Confesso che sono stato tentato di chiamare questo piatto
“Finta cacio e pepe supercharged”,
visto che nell’aspetto ricorda la meravigliosa cremosità del celebre piatto della cucina romana, anche se poi ci
sono altri ingredienti a renderla più ricca.
La cremosità, invece, è data da una crema di rape
bianche, lavorata solo con olio extravergine di oliva e che nel colore,
appunto, ricorda quella che si ottiene sciogliendo
il pecorino romano, che qui non c’è, con l’acqua di cottura della pasta.
C’è poi il guanciale, reso croccante con una rosolatura
in padella e poi aggiunto durante la mantecatura, e la cipolla ramata di Montoro,
essiccata in forno e poi ridotta in briciole,
queste aggiunte direttamente sui piatti, al momento di servire, per evitare che
l’umidità della pasta potesse idratarle
nuovamente.
Non ho volutamente aggiunto il pecorino, soprattutto
perché un paio dei miei ospiti erano intolleranti al lattosio, ma voi sentitevi
libero di farlo, visto che credo che, in piccole dosi, completi degnamente il
piatto, un piatto peraltro dai sapori comunque decisi, anche senza l’aggiunta
del formaggio.
Come formato di pasta, come si evince dal titolo, ho
scelto gli spaghetti alla chitarra, che mancavano dalla mia cucina veramente da troppo tempo.
Ingredienti (per 4 persone)
Per la pasta
- Tre etti e venti di spaghetti alla chitarra
- Due cucchiai di pecorino romano grattugiato (opzionali)
- Sale marino grosso
Per la crema di rape bianche
- Due etti e mezzo di rape bianche
- Due cucchiai di olio extravergine di oliva
- Sale marino
- Pepe nero
Per le briciole
di cipolle
- Due etti di cipolla di Montoro (o la classica ramata)
- Sale marino
Per il guanciale croccante
- Un etto di guanciale
Partite con l’essiccatura della cipolla, operazione che
richiederà non meno di due ore, pulendola eliminando lo strato più esterno, e
poi tagliandole sottilmente a fette, cosa che ridurrà il tempo necessario
all’evaporazione dell’acqua.
Prendete una teglia, metteteci un foglio di carta da
forno e sopra di questa disponete le fette di cipolla, facendo in modo che queste
siano ben distese e senza sovrapposizioni.
Salate leggermente la cipolla, quindi infornate la teglia
a 70° per un paio d’ore e, comunque, fino a quando la cipolla non si sarà seccata, divenendo croccante, momento
nel quale toglierete la teglia dal forno.
Quando la cipolla si sarà intiepidita, mettetela sul
tagliere, copritela con un foglio di carta da forno ed esercitate una leggera
pressione, in modo da romperla grossolanamente.
Togliete la carta da forno e, usando un coltello a lama
grande, lavorate ancora la cipolla,
in modo da ottenere quasi delle briciole,
non troppo piccole ma di dimensione e forma variabili, che metterete in una
ciotolina e in luogo asciutto in attesa di usarle.
Parallelamente alla cipolla, quando questa è in forno, preparate
la crema di rape, prendendo per prima cosa una ciotola bella grande e
riempiendola con acqua freddissima, magari aggiungendo anche del ghiaccio o, se
non l'avete, mettendo preventivamente la ciotola con l'acqua nel frigorifero.
Pulite le rape, eliminando la parte esterna in modo da
esporre la polpa interna, bianchissima, quindi tagliatele in pezzi irregolari,
di circa due o tre centimetri di lato.
Portate a bollore abbondante acqua, leggermente salata,
quindi tuffateci le rape e fatele cuocere per dieci minuti dalla ripresa del
bollore, e comunque fino a quando non saranno ben morbide.
Quando le rape sono pronte, prendetele con un mestolo
bucato e travasatele nell’acqua ghiacciata, in modo da fermarne la cottura,
quindi scolatele definitivamente, ricordandovi di non buttare la loro acqua di
cottura, che vi servirà poi per dare la giusta densità alla crema.
Raccogliete le rape nel bicchiere del frullatore,
tradizionale o a immersione
che sia, aggiungete due cucchiai di olio extravergine, un mestolo dell'acqua di
cottura, poi fate andare il frullatore alla massima velocità, fino ad ottenere
un composto liscio e senza residui solidi.
Regolate di sale, date una generosa macinata di pepe
nero, date un’ultima frullata, quindi valutate la densità della crema, che
dovrà essere piuttosto fluida, senza però preoccuparvi troppo, dato che poi, al
momento della mantecatura, potrete usare l’acqua di cottura della pasta per
regolare il tutto.
Tagliate il guanciale a fette di circa mezzo centimetro
di spessore, quindi ricavate da esse i singoli pezzi, nella forma di listarelle, larghe non più di mezzo
centimetro e lunghe tanto quanto è l’altezza delle singole fette.
A questo punto - sempre che le cipolle essiccate siano
pronte e già ridotte in briciole
- mettete sul fuoco l’acqua per la pasta,
abbondante, mi raccomando, salandola (io la salo sempre subito, più che altro
per evitare di scordarmi di farlo dopo) e, tanto che raggiunge il bollore,
proseguite con la preparazione del condimento.
Prendete una padella, meglio se anti-aderente e sufficientemente
ampia da poter contenere la pasta per la mantecatura finale, metteteci il
guanciale e portatela sul fuoco (mettete sempre il guanciale a freddo, per evitare che il contatto
con la casseruola già calda tenda a bruciarlo in superficie), a fiamma media,
facendo andare fino a quando il guanciale non si sarà dorato e avrà rilasciato buona parte del suo grasso.
Mi raccomando, siate attenti nel valutare il giusto
livello di doratura, che dovrà essere tale da garantire la croccantezza del guanciale, a non così tanto da renderlo amaro,
cosa che si verifica in caso di cottura eccessiva.
Quando il guanciale è pronto, allontanate la casseruola
dal fuoco e, usando un mestolo bucato, prelevate il guanciale, mettendolo in un
piatto sul quale avrete messo qualche foglio di carta da cucina, in modo che il
grasso in eccesso possa essere assorbito.
Scolate il grasso rilasciato dal guanciale, che ha un
sapore talmente deciso da offuscare tutti gli altri, nel caso lasciandone
giusto un piccolo fondo, ma credetemi, non più di un paio di cucchiai, quindi
unite la crema di rape nella padella e date una mescolata.
Tornate all’acqua della pasta e, quando è a bollore, tuffateci
gli spaghetti, facendoli cuocere e mantenendoli bene al dente e, quando mancano
un paio di minuti alla fine della cottura della pasta, prendete una tazza e
riempitela con la sua acqua, ricca di amido, che vi servirà per la mantecatura
finale.
Un modo alternativo, e direi anche preferibile visto che
non vi costringe a mettere da parte l'acqua di cottura, è quello di prendere la
pasta direttamente dalla sua pentola, usando un forchettone o un mestolo a
seconda del formato della pasta, e unirla direttamente nella padella con il
condimento. In questo modo avrete a disposizione tutta l'acqua di cottura, alla
giusta temperatura e senza dover fare considerazione su quanta ve ne serva, con
il rischio di sbagliare.
Sempre a pochi minuti dalla cottura della pasta, riportate
la padella con il condimento sul fuoco, in modo che questo sia alla giusta
temperatura quando vi unirete la pasta.
Quando la pasta è ben al dente, scolatela velocemente e,
senza perdere tempo ad eliminare completamente l’acqua di cottura, unitela
nella padella con il condimento, riportandola sul fuoco, alzando la fiamma e
procedendo con la mantecatura, usando l'acqua di cottura messa da parte e
facendo in modo che la pasta risulti ben cremosa, interrompendo la mantecatura
quando vedete che il fondo comincia, per effetto della completa evaporazione
dell’acqua residua, a ridursi troppo.
Quando la mantecatura è al punto giusto, spegnete la
fiamma e unite il guanciale croccante e, se avete deciso di usarlo, il pecorino
grattugiato, mescolando ancora in modo da amalgamare il tutto.
Impiattate velocemente, per evitare che la pasta si asciughi, distribuendo poi le briciole di cipolla, quasi come fosse
del parmigiano.
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