Ricordate
che il pesce crudo, prima di essere preparato e servito, deve essere abbattuto
o congelato (il tempo di abbattimento dipende dalla temperatura e va dalle 9 ore
a -40° fino alle 96 a -15°) in modo da eliminare il rischio di contaminazioni
da parte di batteri e parassiti, tra i quali il più pericoloso è sicuramente l'Anisakis. Per quanto riguarda gli esercizi commerciali,
punti vendita e ristoranti, esiste l'obbligo di informazione al consumatore,
come stabilito dal Ministero della Salute.
Il
piatto nasce da un momento di insofferenza domenicale, che mi ha visto vagare
freneticamente in cucina, alla ricerca di qualcosa che potesse aprire il
classico pranzo domenicale, che a casa mia ancora gioca un ruolo decisamente
tradizionale.
Alla
fine mi sono ricordato di un filetto di ombrina, che avevo surgelato tempo
addietro proprio per poterlo usare a crudo, che ho quindi prontamente tirato
fuori da freezer in modo da dargli degna fine.
Con
l’ombrina, come da titolo, ci ho fatto una classica tartare, arricchita dalla mela, nella varietà “renetta”, in modo da
aver una componente che, al tempo stesso, fosse croccante e leggermente
acidula.
La
tartare l’ho lasciata quasi in purezza, condendola solamente con
olio extravergine di oliva, semi di coriandolo, un trito di foglie di menta e
qualche fiocco di sale nero.
Insieme
alla tartare, un classico guacamole, fatto con avocado, scorza e
succo di lime, paprika piccante sale e pepe. Ho preferito eliminare invece lo
scalogno (o la cipolla o il cipollotto, a seconda delle versioni), dato che
questo ho pensato potesse donare al tutto un gusto fin troppo deciso, che
potesse sovrastare quello, più delicato, del pesce.
Ingredienti
(per 4/6 persone)
Per
la tartare di ricciola
- Due etti di polpa di ricciola
- Una mela renetta
- Fiocchi di sale nero
- Una decina di foglioline di menta
- Olio extravergine di oliva
- Semi di coriandolo
- Sale marino
Per
il guacamole
- Due avocado ben maturi
- Un lime
- Mezzo cucchiaino di paprika piccante
- Sale e pepe bianco
Partite
con la preparazione della tartare,
sfilettando l’ombrina, operazione per la quale ci vuole un po' di pratica e di
pazienza.
Prendete
per prima cosa un coltello con la lama flessibile e ben affilata, poi tagliate via la testa al pesce,
in modo che il suo corpo poggi meglio sul tagliere.
Partendo
dalla coda, incidete trasversalmente il pesce, fino ad arrivare alla lisca
centrale, poi ruotate il coltello, in modo che la parte piatta della lama
rimanga ben a contatto con la lisca, tagliate per tutta la lunghezza, fino ad
uscire dalla parte della testa. Girate il pesce e ripetete per l'altro lato,
tutto sommato più facile a farsi che a dirsi.
Altro
modo, più di precisione, è quello di usare un coltellino molto affilato e
incidere il pesce nella sua parte superiore, tenendo la lama a contatto con la
lisca centrale e procedere con piccoli tagli verso l’interno del pesce, fino a
separare i filetti. Per capire meglio, potete guardarvi questo video di Coquis - Ateneo Italiano della Cucina.
Usando
poi un paio di pinzette (ci sono quelle specifiche per il pesce), rimuovete le
lische residue, che si trovano nella parte centrale dei filetti e poi, sempre
usando un coltello affilato, rifilateli, rimuovendo la parte di pelle sui bordi
che, normalmente, è più spessa e meno gradevole, sia alla vista che al gusto.
Rimuovete
infine la parte più scura della polpa, quella vicino alle interiora, che ha un
sapore piuttosto forte e amaro, quindi mettete i filetti su un tagliere, con la
pelle rivolta verso il basso e usando sempre il coltello affilato, separate la
polpa dalla pelle, operando in modo analogo allo sfilettamento.
Pesate
la polpa alla quantità indicata, quindi tagliatela a cubetti e poi, usando un coltello a lama grande e affilata, battetela
in modo da ridurla alla consistenza che preferite, che comunque, per questa
preparazione, dovrebbe piuttosto fine.
Mettete
l’ombrina in una ciotola, bagnatela con tre cucchiai di olio extravergine di
oliva e date una prima mescolata.
Prendete
la mela, sbucciatela, eliminatene semi e torsolo, poi tagliatela prima a
fettine, piuttosto sottili, direi circa tre millimetri di spessore, e poi in
piccoli dadini, di circa tre millimetri di lato.
Unite
rapidamente la mela all’ombrina, mescolando in modo che l’olio bagni per bene
tutto il composto, fermando il naturale processo di ossidazione della mela.
Tritate
finemente al coltello le foglioline di menta e aggiungetele nella ciotola con
il pesce, poi date una leggera macinata di semi di coriandolo, aggiungete un
pizzico di sale marino e mezzo cucchiaino di fiocchi di sale nero.
Per
quanto riguarda l’equilibrio tra sale marino e fiocchi di sale, lasciatevi
guidare dal vostro gusto, con l’unico obiettivo di avere una giusta sapidità
(personalmente, per gusto personale, preferisco sempre privilegiare i fiocchi
rispetto al sale, in modo da avere una sapidità volutamente non omogenea, che
crei un bel contrasto al gusto).
Preparate
ora il guacamole, cosa che dovrete
fare all’ultimo momento, per evitare che l’ossidazione vi doni un guacamole tendente al marrone, invece
che essere di un bel colore verde.
Tagliate
a metà, nel verso della lunghezza, gli avocado ed eliminate il grosso nocciolo
centrale, quindi, usando un cucchiaino, ricavate la polpa morbida e
raccoglietela sul tagliere.
Usando
i rebbi di una forchetta, schiacciate la polpa dell'avocado in modo da ridurla,
appunto, ad una sorta di crema e, mentre lavorate, aggiungete un cucchiaino di
succo di lime, in modo da contrastare la naturale ossidazione.
Quando
avrete ottenuto una crema fluida, mettetela in una ciotola, unite il sale, il
pepe, la paprika piccante, la scorza di mezzo lime e un altro paio di
cucchiaini di succo.
Mescolate
per bene, poi assaggiate per verificare il corretto equilibrio di sapori, soprattutto
quelli acidi e piccanti, che dovranno essere si percepibili, senza però coprire
gli altri sapori.
Bene,
non resta che impiattare, cosa che sarebbe meglio fare usando un piccolo stampo rotondo, in modo da avere piatti ordinati
e puliti nell’aspetto.
Per
prima cosa disponete lo stampo sul piatto, poi mettete al suo interno un
cucchiaio ben colmo di guacamole,
esercitando una leggera pressione, meglio se con l'apposito disco che spesso si
vende abbinato agli stampi, in modo da compattarlo e livellarlo.
Tenete
presente che il guacamole, essendo
ben cremoso, avrà la tendenza, in caso di prensione eccessiva, ad uscire dal
bordo inferiore dello stampo, per cui non esagerate nella spinta.
Sopra
al guacamole, la tartare di ombrina e mela operando nello stesso modo e cercando di
avere una struttura finale dove i due strati abbiano lo stesso spessore.
Ripetete
l’operazione per tutti i piatti, quindi guarnite come più vi piace, dato un
leggero giro di olio extravergine su ciascuna porzione e servite.
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