L’idea mi è venuta durante un piacevolissimo soggiorno in
quel di Siena, dove tra le altre cose ho potuto bearmi della ribollita -
nella sua versione senese - cosa che, oltre al godimento, mi ha fatto venire in
mente un modo per renderla ancora più vicina ai miei gusti, che come forse
oramai saprete, sono orientati al mare.
Visto che la ribollita è, di per sé, un piatto
strepitoso, alla fine ho deciso che la sola cosa da fare era arricchirla con qualcosa di marino,
scegliendo i totani, che non uso troppo spesso, preferendo ad essi i calamari,
ma che qui mi hanno ispirato.
Preparazione classica, quindi - vi dico subito che non ho
usato le bietole per il semplice motivo che mi sono scordato di comprarle - con
l’aggiunta appunto dei totani, tagliati grossolanamente a pezzi e uniti insieme
alle verdure, in modo che cuocessero a lungo e avessero il tempo di cedere il
loro sapore alla zuppa.
Ricordatevi che la ribollita è ancora più buona se,
appunto, viene ri-bollita successivamente alla sua preparazione, motivo per cui
il suggerimento è di prepararla il giorno prima di quanto pensate di servirla.
Concludo dicendovi che, vista la presenza del pesce, ho
deciso di eliminare alcuni odori normalmente presenti nella ricetta classica,
come il rosmarino e l’alloro, mentre ho aggiunto l’aglio anche nel soffritto,
invece che nella cottura dei fagioli.
Ingredienti (per 6 persone)
- Quattro etti di totani
- Tre etti di fagioli cannellini
- Tre etti di cavolo nero
- Tre etti di verza
- Tre etti di patate a pasta gialla
- Tre etti di pane casareccio (vedi dopo)
- Quaranta grammi di carota
- Quaranta grammi di cipolla ramata
- Trenta grammi di sedano
- Un cucchiaino di concentrato di pomodoro
- Uno spicchio d’aglio
- Un pezzetto di peperoncino
- Otto cucchiai di olio extravergine d’oliva
- Sale marino
- Pepe nero
Con il dovuto anticipo, mettete i fagioli cannellini a
bagno in abbondante acqua fredda, senza aggiungere altro - tantomeno il
bicarbonato, che non serve a nulla - e lasciandoceli per un minimo di sei ore e
non più di dodici.
Trascorso il tempo dell’ammollo, scolate i fagioli,
eliminate quelli eventualmente rovinati e metteteli in una pentola, coperti da
abbondante acqua fredda, senza aggiungere odori dato che per questa
preparazione i fagioli devono essere in
purezza.
Non salate l'acqua subito, dato che la sua evaporazione
durante la cottura avrebbe l'effetto di aumentare la concentrazione salina, rischiando
di portarvi a dei fagioli eccessivamente salati.
Portate la pentola sul fuoco, a fiamma media e con il coperchio,
e quando l'acqua raggiunge il bollore, abbassate la fiamma e fate cuocere i
fagioli fino a quando non saranno teneri, cosa che dovrebbe richiedere, dal
momento del bollore, circa un’ora e mezza, salando i fagioli non più di un
quarto prima della loro fine cottura.
Nel caso preferiste usare la pentola a pressione - io
ultimamente la uso quasi sempre - salate ovviamente subito l’acqua e calcolate
quaranta minuti a partire dal raggiungimento della pressione.
Quando i fagioli sono pronti, spegnete la fiamma e fateli
intiepidire nella loro acqua, poi, usando un mestolo bucato, travasateli nel
mixer o nel frullatore, tradizionale o a immersione.,
tenendone da parte circa un mestolo - metteteli in una ciotolina con un poco
della loro acqua - che poi unirete alla ribollita a preparazione ultimata.
Aggiungete ai fagioli nel frullatore quattro mestoli
della loro acqua di cottura, poi fate andare alla massima velocità fino a
ridurre il tutto in una crema fluida e senza più alcun residuo, che assaggerete
per valutarne la sapidità.
La crema dovrà essere piuttosto fluida, considerando che
poi la userete per portare a cottura tutte le altre verdure e tenendo anche
presente che l’aggiunta del pane avrà come conseguenza quella dell’assorbimento
di gran parte del liquido.
Mi raccomando, non buttate l’acqua di cottura dei fagioli
avanzata, dato che vi potrebbe poi servire per regolare la densità della
ribollita.
Tagliate il cavolo nero, partendo dall’estremità delle
foglie, in strisce larghe più o meno un paio di centimetri, fermandovi quando
arrivate alla parte dura del gambo, che scarterete.
Tagliate a metà la verza, eliminate la sua parte
centrale, più dura, e poi tagliate anch’essa a striscioline, questa volta più
sottili, direi circa un centimetro di spessore.
Lavate entrambe le verdure, scolatele e fatele asciugare.
Sbucciate le patate e tagliatele in modo da ricavarne dei
piccoli dadini, di circa un centimetro di lato, che poi lascerete a bagno in
acqua per una mezz’ora, in modo da eliminare l’eccesso di amido.
Pulite la carota, il sedano e la cipolla, eliminando i
rispettivi strati superficiali, che risultano più coriacei alla cottura.
Mettete carota, sedano e cipolla sul tagliere e, usando
un coltello con la lama grande e ben affilata, tritateli come se doveste fare
il classico soffritto, aggiungendo anche l’aglio, al quale potete eliminare l’anima centrale, più verde, per avere un
gusto meno forte.
Tenete presente che dovrete ottenere un soffritto
piuttosto grossolano, per cui non indugiate troppo con il coltello, fermandovi
quando avrete ottenuto dei piccoli pezzi di qualche millimetro di dimensione.
Infine i totani - assumo che vi li siate fatti pulire dal
pescivendolo - che taglierete in pezzi irregolari, di circa un paio di
centimetri di lato.
Prendete una casseruola, di dimensione adatta a poter
contenere la ribollita, ungetela con otto cucchiai d'olio extravergine - la
ribollita ama l’olio, per cui non siate parchi con la quantità - unite il
soffritto e un pezzetto di peperoncino, regolandovi in base al vostro amore per
il piccane, quindi portatela sul fuoco, a fiamma bassa e senza coperchio.
Fate andare fino a quando il soffritto non avrà preso
colore, quindi unite il cavolo nero e la verza e fatele saltare, a fiamma più
vivace, per un paio di minuti, unendo poi le patate, i totani, la crema
ottenuta dai fagioli cannellini e il concentrato di pomodoro.
Salate con del sale marino - senza esagerare, tanto
potrete poi regolare a fine cottura - date una generosa macinata di pepe nero,
quindi coprite con il coperchio e fate cuocere, a fiamma minima, per circa
un’ora.
Tanto che la ribollita è in cottura, ricavate dal pane la
mollica - usate un pane che ne abbia una ben compatta e di sostanza -
rompendola poi in pezzi non troppo grandi.
Quando manca più o meno un quarto d’ora alla fine della
cottura della ribollita, togliete il coperchio e valutate la densità -
ricordatevi dell’effetto che poi causerà l’aggiunta del pane - e fate l’ultimo
quarto d’ora senza coperchio e a fiamma leggermente più vivace, assaggiando e,
nel caso, regolando di sale.
Quando la ribollita è pronta, spegnete la fiamma e unite
il pane, mescolando per bene, poi coprite nuovamente con il coperchio, facendo
riposare il tutto per una mezz’ora e dando il tempo al pane di assorbire tutti
i sapori.
Trascorsa la mezz’ora, togliete nuovamente il coperchio e
mescolate fino a quando il pane non sarà perfettamente armonizzato con tutto il resto, verificando che non ne siano
rimasti pezzi troppo grandi.
Bene, la ribollita è pronta e non resta che metterla da
parte, in attesa di ribollirla
successivamente, prima di servirla, coerentemente con lo spirito della ricetta,
che vede appunto in questa sorta di seconda e velocissima cottura il segreto
del suo sapore.
Quando siete pronti per servirla, cosa che come detto
all’inizio dovrebbe avvenire il giorno successivo, riportatela sul fuoco - io
preferisco fare questo secondo passaggio usando una padella e una fiamma molto
vivace, quasi a volerla soffriggere - facendo riprendere una leggera
ebollizione.
Bene, non resta che impiattare, distribuendo la zuppa nei
rispettivi piatti - fate in modo che il totano sia visibile, in modo da rendere
evidente la variante rispetto alla ricetta tradizionale - dando un giro di olio
extravergine di oliva a crudo e servendo ai vostri ospiti.
Grazie :-)
RispondiEliminaSABATO LA PROVO....QUALCUNO SA CONSIGLIARMI UN VINO DA ABBINARE?
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