Questa ricetta è entrata nel novero dei vincitori del
Contest “Giri di Pasta”
I ravioli li ho preparati solamente con acqua e farina Kamut
(ricordo sempre che Kamut è
un marchio registrato e non un tipo di grano), dato che il condimento
utilizzato, semplice e essenziale, rendeva poco appropriata una preparazione
classica con le uova.
Come ripieno, ho scelto lo scorfano, lavorato a crudo, e
i pistacchi, conditi solamente con olio extravergine, sale marino, semi di
coriandolo e un poco di scorza di limone grattugiata.
Il ripieno, come dicevo, non è stato cotto
preventivamente, ma la sua cottura è stata invece lasciata alla cottura stessi
dei ravioli, peraltro di soli tre minuti, in modo da non mortificare il pesce,
che come sono sicuro saprete, non ama le cotture prolungate.
Dopo la classica cottura in acqua, inoltre, ho fatto saltare i ravioli in padella, solo dal
lato della base e con un filo d’olio extravergine, in modo da renderli in parte
croccanti - nella fotto ho disposto i ravioli in modo che se ne potesse vedere
il risultato finale - ottenendo un piacevole contrasto nelle consistenze.
Ho infine servito i ravioli con un’acqua di pomodoro,
ricavata da una riduzione “a freddo”
di pomodori rossi - mettete in conto almeno otto ore - alla quale ho aggiunto
solo un pizzico di sale e qualche fogliolina di timo.
Per ultima, la pelle dello scorfano, fritta in olio di
semi di arachide, che porta ulteriore croccantezza e aggiunge una nota di
colore ad un piatto dai toni altrimenti piuttosto spenti.
Per quanto riguarda la preparazione, aggiungo che, come
per tutti ravioli con ripieno molto morbido, saranno indispensabili degli stampi in silicone a cupola, che vi consentiranno di dar forma al ripieno e poi raffreddarlo, in modo da renderlo
sufficientemente duro per poterci poi
comporre i ravioli.
Altrettanto fondamentale, poi, un discreto assortimento
di stampi circolari, utili per dare la forma ai ravioli.
Relativamente alle quantità indicate per la pasta, tenente
presente che queste sono decisamente abbondanti rispetto al numero di ravioli
che ragionevolmente preparerete, soprattutto se tirerete la sfoglia piuttosto
sottilmente, come dovrebbe essere per un ripieno non troppo elaborato.
Personalmente, però, preferisco sempre prepararne una dose abbondante, dato che
posso poi utilizzarla per farci altro o semplicemente surgelarla, dopo averla
tagliata nel formato desiderato.
Ingredienti (per 4/6 persone)
Per la pasta dei ravioli (vedi sopra)
- Due etti di farina Kamut
- Un etto di acqua
- Due cucchiai di olio extravergine di oliva
Per il ripieno
- Due etti e mezzo di polpa di scorfano
- Un cucchiaio di pistacchi sgusciati, non salati
- Mezzo cucchiaino di scorza di limone grattugiata
- Due cucchiai di olio extravergine di oliva
- Semi di coriandolo
- Sale marino
Per la pelle croccante
- La pelle dello scorfano
- Olio di semi di arachide (vedi dopo)
Per l’acqua di pomodoro
- Otto etti di pomodori rossi e ben maturi
- Una ventina di foglioline di timo fresco
- Sale marino
Partite naturalmente con l’estrazione dell’acqua di
pomodoro, tagliando questi ultimi grossolanamente a pezzi e passandoli al passa pomodoro, usando un disco con i fori piccoli, in modo da raccoglierne
solamente la polpa.
Prendete poi una ciotola di diametro piuttosto ampio - se
è di vetro trasparente, ancora meglio, così potrete controllare la quantità di
acqua prodotta - e copritela con un tovagliolo o un fazzoletto, che terrete in
posizione, ben teso, aiutandovi con qualche elastico, come se fosse la
copertura di un tamburo.
Versate il pomodoro passato sul tovagliolo, che per il
peso si incurverà leggermente, mettendo poi il tutto in luogo fresco e
dedicandovi ad altro, in attesa che l'acqua dei pomodori, lentamente, filtri
nel tovagliolo, lasciandovi una polpa piuttosto compatta, che naturalmente
potrete usare per fare altro, come ad esempio una salsa per la pasta.
Il processo, come vi dicevo, è piuttosto lungo, non meno
di otto ore, durante le quali, ogni tanto, muovete
la polpa usando un cucchiaio e tirate
il tovagliolo messo a copertura, in modo da facilitare il passaggio dell’acqua.
Quando il tempo è trascorso e la quantità d’acqua vi
sembra sufficiente - ne utilizzerete poca, direi all’incirca tre cucchiai per
ciascuna porzione - raccogliete la polpa usando un cucchiaio, mettendola in una
ciotola, poi togliete delicatamente il tovagliolo messo a copertura.
Aspettate una decina di minuti, in modo che gli eventuali
residui di polpa colati attraverso il tovagliolo possano depositarsi sul fondo
della ciotola, quindi usando un mestolo prendete l’acqua dalla superficie e
mettetela in un pentolino, in modo che sia poi facile scaldarla quando sarà il
momento.
Dedicatevi ora alla preparazione del ripieno, sfilettando
per prima cosa lo scorfano - dovendo poi usare anche la pelle, sinceratevi che
questa sia stata squamata per bene - operazione per la quale ci vuole un po' di
pratica e pazienza, soprattutto le prime volte, e anche di attenzione, visto
che lo scorfano è piuttosto impegnativo da maneggiare.
Prendete un coltellino molto affilato e con la lama
flessibile, quindi fate per prima cosa un taglio trasversale poco prima della
testa, quindi incidete il pesce nella sua parte superiore, tenendo la lama a
contatto con la lisca centrale e procedere con piccoli tagli verso l’interno,
fino a separare i filetti. Per capire meglio, potete guardarvi questo video di Coquis - Ateneo Italiano della Cucina.
Usando poi un paio di pinzette (ci sono quelle specifiche per il pesce), rimuovete le lische residue, che si trovano nella parte
centrale dei filetti e poi, usando un coltello ben affilato, rifilateli,
rimuovendo la parte di pelle sui bordi che, normalmente, è più spessa e meno
gradevole, sia alla vista che al gusto.
Rimuovete infine la parte più scura della polpa, quella
vicino alle interiora, che ha un sapore piuttosto forte e amaro.
Mettete i filetti di scorfano sul tagliere, con la pelle
rivolta verso il basso e, usando un coltello ben affilato e con la lama non
troppo piccola, separate la polpa dalla pelle, cosa che potrete fare con tagli
progressivi, ognuno volto a separare un pezzo della polpa.
Eliminate dalla pelle ogni traccia di polpa, quindi
mettetela su un foglio di carta da cucina, in modo che sia perfettamente
asciutta quando la friggerete.
Date una pulita al tagliere e poi, usando coltello con la lama piuttosto grande e ben affilata, battete la polpa dello scorfano in modo da ridurla alla consistenza
che preferite, che per un ripieno dei ravioli a me piace sia fine ma non
troppo.
Mettete la polpa dello scorfano in una ciotola, quindi
aggiungete due cucchiai di olio extravergine di oliva, un poco di sale marino e
di semi di coriandolo macinati, la scorza del limone, che grattugerete usando
una grattugia a lama fine, come questa della Microplane,
dando poi una prima mescolata.
Prendete i pistacchi, metteteli sul tagliere e, usando il
solito coltello a lama grossa, rompeteli
in modo irregolari, ottenendo pezzi irregolari e non troppo piccoli, in modo
che questi siano chiaramente percepibili all’interno delle praline.
Unite i pistacchi allo scorfano e mescolate nuovamente, quindi
assaggiate per verificare il corretto bilanciamento dei sapori.
Usando un cucchiaino o direttamente le mani - la cosa
migliore, a dirla tutta - mettete il ripieno negli stampini in silicone, scegliendo possibilmente quelli i cui incavi hanno una forma a
cupola, senza disegni o decorazioni e poggiandoli su una piccola teglia, che possa
ovviamente entrare nel vostro freezer e che vi consentirà di spostare gli
stampi senza pericolo.
Quando mettete il ripieno nello stampo, esercitate sempre
una leggera pressione, in modo da compattarlo per bene al suo interno.
Quando avete finito, mettete gli stampi in freezer, dove
li lascerete per un paio d’ore, in modo che il ripieno possa diventare
sufficientemente duro da poterlo usare senza problemi.
Quando le due ore sono quasi trascorse, dedicatevi alla
preparazione della pasta e, se avete l’impastatrice, metteteci la farina di
Kamut, l'olio extravergine e l’acqua tiepida - la temperatura dovrebbe essere
all'incirca di 30°, in modo da accentuare l'elasticità dell'impasto - poi fate
andare per circa sei minuti, fino a quando si sarà formata la classica palla,
che toglierete e impasterete a mano ancora per un paio di minuti.
Se non avete l’impastatrice o se, per qualche motivo, vi
piace sentire la fatica sugli avambracci, fate la classica fontana sul tavolo,
versateci al centro l’acqua e poi impastate.
In ogni caso, tenete presente che l’impasto avrà una
consistenza notevole, che renderà faticoso il suo impasto, sia che lo facciate
a mano che con l’impastatrice e così deve essere, per cui resistete alla
tentazione di aggiungere altra acqua.
Considerando che la pasta è preparata solamente con acqua
e farina, non sarà necessaria una fase di riposo,
che invece è vitale per la classica pasta all’uovo, per cui potete procedere
direttamente alla preparazione dei ravioli (naturalmente, nel caso il ripieno
non abbia ancora avuto tempo di indurirsi, farete riposare la pasta nel modo
classico, avvolgendola nella pellicola trasparente, in modo che la sua
superficie non tenda a seccarsi).
Stendete la pasta, ancora una volta a mano o con la
macchina, fermandovi ad uno spessore piuttosto sottile, direi poco meno di un
paio di millimetri - io, usando l’accessorio della mia impastatrice, sono arrivato al livello 8 - dato che la natura del
ripieno richiede, come già vi ho detto, una sfoglia leggera, che non ne ricopra
il sapore.
Prendete due stampi circolari, uno dei quali con diametro maggiore dell’altro, dove quello
minore dovrà essere di un paio di centimetri maggiore del diametro delle semisfere che ne costituiranno il
ripieno, mentre quello maggiore di un paio di centimetri maggiore del più
piccolo. Nel mio caso questi valori sono stati, rispettivamente, cinque e sette
centimetri.
Cominciate a ricavare i dischi che formeranno i ravioli:
quello di minore diametro per la base e quello maggiore per la copertura, che
dovrà seguire il profilo del ripieno, motivo della necessità di averlo di
diametro maggiore.
Ordinate i dischi sul piano di lavoro, in modo da avere
su una fila le basi e sull’altra la copertura, poi tirate fuori dal frigorifero
gli stampi con il ripieno ed estraete quest’ultimo dagli alloggiamenti, tenendo poi le piccole cupole a portata di mano.
Usando un pennellino
o le dita, inumidite leggermente le basi dei ravioli - inumidite solo al
momento di comporre i ravioli, altrimenti l’acqua avrà tutto il tempo di essere
assorbita dalla pasta o di evaporare - poi deponete il ripieno al centro di
ciascuna base e poggiateci sopra il disco di copertura.
Fate seguire al disco superiore il profilo del ripieno,
procedendo gradualmente in modo da consentire all’aria di uscire - l’aria si
espande con il calore, per cui se ne rimanesse intrappolata troppa, il raviolo
potrebbe rompersi durante la cottura - fino a chiudere completamente il
raviolo.
Prendete ora uno stampo circolare che abbia un diametro
di poco maggiore di quello della cupola del raviolo e, usandolo capovolto, cioè
con il bordo tagliente rivolto verso l’alto, calatelo sul raviolo, in modo che
la cupola ne sia racchiusa, premendo poi molto delicatamente in modo da creare
una zona di sigillatura tra la copertura del raviolo e la sua base. Non
esercitate troppa pressione, altrimenti tagliereste la pasta.
Prendete infine un altro stampo, di diametro maggiore di
quello appena usato e, calandolo esattamente come avete appena fatto, ma questa
volta con il lato tagliente rivolto in basso, usatelo per dare la forma finale
al raviolo.
Fate un ultimo controllo sul raviolo, verificando che sia
ben chiuso, poi procedete con gli altri fino ad esaurire il ripieno.
Il procedimento sembra lungo e noioso, ma vedrete che
dopo averci preso la mano, procederete molto più speditamente rispetto a fare i
ravioli nel modo tradizionale, con due fogli di pasta grandi e con il ripieno
posto ad intervalli regolari.
Prendete un piatto o una piccola teglia, metteteci un
foglio di carta da forno e distribuiteci un poco di farina Kamut, quindi
metteteci i ravioli, ben separati tra loro e certamente non sovrapposti, quindi
metteteli in frigorifero, in modo che possano rimanere ben sodi e stabili fino
al momento della cottura.
Ora è il momento della pelle dello scorfano, che come ho
già detto dovrà essere senza squame, perfettamente pulita dai residui di polpa
e completamente asciutta.
Prima di friggerla, tagliatela in pezzi irregolari e non
troppi grandi, anche se comunque potrete tagliarla anche dopo averla fritta,
quando è ancora calda, in modo da poter avere i pezzi esattamente della misura
e forma che avete in mente.
Prendete un padellino anti-aderente (la pelle è molto
collosa e, ad inizio frittura, tenderà ad andare sul fondo, per cui, se questo
non è anti-aderente, tenderà ad attaccarvisi), metteteci l’olio di arachide
fino a formare uno strato di circa un paio di centimetri, quindi portatelo sul
fuoco a fiamma media.
Quando l’olio è alla temperatura di 160° - utilissimo a
tale scopo l’uso di un termometro digitale
- immergeteci la pelle, che vedrete si arriccerà
immediatamente, per poi ridistendersi parzialmente.
Fate friggere la pelle per circa tre minuti, in modo che
diventi croccante, ma senza bruciarsi, quindi scolatela e mettetela in un
piatto, sul quale avrete messo qualche foglio di carta da cucina o per
frittura, in modo da assorbire l’olio in eccesso.
Se volete ricavare dei pezzi di forma diversa, o
semplicemente correggere quelli fatti
inizialmente, fatelo con la pelle ancora calda.
Mettete l’acqua per i ravioli sul fuoco - che sia
abbondante, mi raccomando - salatela con del sale grosso e portatela a bollore,
togliendo nel contempo i ravioli dal frigorifero, in modo che recuperino
temperatura.
Nell'attesa, prendete un piatto sufficientemente ampio da
poter contenere i ravioli, versateci un paio cucchiai di olio extravergine e
preparate anche un’altra padella, sempre anti-aderente e ampia abbastanza da
poter contenere i ravioli, ungendo anch’essa con quattro cucchiai di olio
extravergine.
Quando l'acqua avrà raggiunto il bollore, tuffateci
delicatamente (scusate l’ossimoro) i ravioli, prendendoli direttamente dal frigorifero
e facendoli cuocere per il loro tempo, che in virtù di un impasto fatto solo
con acqua e farina, sarà piuttosto breve, direi non più di due o tre minuti, a
seconda dello spessore al quale avete steso la sfoglia (nel mio caso, tre
minuti).
Una buona regola per valutare la corretta cottura, senza
essere costretti ad assaggiare i ravioli, è quella di aggiungere nella pentola
uno o più pezzi di pasta avanzata, dello stesso spessore di quella usata per i
ravioli e assaggiare questa per determinare il grado di cottura.
Tanto che i ravioli sono in cottura, mettete sul fuoco la
padella con l’olio, in modo che questo sia ben caldo quando vi unirete i
ravioli per renderli croccanti.
Sempre nell’attesa dei ravioli, scaldate anche l’acqua di
pomodoro, salandola opportunamente e portandola quasi al bollore.
Quando i ravioli sono pronti, scolateli usando un mestolo
bucato e travasateli delicatamente nel piatto - che non vi venga in mente di
scolarli come fareste normalmente con la pasta - facendo in modo che l'olio ne
bagni in modo uniforme la superficie, cosa per la quale vi suggerisco di usare
un pennellino,
con il quale prenderete l'olio sul fondo del piatto per spennellarlo sulla superficie dei ravioli.
Sempre agendo delicatamente, mettete i ravioli nella
padella con l’olio caldo, poggiandoli con la loro base a contatto con il fondo,
alzate la fiamma e fate andare per un paio di minuti, in modo che la base
prenda un leggero colore e diventi croccante.
Spegnete la fiamma della padella e procedete rapidamente
con l’impiattamento, disponendo i ravioli nei piatti, prendendoli direttamente
dalla padella, facendo in modo che questi siano con la base rivolta in alto,
sia affinché questa possa essere in vista, ma anche perché non abbia ad
ammollarsi quando unirete l’acqua di pomodoro calda (nella foto io ne ho messi
due in questo modo e due nel loro verso naturale
solo per farvi vedere bene la loro forma).
Aggiungete l’acqua di pomodoro in ogni piatto - come vi
dicevo circa tre cucchiai a porzione - facendola colare lentamente, meglio se
usando un piccolo bricco, aggiungendo infine i pezzi di pelle croccate e le
foglioline di timo.
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