Lo sapete che amo le tartare,
siano di carne o di pesce, l’importante è che siano crude (si, lo so, pensare ad una tartare cotta sarebbe un ossimoro), visto che più vado avanti e più
amo consumare gli alimenti al naturale,
crudi o con cotture appena accennate.
Questa volta ho scelto il vitello, nel suo taglio più
pregiato - il filetto - con il quale ho fatto appunto una tartare, aggiungendo la polvere di liquerizia, ricavata
grattugiando un pezzetto di radice, e i semi di melagrana, per un contrasto tra
amaro e dolce-acido.
Come condimento, giusto un poco di olio extravergine di
oliva, pepe di Sichuan, più delicato di quello classico,
e sale marino grosso, non macinato, in modo che la nota sapida non fosse
omogenea e, in più, donasse anche un poco di croccantezza.
Ad accompagnare la carne, sempre per un gioco di
contrasti, una senape all’arancia, fatta aggiungendo polvere di mostarda
a una riduzione del frutto, in modo da ottenere un sapore dolce e piccante allo
stesso tempo, un po’ come accade nella tradizionale mostarda di Cremona.
Infine, sempre come accompagnamento, un agrodolce di
cipolla, preparato usando aceto di mele e zucchero di canna.
Concludo dicendovi che per i due elementi di
accompagnamento, le dosi che darò saranno decisamente sovrabbondanti rispetto
alle quantità utilizzate e ciò perché per poterli lavorare sotto certe quantità
non si può scendere. Tenete comunque presente che entrambi si conserveranno in
frigorifero piuttosto a lungo, direi almeno un paio di settimane.
Ingredienti (per 4 persone)
Per la tartare
- Due etti di polpa di vitello (vedi sopra)
- Una ventina di semi di melagrana
- Mezzo cucchiaino raso di polvere di liquerizia (vedi dopo)
- Due cucchiai di olio extravergine di oliva
- Sale marino grosso
- Pepe di Sichuan
Per la senape all’arancia
- Due arance
- Due cucchiaini di zucchero di canna
- Un cucchiaino di polvere di mostarda (vedi dopo)
Per l’agrodolce di cipolla
- Un etto di cipolla ramata
- Due decilitri d'acqua
- Un decilitro di aceto di mele
- Trenta grammi di zucchero di canna
- Sale marino
Piccola premessa sulla carne, che oltre ad essere di
qualità e tagliata poco prima di usarla, vi dovete far lasciare intera dal
vostro macellaio, resistendo alla tentazione di farvela macinare, cosa che lui,
quando avrà saputo che ci volete fare una tartare,
probabilmente vi chiederà.
Vi garantisco, infatti, che una tartare fatta con la carne battuta al coltello è tutta un'altra
cosa, senza contare che se questa viene lavorata
con troppo anticipo, tenderà ad ossidarsi più velocemente.
Bene, dopo la breve premessa, partite con la preparazione
della riduzione di arancia, che vi servirà come base per la senape, prendendo
le arance e ricavandone il succo, pesandolo e mettendolo in un pentolino,
aggiungendo quindi lo zucchero di canna.
Portate il pentolino sul fuoco, a fiamma bassa e senza
coperchio, facendo andare fino a quando il liquido non si sarà ridotto a circa
1/6 del suo volume iniziale, cominciando a fare le tipiche bollicine, che
indicano la quasi totale evaporazione della componente acquosa.
Verso metà cottura, assaggiate per valutare il giusto
bilanciamento tra componente acida e dolce e, nel caso, aggiungete ancora un
pochino di zucchero di canna, soprattutto nel caso aveste usato delle arance
non del tutto mature o le prime della stagione.
Quando la densità della riduzione vi sembra giusta,
spegnete la fiamma e travasatela in un piccolo contenitore in ceramica, meglio
se facendola passare attraverso un colino a maglie fitte, in modo da trattenere
qualsiasi residuo.
Fate freddare la riduzione, ricordando che la sua densità
aumenterà con il raffreddamento e non vi preoccupate se alla fine la densità
non dovesse essere quella giusta; potrete tranquillamente riportare sul fuoco e
ridurre ulteriormente il tutto.
Alla fine dovrete ottenere una densità simile a quella di
una marmellata piuttosto densa, quindi stabile
nel momento in cui impiatterete la senape, che non vi faccia correre il rischio
di spandersi eccessivamente perdendo
la sua forma.
Quando la riduzione si sarà freddata, aggiungete la
polvere di mostarda, girando energicamente con una piccola frusta o con i rebbi
di una forchetta, in modo che gli eventuali grumi possano rompersi, dandovi un composto perfettamente fluido.
Mi raccomando, aggiungete la polvere di mostarda in modo
graduale, assaggiando ogni volta, in modo da poter valutare il corretto
bilanciamento tra dolce e piccante, bilanciamento che naturalmente dipenderà
anche dal vostro gusto.
Quando la senape vi soddisfa, e se lo avete, travasatela
in un biberon da cucina, in modo che poi
sia più facile dosarla nei piatti.
Dedicatevi ora all’agrodolce di cipolla, pulendo
quest’ultima e tagliandola a fettine sottili, in modo che la sua cottura sia
più rapida.
Prendete un pentolino e l’acqua, l’aceto, lo zucchero e
un pizzico di sale, quindi portatelo sul fuoco, a fiamma media, e fate scaldare
fintanto che lo zucchero non si sarà completamente sciolto.
Assaggiate l’agrodolce in modo da poter valutare il
giusto equilibrio di sapori, che ovviamente dipende anche dal vostro gusto, e
nel caso correggete con l’ingrediente che vi dovesse sembrare in difetto.
Quando l’agrodolce è come lo desiderate, unite la cipolla
tagliata e fate andare, coprite con il coperchio e fate andare, a fiamma bassa,
almeno per una mezz’ora, fino a quando la cipolla non sarà ben morbida.
A cottura ultimata, spegnete la fiamma e, usando il
frullatore a immersione direttamente nel pentolino, frullate il tutto piuttosto
a lungo, in modo da eliminare il quanto più possibile ogni residuo solido.
Usando un colino a maglie fitte, filtrate il composto in modo da trattenerne i residui,
raccogliendo la parte fluida in un piccolo contenitore.
Pulite il pentolino dove avete cotto la cipolla e
rimetteteci il composto filtrato, quindi portate nuovamente sul fuoco, a fiamma
bassa e senza coperchio, facendo ridurre il tutto fino ad una consistenza
piuttosto decisa, quasi sciropposa - ricordatevi che la densità aumenterà al
freddarsi del composto - momento nel quale spegnerete la fiamma, facendo
freddare il tutto e poi, analogamente a quanto fatto per la senape,
travasandolo, se potete, nel solito biberon da cucina,
Ora è il momento della carne, dalla quale eliminerete con
particolare cura tutti i residui di grasso, tagliandola poi in piccoli pezzi,
che ridurrete poi di dimensione usando un coltello a lama grande e ben affilata, con il quale taglierete e batterete la carne.
La consistenza finale sceglietela voi, secondo il vostro
gusto, potendo andare da una sorta di battuto,
con pezzi quindi molto piccoli, quasi una sorta di macinato - come ho fatto io
- fino a una consistenza maggiore, con la carne ridotta in piccoli dadini.
Riunite la carne in una ciotola e conditela con due
cucchiai di olio extravergine, sale marino grosso e il pepe di Sichuan,
mescolando in modo da armonizzare il tutto.
Ricavate la polvere di liquerizia, grattugiando la radice
con una grattugia adatta, come quella della Microplane,
raccogliendola in una piccola ciotola, in modo che poi sia più facile dosarla.
Unite gradualmente la polvere di liquerizia alla carne,
mescolando ogni volta in modo che, al di là della quantità indicata, possiate
valutare di volta in volta il corretto equilibrio di sapori, considerando che
la liquerizia deve potersi percepire come una sorta di retrogusto, senza che
sovrasti gli altri sapori.
Quando l’equilibrio complessivo è quello che cercate, unendo
i semi della melagrana nella ciotola, dando un’ultima mescolata e poi procedete
con l’impiattamento, nel caso usando un coppapasta,
scegliendone voi la forma, facendo in modo che i semi rimangano quanto più
possibile all’interno della carne, in modo che il tutto abbia dei lati ben
definiti e regolari.
Mettete le tartare
nei piatti - io preferisco sempre formarle sul piano di lavoro, in modo da
poter lavorare più agevolmente - distribuendo poi la senape e l’agrodolce
secondo la configurazione che più vi piace, ma comunque in piccole quantità,
dato che il loro sapore è piuttosto deciso e anche perché il loro ruolo è,
appunto, quello di accompagnare il
piatto.
Guarnite come preferite, ad esempio usando qualche altro
seme di melagrana, quindi portate in tavola.
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