A volte le cose nascono quasi per caso e
le cogli e le vivi così rapidamente che hai poi bisogno di rifletterci sopra
per apprezzare al meglio ciò che ti hanno dato.
Scusate l’incipit quasi profondo, ma è
la prima cosa che mi è venuta in mente quando ho deciso di raccontarvi
l’esperienza vissuta ai Campionati Italiani della Cucina 2017,
quest’anno alla loro seconda edizione, in quel di Rimini, organizzati dalla Federazione Italiana Cuochi (FIC).
Tutto nacque per caso, come ho detto, e
il caso, in questo caso (perdonatemi il gioco di parole) si è materializzato in
un Contest, organizzato dalla FIC e da Slowthinking, che metteva in palio la possibilità di far parte della giuria che avrebbe
assegnato il “premio della stampa” al concorso a squadre per la cucina
regionale.
“Contest non ti temo!”, mi son
detto, per cui ho riposto gli utensili, preso la penna - il contest prevedeva
come prova la “recensione” di una ricetta di un altro Food Blogger -
rispolverato il mio italiano scritto, per cimentarmi nell’ardua prova,
descritta in questo Post, scoprendo poi con molta sorpresa (MODE IRONIA ON:
vabbè, dai, lo dico perché educazione vuole che si dicano frasi del genere,
quando in realtà, se non fossi stato selezionato, l’onta sarebbe stata
insopportabile, facendomi gridare al complotto, fedele alla regola non scritta
che “si vince sempre per i propri meriti
e si perde sempre perché-qualcuno-ha-voluto-così”).
Insomma, fui selezionato! Naturalmente
me ne bullai con la famiglia, gli amici e i colleghi, facendo pure un minimo di
overselling su quello che sarebbe
stato il mio ruolo. Lo feci, anche se non avrei voluto farlo, ma questo succede
quando non si tiene a bada il proprio ego.
La mia giornata sarebbe stata il 18,
giorno di apertura dei Campionati, per cui partii il giorno prima, con quel
misto di eccitazione e ansia dovuto all’assoluta non conoscenza di quello a cui
andavo incontro. Mi sarei divertito (riposta: SI)? Sarebbe stato faticoso
(risposta: SI, non sono più un giovincello)? Sarebbe stata un’esperienza della
quale portare a lungo il ricordo (risposta: ASSOLUTAMENTE SI)?
Divorai i 300 e più chilometri e arrivai
a Rimini, non così viva come nei mesi estivi, ma sempre Rimini.
Veloce check-in (e qui è d’obbligo un
altro ringraziamento alla FIC per l’ospitalità) e cena a “Casa FIC”, dove ho
potuto avere il primo contatto con organizzatori, giudici e partecipanti, tutti
indistintamente preda di un sano entusiasmo, assolutamente contagioso, che mi
ha fatto capire, da subito, che mi sarei divertito assai.
Contravvenendo alle mie malsane
abitudini, cena leggera, poi mezzo toscano fumato al freddo - quando si tratta
di fumare non c’è condizione climatica che mi fermi - e finalmente mi
“accredito”, ritirando fiero il mio badge (che avrei poi portato al collo come
una reliquia per tutta la durata della manifestazione).
A ninna presto, sveglia quasi all’alba,
colazione fugace (non ridete, a dispetto della mia stazza, le mie colazioni
sono sempre fugaci; le cene, piuttosto…) e via verso Rimini Fiera, sede dei
campionati (e anche di Beer Attraction, cosa che mi ha costretto, mio malgrado,
a dover anche assaggiare qualche pinta di ottima birra artigianale).
Qualche minuto di attesa e, finalmente,
sono entrato nel “tempio” e, mentre tutti gli altri prendevano posto, seguendo
un copione più che collaudato, io confesso che giravo un po’ spaesato,
affascinato da una sana frenesia collettiva, saltellando da un posto all’altro
e con un entusiasmo crescente, redendomi gradualmente conto di quanta
professionalità e quanto rigore si celasse dietro a quello che, a un prima e
non attenta lettura, poteva sembrare una sorta di fiera della cucina.
Mai errore di valutazione sarebbe stato
più grave! Lì si svolgeva qualcosa di completamente diverso da ciò a cui lo
schermo ci ha abituati; lì si faceva sul serio, si sudava e si tremava; lì i
giovani cuochi si costruivano il loro futuro; lì i Maestri guidavano, con mano
ferma, ma con lo sguardo pieno d’affetto per i giovani: lì si rideva e si
scherzava, ma tutto funzionava meglio di un orologio svizzero.
Io, invece, ancora vagavo, tra il
sognante e lo spaesato. Non appartenevo a quel mondo, ma ci stavo prendendo
confidenza.
Poi, come il gong risveglia il pugile in
attesa sullo sgabello, così tutto ha preso il via, in un turbinio di piatti,
giudici, foto, riprese video, interviste, competizioni, ospiti e contro-ospiti
(tra i quali un amico, di ben altra levatura, inaspettatamente anche lui
invitato).
La mattinata ha quindi subito
un’accelerazione, partendo con il concorso per il miglior allievo degli Istituti
Alberghieri e con le prove individuali, per arrivare, all’ora di pranzo, al mio
momento, quando mi sono seduto al tavolo insieme agli altri giurati del “premio
della stampa”: Roberto Giacobbo, mitico conduttore di Voyager (ecco svelato chi
era l’amico); Luigi Cremona, da 25 anni direttore delle Guide Touring Club
Italia per il settore ristorazione; Lorenza Vitali, gourmet e giornalista
gastronomica di fama nazionale e Giuseppe Gaspari, tra i più rinomati critici
del settore.
E poi, Antonio Iacona, giornalista e
coordinatore editoriale della rivista “Il Cuoco”, nonché nostro anfitrione e direttore d’orchestra, con il quale ho
subito trovato un’affinità perfetta, con chiacchiere e racconti che sono
proseguiti fino a sera.
Niente male il menù, con tre portate per
tre Team diversi, quindi nove assaggi, peraltro degnamente annaffiati da una selezione di birre artigianali, gentilmente
offerte dall’attigua manifestazione (sorvolo sul fatto che, nell’attesa, io di
birre ne avevo già assaggiata qualcuna…).
Parte la degustazione e, tra piatti
riusciti e altri meno, si chiacchiera del più e del meno, si valuta, ci si
confronta, si ride e si scherza (un ringraziamento alla birra per aver
facilitato il tutto) e, cosa più importante, si assegnano i voti, con un
giudizio unanime sulla vittoria del Team dei Cuochi Etnei, il cui dessert,
notevole, gli ha dato la possibilità di staccare nettamente gli altri due Team.
Fatto. Assolti i miei doveri, mi sono
rilassato e mi sono goduto la parte rimanente della giornata, con tutte le
premiazioni, inclusa la nostra, con tanto di salita sul palco e foto di gruppo.
Molto fiero, come un bambino alla sua prima recita scolastica.
A proposito delle premiazioni,
commozione genuina dei premiati, giovani e meno giovani, a riprova di quanto
cuore, mente e impegno mettono in ciò che fanno, che poi mi auguro per tutti si
trasformerà in lavoro. Premiati commossi e non premiati sereni, altrettanto
felici, senza invidie né polemiche, a riprova che quella dei Cuochi è una
famiglia, solida, fondata su qualcosa che prima ancora che essere lavoro è
passione vera.
Altre chiacchiere, qualche altro giro
per la fiera e poi di nuovo in albergo, stanco come si può esserlo dopo dodici
ore ininterrotte, per un’altra cena tutti insieme, dove ho finalmente
conosciuto di persona Rachele Sales, mente e cuore del blog “Solo un chicco di caffè”, che avrebbe poi proseguito nella seconda
giornata dei Campionati e che ha raccontato la sua esperienza in questo Post.
Che altro dire, se non ringraziare tutti
coloro che hanno reso possibile questa avventura: Rocco Pozzulo, Presidente della FIC; Teresa De Masi, ispiratrice della collaborazione
tra Food Blogger e FIC; Claudio Crivellaro e Roberto Rosati, sempre
della FIC, per la loro disponibilità e pazienza.
Di
nuovo a ninna, di nuovo sveglia quasi all’alba e rientro a Roma, felice e
soddisfatto come un bambino che ha appena scartato i regali sotto l’albero di
Natale.
Che bel racconto! Grazie hai reso benissimo l'idea dello spirito di questi capionati! Io lavoro in un Istituto alberghiero e son che è proprio come dici, insegnanti ed allievi lavorano duramente e per acquisire una professionalità che poi dovrà essere il punto di partenza per costruirsi un futuro!
RispondiEliminaComplimenti ancora anche a te!
Grazie a te Anastasia ! E' stato veramente un piacere scoprire quanta passione e dedizione avete. Complimenti e in bocca al lupo per tutto !
EliminaI have been wondering about this issue, so thanks for posting.
RispondiEliminaFurnace Repair in Mississauga