli ben distesi e separati e facendoli
freddare in modo che recuperino la loro croccantezza.
Tornate
all'aringa - sto assumendo che il tempo della marinatura sia terminato -
scolatela e passatela sotto l'acqua corrente, in modo da eliminare i residui
della marinatura, dato che per il sapore sarà sufficiente quella assorbita dall'aringa, quindi
asciugatela per bene, facendola poi riposare, tanto che procedete con la
frittura, su qualche foglio di carta da cucina.
Prendete
ora la parte verde del cipollotto, lavatela, asciugatela e poi tagliatela a
metà nel verso della lunghezza, proseguendo poi con altri tagli, in modo da
ricavare delle strisce lunghe e sottili, direi non più di mezzo centimetro di
larghezza e circa una decina di lunghezza.
Prendete
un padellino per friggere - le quantità che friggerete sono minime, per cui non
esagerate nella sua dimensione - metteteci l'olio, facendo in modo che questi
formi una strato di circa un paio di centimetri di profondità, anche meno, dato
che uvetta e cipollotti tenderanno a galleggiare.
Portate
l'olio sul fuoco e, nell'attesa che questo raggiunga la giusta temperatura,
direi circa 160°, scolate l'uvetta e asciugatela con cura - olio bollente e
acqua non è che vadano troppo d'accordo - e poi passatela nello zucchero di
canna, in modo che questo in parte aderisca alla superficie degli acini,
eliminando poi lo zucchero in eccesso.
Quando
l'olio è caldo, immergeteci per prima cosa le strisce ricavate dal cipollotto,
facendole friggere non più di un paio di minuti, in modo che diventino
croccanti ma senza scurirsi troppo, quindi scolatele e mettetele in un piatto,
sul quale avrete messo un paio di fogli di carta da cucina, in modo che l'olio
in eccesso possa essere assorbito, e salatele leggermente.
Friggete
ora l'uvetta - si, potete usare lo stesso olio, visto che per i cipollotti non
avete usato panature o simili - tuffando anch'essa nell'olio e facendola andare
per non più di una ventina di secondi, in modo che abbia giusto il tempo di gonfiarsi e scurirsi leggermente,
scolandola e mettendola sul piatto dove avete messo i cipollotti (ovviamente
senza però salarla).
Bene,
ci siamo e non resta che impiattare, mettendo per prima cosa un cucchiaio di
crema di cipolle sul fondo dei piatti - suggerisco di sceglierli con il fondo
leggermente bombato, quasi delle piccole scodelle o ciotoline - disponendo poi
sopra di essa i pezzi di aringa, i pinoli e l'uvetta.
Bravo. Sicuramente buona ... ma per un neofita mi sembra un pò complicato.
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