La carne la mangio raramente - non per qualche strana
posizione ideologica, ma semplicemente perché mi piace meno del pesce - e
quando lo faccio, in genere, mi piace mangiarla cruda, stessa cosa che peraltro
faccio con il pesce.
Questa volta, quindi, avendo deciso ancora una volta per
una tartare, ho abbinato al manzo -
come taglio ho usato la “noce”, che
già avevo in casa - le nocciole, grossolanamente ridotte in pezzi e poi
lavorate insieme alla carne.
Ho poi aromatizzato
la carne con la radice di zenzero grattugiata e il timo, due sapori piuttosto
decisi e che creano un buon contrasto con la carne, mentre come condimento ho
usato solamente olio extravergine di oliva, sale marino delle Saline di Cervia e un poco di pepe di Sichuan.
Ad accompagnare la tartare,
infine, una crema di topinambur quasi in
purezza, visto che l’ho fatta lessandoli e lavorandoli, a freddo, solamente
con olio extravergine di oliva.
Il finto errore, nel mio caso, mi ha portato a preparare
una tartare, dove al filetto di manzo
ho abbinato una granella di noci tostate, in modo da dare croccantezza al
piatto, e il timo al limone, un’erbetta di gran profumo e dal sapore molto
intenso.
Ingredienti (per 4 persone)
Per la tartare
- Due etti di polpa di manzo (vedi sopra)
- Una ventina di nocciole, sgusciate e pelate (vedi dopo)
- Due piccoli rametti di timo fresco
- Un cucchiaino raso di radice di zenzero grattugiata
- Olio extravergine di oliva
- Sale marino
- Pepe di Sichuan
Per la crema topinambur
- Due etti di topinambur
- Quattro cucchiai di olio extravergine di oliva
- Sale marino
- Pepe bianco
Piccola premessa sulla carne, che oltre ad essere di
qualità e tagliata poco prima di usarla, vi dovete far lasciare intera dal
vostro macellaio, resistendo alla tentazione di farvela macinare, cosa che lui,
quando avrà saputo che ci volete fare una tartare,
probabilmente vi chiederà.
Vi garantisco, invece, che una tartare fatta con la carne battuta al coltello è tutta un'altra
cosa, senza contare che se questa viene lavorata
con troppo anticipo, tenderà ad ossidarsi più velocemente.
Bene, dopo la premessa, dedicatevi alla crema di
topinambur, prendendo per prima cosa una ciotola bella grande e riempiendola
con acqua freddissima, magari aggiungendo anche del ghiaccio o, se non l'avete,
mettendo la ciotola con l'acqua nel frigorifero.
Prendete i topinambur, sbucciateli e tagliateli in pezzi,
irregolari nella forma, visto che l’unico scopo è quello di farli cuocere in
minor tempo.
Portate a bollore abbondante acqua leggermente salate,
poi tuffateci i topinambur, facendoli cuocere fino a quando non saranno ben
morbidi, cosa che dovrebbe richiedere all’incirca una mezz’ora.
Quando i topinambur sono pronti, tirate fuori dal frigo
la ciotola con l'acqua ghiacciata e, usando un mestolo bucato, travasateci i topinambur,
in modo da freddarli e fermarne la cottura (se non lo fate, vedrete che i
topinambur tenderanno ad ossidarsi, assumendo un colore tendente ad un grigio
piuttosto triste).
Mi raccomando, non buttate l’acqua di cottura, dato che
vi servirà per dare la giusta consistenza alla crema.
Quando i topinambur sono freddi, metteteli nel bicchiere
del frullatore, o nel contenitore di quello a immersione,
insieme al finocchietto selvatico, che avrete prima tritato al coltello.
Aggiungete nel frullatore mezzo mestolo dell’acqua di
cottura dei topinambur, a quattro cucchiai di olio extravergine e a una
generosa macinata di pepe nero, poi fate andare il frullatore alla massima
velocità, lavorando con cura in modo da eliminare qualsiasi residuo solido.
Valutate la densità, che dovrà essere abbastanza spinta,
in modo che la crema possa in parte sostenere
il pesce, tenendo presente che se la crema fosse troppo densa, potete
aggiungere altra acqua, mentre se fosse troppo liquida, basterà riportarla sul
fuoco, in un pentolino senza coperchio, in modo da ridurla.
Quando la densità è quella giusta, assaggiate e nel caso
regolate di sale, dando poi una veloce e ultima frullata.
Se usate il frullatore ad immersione, fatelo lavorare in
parte fuori dal composto, in modo da agevolare l’incorporamento dell’aria al
composto, cosa che gli donerà una consistenza spumosa e piacevole.
Volendo, per essere assolutamente sicuri di una fluidità
perfetta, potete anche setacciare il tutto usando una chinoise o un colino a maglie
fitte.
Mettete la crema da parte e prendete le nocciole
sgusciate, alle quali dovrete anche eliminare la pellicina scura che le
ricopre, che altrimenti si distribuirebbe all’interno della tartare, con effetti poco gradevoli al
gusto.
Mettete le nocciole sul tagliere e, usando un coltello
con la lama grande, rompetele grossolanamente in pezzi, tenendo presente che
poi continuerete a lavorarle insieme alla carne.
Volendo, potreste rompere
le nocciole anche usando un mixer ad alta velocità, di quelli che si usano per il caffè o, appunto, la frutta secca,
anche se personalmente lo sconsiglio, visto che l’azione del mixer è poco
controllabile e tenderebbe a polverizzare
parte delle nocciole.
Ora è il momento della carne, dalla quale eliminerete con
particolare cura tutti i residui di grasso, tagliandola poi in piccoli pezzi,
che ridurrete poi di dimensione usando un coltello a lama grande e ben affilata, con il quale taglierete e batterete la carne.
Unite le nocciole alla carne più o meno a metà della sua
lavorazione, continuando con il coltello fino a ottenere la consistenza che
preferite, potendo andare da una sorta di battuto,
con pezzi quindi molto piccoli, quasi una sorta di macinato, fino ad una
consistenza maggiore, con la carne ridotta in pezzi ancora chiaramente
percepibili.
Quale che sia la consistenza della carne, tenente
presente che le nocciole, invece, dovranno potersi sentire, in modo da rendere
evidente la parte croccante del piatto, per cui valutate voi quando unirle alla
carne (la foto dovrebbe aiutare a darvi un’idea della dimensione finale dei
pezzi di nocciola).
Riunite la tartare
in una ciotola e conditela con due cucchiai di olio extravergine, sale marino e
il pepe di Sichuan, mescolando in modo da armonizzare il tutto.
Ricavate dal timo le sole foglioline, che poi triterete
grossolanamente con il coltello - le foglioline sono già piccole di loro, ma
essendo il sapore molto intenso è meglio ridurle ulteriormente - e poi aggiungete
lo zenzero, che grattugerete usando una grattugia a lama fine, come questa
della Microplane.
Vi suggerisco, in ogni caso, di aggiungere zenzero e timo
in modo progressivo, in modo da poter valutare il gusto complessivo, evitando
di avere una netta prevalenza dei sapori, intensi entrambi, sugli altri.
Mescolate un’ultima volta, poi formate le singole
porzioni, meglio se usando un coppapasta -
sceglietene voi la forma - lavorando sul tagliere o sul piano di lavoro e non
sui piatti.
Procedete all’impiattamento, distribuendo per prima cosa
la crema di topinambur nei piatti - direi che un paio di cucchiai a porzione
sia una dose ragionevole - cosa che farete dando qualche piccolo colpetto sul
loro fondo, in modo da aiutare la crema a distribuirsi in modo omogeneo.
Prendete delicatamente le tartare - se gli avete dato una forma compatta, vedrete che non
correrete il rischio di rovinarle - e poggiatele con cautela sopra alla crema,
in modo che affondino parzialmente in
essa.
Finocchietto selvatico? Non c’è nella lista degli ingredienti..... ad un certo punto, nella descrizione della densità della crema, parli di pesce.......devo dedurre che hai usato una precedente descrizione e che il finocchietto era per il pesce? Vorrei preparare questa tartare per il mio nuovo boss e penso che il timo sua l’erba giusta.... tra l’altro luii mangia Kobe e/o Wagu... on posso fare “prove” troppo costose .... eh eh eh graziein anticipo per la risposta. Paola
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