Come i romani di certo sapranno, la minestra broccoli e
arzilla (nome romano per la razza)
appartiene a quella parte della tradizione gastronomica romana che, benché
forse meno nota e per così dire oscurata da piatti che, al momento, riscuotono
maggior successo, ha comunque un radicamento deciso nel passato, un passato
fatta di piatti poveri e nutrienti, che per fortuna cominciano ad essere
riscoperti.
La base di partenza è stata quindi la ricetta
tradizionale, modificata poi per cercare nuove consistenze e sapori - vabbè,
voglio essere sincero, l’ho modificata perché non mi piace seguire alla lettera
ricette note - cercando comunque di non allontanarmi troppo dalla versione
della tradizione.
Innanzitutto il broccolo romanesco, che l’ho usato
riducendolo in crema dopo averlo bollito in acqua, in modo da avere un piatto
più denso e cremoso rispetto alla ricetta originale.
Per quanto riguarda il pesce, oltre ovviamente
all’arzilla, ho aggiunto anche l’orata e la gallinella, quasi a spostarsi verso
una sorta di minestra di pesce, usando tute le varietà a crudo, nel senso di averle unite crude alla crema di broccolo e
facendole cuocere all’interno di essa, in modo da non disperdere in alcun modo il loro sapore.
Con gli scarti del pesce, invece, ci ho fatto un brodo
non molto ristretto, che ho utilizzato, insieme all’acqua di cottura bel
broccolo, per dare la giusta consistenza alla crema.
Per quanto riguarda la pasta, sono rimasto sul classico,
usando gli spaghetti, spezzati con le mani come da tradizione.
Per il pomodoro, al contrario, mi sono decisamente
allontanato, visto che anziché unirlo alla minestra, lo usato come una sorta di
complemento, di guarnizione, scegliendo i pomodorini ciliegino, che ho fatto
appassire in forno e poi aggiunti quasi fossero un elemento separato, portatore
di acidità, lasciando agli ospiti la decisione di come mangiarli.
Completano il piatto dei piccoli di dadini di pane, tostati
in padella con olio extravergine di oliva e profumati all’aglio, aggiunti solo
al momento dell’impiattamento.
Segnalo, infine, cha sia la pasta che il pesce li ho
cotti in modo passivo, unendoli alla
crema di broccoli, facendo riprendere il bollore, poi spegnendo e coprendo con
il coperchio, lasciando cuocere fino a che la pasta non fosse al dente.
Ingredienti (per 6 persone)
Per la minestra
- Un broccolo romanesco piuttosto grande (o due piccoli)
- Un’arzilla
- Una gallinella
- Un’orata
- Cento grammi di spaghetti
- Due spicchi d’aglio
- Un pezzetto di peperoncino
- Olio extravergine d’oliva
- Sale marino
- Pepe nero
Per il brodo di pesce
- Gli scarti dei pesci usati per la zuppa
- Mezza carota gialla
- Un quarto di costa di sedano
- Mezza cipolla
- Sale grosso
Per i pomodorini appassiti
- Venti pomodorini ciliegino
- Sale marino
- Zucchero semolato
Per i crostini di pane all’aglio
- Tre fette di pane casareccio
- Uno spicchio d’aglio
- Due cucchiai di olio extravergine di oliva
Per prima cosa dedicatevi ai pomodorini, la cui
preparazione richiederà più o meno un paio d’ore, lavandoli e tagliandoli a
metà.
Prendete una teglia, metteteci un foglio di carta da
forno e sopra di questa disponete i pomodorini, con la parte tagliata rivolta
in alto, salandoli leggermente e aggiungendo anche un pizzico di zucchero, che
contribuirà ad esaltare la loro dolcezza, riducendo al contempo l’acidità.
Infornate la teglia a 70°, fino a quando i pomodorini non
si saranno raggrinziti - ci vorranno
circa un paio d'ore - segno che buona parte della loro acqua sarà oramai
evaporata.
Mi raccomando, non abbiate fretta e non alzate la
temperatura, dato che i diversi elementi devono disidratarsi e non cuocersi, e
70° è la giusta temperatura per far evaporare l'acqua in modo non traumatico,
senza che i pomodorini perdano la loro consistenza.
Tenete comunque presente che il livello di essiccazione dei pomodorini dipenderà
anche dal vostro gusto, potendo scegliere se lasciarsi essiccare più o meno a
lungo, ricordando che tanto più questa sarà prolungata, senza eccedere comunque,
tanto più concentrato sarà il loro sapore.
Quando i pomodorini sono pronti, togliete la teglia dal
forno e fateli freddare.
Dedicatevi ora al pesce, separando la polpa dalle parti
che userete per il brodo, operazione per la quale dovrete usare un coltello
affilato e in parte flessibile, come è appunto il caso dei coltelli specifici per sfilettare.
Per quanto riguarda l’arzilla, questa operazione si
traduce in realtà a ricavare la polpa delle ali,
la parte più carnosa del pesce, cosa che farete - sto assumendo che ve la siate
fatta pulire da chi ve l’ha venduta - tagliando progressivamente a partire
dall’attaccatura delle ali e procedendo verso l’esterno, fino a separare la
polpa dalla struttura cartilaginea del pesce.
Anche se non è proprio la stessa cosa, potete farvi
un’idea guardando questo video sullo sfilettamento dei pesci piatti, realizzato da di Coquis - Ateneo Italiano della Cucina.
Per quanto riguarda orata e gallinella, invece, procedete
nel modo più tradizionale, facendo per prima cosa un taglio trasversale poco
prima della testa, incidendo poi il pesce nella sua parte superiore, tenendo la
lama a contatto con la lisca centrale e procedendo con piccoli tagli verso
l’interno, fino a separare i filetti.
Anche in questo caso, per capire meglio, potete guardarvi
quest’altro video,
sempre realizzato da Coquis - Ateneo Italiano della Cucina.
Per l’arzilla non dovrete fare molto altro, visto che il
pesce non presenta le classiche lische ma, al più, qualche residuo di
cartilagine, che potrete togliere con molta facilità e, ovviamente, la pelle,
nel caso non l’avesse già tolta il pescivendolo.
I filetti degli altri pesci, invece, li metterete sul
tagliere e poi, usando un paio di pinzette (ci sono quelle specifiche per il pesce), ne rimuoverete le lische residue, che si trovano nella parte
centrale.
Sempre usando un coltello ben affilato, rifilate poi i filetti, rimuovendo la
parte di pelle sui loro bordi che, normalmente, è più spessa e meno gradevole,
sia alla vista che al gusto e rimuovendo anche la parte più scura della polpa,
quella vicino alle interiora, che ha un sapore piuttosto forte e amaro.
Infine, con i filetti con la parte con la pelle rivolta
verso il basso, e usando sempre il solito coltello ben affilato e con la lama
non troppo piccola, separate la polpa dalla pelle, cosa che potrete fare con
tagli progressivi, ognuno volto a separare un pezzo della polpa.
Tagliate la polpa di tutti i pesci in pezzi irregolari,
nella forma e nella dimensione, ma comunque non troppo grandi, diciamo al più
di qualche centimetro di lato, mettendoli in una ciotola, che coprirete con un
pezzo di pellicola trasparente e metterete in frigorifero in attesa di usarli.
Prendete tutti gli scarti del pesce e rimuovete da essi
eventuali residui di pelle e di interiora, quindi metteteli in una pentola e
copriteli con un litro abbondante di acqua fredda, poi aggiungete la carota, il
sedano e la cipolla, portando sul fuoco, a fiamma media.
Fate raggiungere un bollore leggero, proseguendo giusto
per una mezz’ora, a pentola scoperta, visto che come ho detto ho voluto fare un
brodo piuttosto leggero - voi, naturalmente, potete fare diversamente, in base
ai vostri gusti - che salerete solo verso la fine della cottura, in modo da
compensare l’evaporazione dell’acqua.
Quando il brodo è pronto, spegnete la fiamma, fatelo
intiepidire e poi filtratelo - va benissimo un colino a maglie fitte - in modo
da trattenerne i residui.
Ora è il momento del broccolo romanesco, che pulirete
tenendo solo le cimette e la parte di gambo necessaria a tenerle unite,
scartando quindi le parti più dure.
Scegliete, tra le cimette appena ricavate, quelle più
piccole e regolari, che poi userete come elemento di guarnizione, ma anche per
avere il broccolo in due diverse consistenze.
Prima di procedere con la cottura, prendete una ciotola
bella grande e riempitela con acqua freddissima, magari aggiungendo anche del
ghiaccio o, se non l'avete, mettendo per tempo la ciotola nel frigorifero.
Prendete poi una pentola, riempitela di acqua, salatela
leggermente e portatela sul fuoco e, quando l’acqua bolle, tuffateci prima le
cimette da usare come guarnizione, facendole cuocere per tre minuti - devono
rimanere ben croccanti - a fiamma vivacissima e senza coperchio, fino a quando
saranno morbide, momento nel quale le scolerete usando un mestolo bucato,
travasandole direttamente nell'acqua ghiacciata, in modo da, come si dice in
gergo, fissarne la clorofilla e
mantenerne quindi il suo bel colore verde.
Scolate le cimette e fatele asciugare per bene, tenendole
poi da parte fino al momento di usarle.
A seguire cuocete, sempre nella stessa acqua e con le
stesse modalità, le altre cimette, questa volta per un tempo più lungo, circa
quindici minuti, in modo che risultino morbide, dopo di che le scolerete e le fredderete esattamente come avete fatto
in precedenza.
Non buttate l'acqua di cottura del broccolo, che vi servirà
per regolare la densità della crema.
Scolate definitivamente le cimette e travasatele nel
bicchiere del frullatore tradizionale o in
quello del frullatore a immersione, poi
aggiungete un mestolo dell'acqua di cottura ed uno di brodo di pesce - io ho
fatto così, ma nulla vieta di usare proporzioni differenti o, volendo, anche
solo il brodo di pesce - facendo infine andare il frullatore alla massima
velocità, fino ad ottenere una crema fluida e senza residui solidi.
Valutate la densità finale, che dovrà essere comunque
piuttosto ridotta dato che al suo interno andrà poi cotta la pasta e, visto che
ci siete, assaggiate e, nel caso, regolate di sale.
Prendete ora una casseruola, di dimensione adatta a poter
contenere la minestra, ungetela con quattro cucchiai d'olio extravergine,
metteteci i due spicchi d'aglio, sbucciati e parzialmente schiacciati e il
peperoncino, che doserete in base al vostro amore del piccante.
Portate la casseruola sul fuoco, a fiamma media, e fate
andare fino a quando l'aglio non sarà dorato, poi toglietelo, insieme al
peperoncino, e unite la crema di broccolo romanesco.
Mettete il coperchio, abbassate al minimo la fiamma e fate
prendere calore - la crema non deve cuocersi ulteriormente - in modo che possa
insaporirsi dell'olio e dei sapori di aglio e peperoncino.
In questa fase dovrete essere bravi a valutare la
corretta densità, considerando, come detto prima, che gli spaghetti
assorbiranno parte del liquido, anche se dovrete resistere alla tentazione di
diluire troppo la crema, correndo il rischio di avere, alla fine, una minestra
troppo liquida.
Quello che vi consiglio è di partire con densità che
avete ottenuto dopo la frullatura, avendo però sottomano altro liquido -
mantenente sempre la proporzione tra acqua di cottura dei broccoli e brodo di
pesce - che terrete a bollore leggero, in modo da poterlo aggiungere nel caso
il tutto vi sembrasse, durane la cottura della pasta e del pesce, troppo denso.
Quando la crema avrà raggiunto un bollore leggero, unite
il pesce - tiratelo fuori dal frigorifero con un po’ di anticipo, in modo che
sia a temperatura ambiente quando lo unirete - e gli spaghetti, che avrete
prima spezzato a mano, tenendo presente che, come indicazione, un singolo
spaghetto dovrà essere spezzato più o meno in cinque pezzi.
Mescolate, poi fate riprendere il bollore leggero, quindi
spegnete la fiamma e coprite con il coperchio, avviando la cottura passiva, ricordandovi di girare la minestra
almeno un paio di volte.
Tanto che la cottura passiva procede, preparate i
crostini di pane, ricavando da questo delle fette di circa un centimetro di
spessore, eliminandone poi la crosta e tagliandole infine in dadini regolari,
di circa un centimetro di lato.
Prendete lo spicchio d’aglio, sbucciatelo, tagliatelo a
metà nel verso della lunghezza e, con i due mezzi spicchi, strofinateci il
fondo di un padellino anti-aderente, in modo che gli umori dell’aglio possano trasferirsi ad esso.
Aggiungete nel padellino un paio di cucchiai di olio
extravergine di oliva e portatelo sul fuoco, a fiamma media, unendo i dadini di
pane quando l’olio sarà caldo, ma non bollente, facendoli saltare velocemente e
girandoli, in modo che possano dorarsi uniformemente.
Non appena i dadini sono pronti e croccanti, travasateli
in un piatto, sul quale avrete messo un foglio di carta da cucina o per
frittura, in modo che l'olio in eccesso possa essere assorbito.
Tornate alla minestra e, trascorso il tempo indicato per
la cottura degli spaghetti, togliete il coperchio e assaggiate, per verificare
che questi siano effettivamente al dente e, se fossero ancora troppo duri,
coprite nuovamente e ricontrollate dopo un paio di minuti.
Quando la minestra è pronta, aggiungete una generosa
macinata di pepe nero, mescolate per benino e procedete con l’impiattamento, distribuendo
la zuppa nei rispettivi piatti, dando un leggerissimo giro di olio extravergine
di oliva a crudo e aggiungendo i crostini di pane, cosa che farete all’ultimo
secondo, per evitare che l’umidità residua faccia perdere loro la croccantezza.
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