Qualche tempo fa mi sono rifornito di qualche pacco di
pasta Felicetti,
della quale tanto avevo sentito parlare e, avendola provata, non posso che
dirne meraviglie, visto che sono notevoli e con una tenuta in cottura veramente
sorprendente.
Dopo la prima ricetta, ho deciso di bissare, questa volta con un condimento a base di
pesce e verdure, che chi mi segue sa non essere certo una novità.
Come verdure ho scelto il radicchio lungo di Treviso,
saltato in padella con olio extravergine di oliva, sale, pepe nero e un poco di
Tokaji, nella sua versione
dolce - se non avete questo vino, potete usare un passito - che ben si combina
con il gusto amaro del radicchio, ingentilendolo.
Per il pesce, i gamberoni argentini - chiedo venia per non
aver usato un prodotto locale, ma andavo di fretta - aggiunti nella fase finale
della cottura del radicchio, per una cottura molto veloce, che poi continua
durante della mantecatura della pasta, in modo da mantenere i crostacei morbidi
e succosi, evitando l'effetto gomma,
tipico di cotture eccessive e prolungate.
Con le teste dei gamberoni ho invece preparato una bisque leggera - ho usato il vino dolce
anche per essa - che ho aggiunto durante la mantecatura e che contribuisce ad
accentuare e a distribuire il sapore
del mare, che altrimenti rimarrebbe confinato solo nella polpa dei gamberoni.
A fine mantecatura, infine, ho aggiunto la scorza di
arancia, che dona una nota di freschezza al piatto, e le nocciole,
grossolanamente tritate, che rappresentano la parte croccante del piatto.
Ingredienti (per 4 persone)
Per la pasta
- Tre etti e venti di spaghetti
- Ventiquattro gamberoni
- Tre cucchiai di nocciole sgusciate
- Un’arancia
- Sale marino grosso
- Pepe nero
Per il radicchio
- Due cespi di radicchio lungo
- Otto cucchiai di olio extravergine
- Mezzo bicchiere di Tokaji (vedi sopra)
- Sale marino
- Pepe nero
Per la bisque
- Le teste dei gamberoni
- Un cucchiaio raso di cipolla tritata
- Un cucchiaio raso di carota gialla tritata
- Quattro cucchiai di Tokaji (vedi sopra)
- Quattro cucchiai di olio extravergine d’oliva
- Sale grosso
Pulite i gamberoni,
rimuovendo la testa, il carapace (il guscio, per capirci), la coda e il
filamento intestinale, provando a estrarlo delicatamente o, se si dovesse
rompere, facendo una piccola incisione sul dorso dei gamberoni e togliendolo
usando la punta di un coltellino.
Se volete - io non l’ho fatto - potete tagliare ciascun
gamberone in due o tre pezzi, a seconda di come preferite siano poi presenti
nei piatti, quindi metteteli in una ciotolina, che coprirete con un pezzo di
pellicola trasparente - se facesse molto caldo o se aveste fatto tale
operazione con molto anticipo, mettete la ciotolina in frigorifero- e
dedicatevi poi alla bisque.
Prendete una padella, meglio se anti-aderente e dove le
teste possano starci senza troppo spreco di spazio, metteteci quattro cucchiai
d'olio extravergine e portatela sul fuoco.
Quando l’olio è ben caldo, unite le teste dei gamberoni e
fatele rosolare a fiamma vivace fino a quando non avranno preso un bel colore e
cominceranno a sprigionare il loro inconfondibile profumo.
Sfumate con il Tokaji, quindi aggiungete cipolla e
carota, che avrete prima tritato piuttosto grossolanamente, salate leggermente
con del sale grosso, quindi coprite a filo con acqua bollente (il motivo di
usare una padella della giusta misura è per evitare di dover aggiungere troppa
acqua per ricoprire i gamberoni).
Fate cuocere, a fiamma media e senza coperchio, fino a
quando il fondo di cottura non si sarà quasi del tutto ridotto, cosa per la
quale ci dovrebbero volere circa quaranta minuti, ricordandovi di tanto in
tanto di pressare le teste dei
gamberoni con un cucchiaio di legno, in modo che i loro umori interni possano
trasferirsi al fondo.
Quando il fondo è pronto, spegnete e, usando una chinoise
o un colino capiente e a maglie fitte, filtrate il tutto, premendo ancora una
volta sulle teste dei gamberoni, in modo da estrarne gli ultimi residui interni.
Raccogliete il liquido filtrato in una ciotolina, poi
assaggiatelo e nel caso regolate di sale, tenendolo infine da parte in attesa
di usarlo.
Prendete le nocciole, mettetele in un sacchetto di
plastica per alimenti e, usando un batticarne, rompetele grossolanamente - il
sacchetto serve solo per evitare che le nocciole schizzino via da tutte le
parti - cosa che in alternativa potete fare usando un coltello con la lama
bella grande e affilata.
Prendete ora i cespi di radicchio e tagliateli
trasversalmente alla loro lunghezza, distanziando ogni taglio di un paio di
centimetri e fermandovi quando arriverete alla parte bianca e più dura, vicino
alla loro base.
Lavate il radicchio appena tagliato, poi fatelo scolare
e, nell’attesa, mettete in un’ampia pentola l'acqua per la pasta, salatela - io
la salo sempre subito, più che altro per evitare di scordarmi di farlo dopo -
portatela sul fuoco e, quando bolle, buttate la pasta, facendola cuocere, mantenendola
bene al dente.
Mentre la pasta è in cottura, prendete una padella, ampia
abbastanza da poter poi contenere anche la pasta per la mantecatura finale,
aggiungeteci gli otto cucchiai di olio extravergine - e si, qui di olio ce ne
vuole molto - e portatela sul fuoco, a fiamma media.
Quando l’olio è caldo, ma non bollente, unite il
radicchio, alzate la fiamma e fatelo saltare per un minuto, quindi salatelo e
pepatelo e poi sfumatelo con il Tokaji, proseguendo la cottura per qualche
minuto, fino a quando l’acqua rilasciata dal radicchio non sarà evaporata.
Per la cronaca, se non vi sentite sicuri dei tempi,
potete anche cuocere il radicchio prima di buttare la pasta, ricordandovi in
questo caso di riportare poi la padella sul fuoco, in modo che il condimento
sia ben caldo quando vi unirete gli spaghetti.
Quando valutate mancino più o meno un paio di minuti alla
cottura del radicchio, unite la bisque preparata
in precedenza e i gamberoni, facendo saltare questi ultimi, a fiamma vivace,
per il tempo rimanente, ricordandovi, come detto all’inizio, che la loro
cottura continuerà anche durante la mantecatura della pasta.
Trascorsi i due minuti, spegnete la fiamma e tenete il
condimento in caldo.
Poco prima che la pasta sia cotta, grattugiate la scorza
dell’arancia - non fatelo con troppo anticipo, altrimenti la scorza tende a
diventare umida e molle - operazione per la quale consiglio l’uso di una
grattugia a lame molto fini, come questa della Microplane.
Quando mancano un paio di minuti alla fine della cottura
della pasta, prendete una tazza bella grande e riempitela con la sua acqua,
ricca di amido, che vi servirà per la mantecatura finale.
Un modo alternativo, e direi anche preferibile visto che
non vi costringe a mettere da parte l'acqua di cottura è quello di prendere la
pasta direttamente dalla sua pentola, usando un forchettone o un mestolo a
seconda del formato della pasta, e unirla direttamente nella padella con il
condimento. In questo modo avrete a disposizione tutta l'acqua di cottura,
senza dover fare considerazione su quanta ve ne serva, con il rischio di
sbagliare.
Quando la pasta è cotta e ben al dente, scolatela
velocemente e, senza perdere tempo a eliminare completamente l’acqua di
cottura, unitela nella padella con il condimento.
Alzate la fiamma e procedete con la mantecatura e la
relativa seconda cottura dei
gamberoni, usando l'acqua di cottura messa da parte e facendo in modo che la
pasta risulti ben cremosa, interrompendo la mantecatura quando vedete che il
fondo comincia, per effetto della completa evaporazione dell’acqua residua, a
ridursi troppo.
Come indicazione di massima, considerando il tempo
necessario alla cottura dei gamberoni, tre minuti complessivi di mantecatura
saranno più che sufficienti.
Quando la cremosità è quella giusta, spegnete e aggiungete
le nocciole tritate e la scorza di arancia, continuando a mescolare giusto il
tempo necessario affinché queste si armonizzino nella pasta e, al tempo stesso,
la scorza possa sprigionare i suoi profumi.
Impiattate rapidamente per evitare che la pasta si asciughi e, se vi piace, date un leggero
giro di olio extravergine su ciascuna porzione (qui è questione di gusti e,
anche se a me piace, voi regolatevi come preferite).
Guarnite come meglio credete, quindi portate velocemente
in tavola.
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