La
tracina è un pesce tanto raro a trovarsi sui banchi del pesce, tanto gustoso
nelle sue carni, soprattutto se consumate crude, motivo per cui, quando ho la
fortuna di trovarla, di certo non me la lascio scappare.
Questa
volta ho deciso di usarla per una tartare,
lasciando la tracina in pezzi piuttosto grandi, cosa che consente ancor più di
apprezzarne sapore e consistenza, profumandola poi con la polvere di liquerizia,
ricavata da uno di quei legnetti che molti amano ciucciare, e condendola solo con olio extravergine di oliva, fiordi sale di Sicilia e pepe di Sichuan,
più delicato rispetto al pepe classico.
Poi
il guacamole, in una sua versione
nostrana, questa volta a base di fave fresche - in passato ne avevo preparato
una versione con il broccolo romanesco e una con le zucchine
- dove ho anche sostituito alcuni degli elementi tipici con la loro versione
mediterranea, come ad esempio i cipollotti di Tropea e i capperi.
Infine
il pomodoro - sceglietene uno ben maturo e dalla polpa molto soda - tagliato a
dadini, salato e lasciato decantare per eliminarne l’acqua e infine condito con
la radice di zenzero grattugiata e olio extravergine di oliva.
Ingredienti
(per 4/6 persone)
Per
la tartare di tracina
- Due etti di polpa di tracina
- Due cucchiai di olio extravergine di oliva
- Mezzo cucchiaino di polvere di liquerizia
- Fior di sale
- Pepe di Sichuan
- Pane carasau (opzionale)
Per
il guacamole di fave
- Due etti di fave già sgranate
- Quaranta grammi di cipollotto fresco di Tropea
- Una decina di capperi sotto sale
- Un cucchiaino di prezzemolo tritato
- Un pezzetto di peperoncino (vedi dopo)
- Un cucchiaio di succo di limone
- Due cucchiai di olio extravergine di oliva
- Fior di sale
- Pepe nero
Per
i pomodori
- Due pomodori rossi maturi e sodi
- Un cucchiaino raso di radice di zenzero grattugiata
- Sale marino
Per
prima cosa dedicatevi ai pomodori, che come ho detto dovranno avere il tempo di
perdere la loro acqua interna, che altrimenti tenderebbe a bagnare troppo il piatto.
Lavate
i pomodori, eliminatene il picciolo, quindi tagliateli a fette di circa mezzo
centimetro di spessore, dalle quali poi eliminerete semi e parti più acquose e, per finire, tagliarete in
dadini di circa mezzo centimetro di lato (praticamente una brunoise).
Prendete
un colino, metteteci i dadini di pomodoro e poi salateli con del sale marino,
in modo che il rilascio dell’acqua sia facilitato, quindi mettete il colino
sopra a una ciotola, in modo da recuperare l’acqua rilasciata, che ha un sapore
intenso di pomodoro e potrete usare per altre preparazioni oppure surgelare,
così da averla pronta in futuro.
Procedete
ora con la preparazione del guacamole
di fave, prendendo per prima cosa una ciotola bella grande, che riempirete con
acqua freddissima, magari aggiungendo anche del ghiaccio o, se non l'avete,
mettendo la ciotola con l'acqua nel frigorifero.
Sgranate
le fave, prendetene la quantità indicata, poi portate a bollore abbondante
acqua leggermente salata e, quando il bollore è raggiunto, tuffateci le fave,
facendole cuocere per circa sei minuti - sto ipotizzando che abbiate usato fave
fresche - in modo che siano piuttosto tenere.
Prelevate
le fave con un mestolo bucato e travasatele nell’acqua ghiacciata, in modo da
fermarne la cottura e fissarne il
colore, poi scolatele e fatele asciugare per bene in corrente d'aria, direi per
almeno un’ora.
Tanto
che le fave si asciugano, lavate i capperi in modo da eliminare completamente
ogni traccia di sale, quindi asciugateli usando qualche foglio di carta da
cucina.
Quando
le fave sono asciutte, dovrete eliminarne la buccia, operazione un po' noiosa,
ma non difficile, dato che basta prendere ogni fava tra il pollice e l'indice e
fare un movimento simile a quando schioccate le dita e vedrete che la polpa
sguscerà fuori dalla buccia.
Mettete
le fave nel mortaio, aggiungete un paio di cucchiai di olio extravergine e poi,
con il pestello, lavorate il tutto fino a ottenere un composto grezzo,
granuloso e non troppo fine.
Travasate
le fave pestate in una ciotola, unite il succo di limone, una generosa macinata
di pepe nero, il prezzemolo, che prima avrete tritato finemente con il coltello
e i capperi, anch’essi tritati al coltello, dando una prima mescolata.
Prendete
poi il peperoncino, regolandovi nella quantità in base al tipo e al grado di
piccantezza che volete dare al guacamole
- io ho usato una quantità minima di Habanero Red -
e tritatelo prima il più finemente che potete e poi, usando la lama di un
coltello, schiacciatelo quasi ad
ottenere una sorta di pasta di
peperoncino, che poi unirete nella ciotola con gli altri ingredienti,
mescolando nuovamente.
Per
ultimo il cipollotto di Tropea, che avrete prima tagliato a fettine
sottilissime e poi tritato piuttosto finemente al coltello, mescolando per
un’ultima volta e assaggiando poi per verificare il giusto equilibrio tra gli
ingredienti.
Mettete
il guacamole da parte e dedicatevi al
pesce, che dovrete per prima cosa sfilettare, operazione per la quale ci vuole
un po' di pratica e di pazienza, soprattutto le prime volte e soprattutto con
questo tipo di pesce, la cui struttura esterna implica un’attenzione ancora
maggiore nel maneggiarlo.
Prendete
un coltellino molto affilato, con la lama flessibile, e incidete il pesce nella
sua parte superiore, tenendo la lama a contatto con la lisca centrale e
procedete con piccoli tagli verso il suo interno, poi fate un taglio
trasversale, all'altezza della testa, in modo da separare definitivamente i
filetti. Per capire meglio, potete guardarvi questo video di Coquis - Ateneo Italiano della Cucina.
Usando
poi un paio di pinzette (ci sono quelle specifiche per il pesce), rimuovete le lische residue, che si trovano nella parte
centrale dei filetti e poi, usando un coltello ben affilato, rifilateli,
rimuovendo la parte di pelle sui bordi che, normalmente, è più spessa e meno
gradevole, sia alla vista che al gusto.
Rimuovete
infine la parte più scura della polpa, quella vicino alle interiora, che ha un
sapore piuttosto forte e amaro.
Mettete
i filetti di pesce sul tagliere, con la pelle rivolta verso il basso e, usando
un coltello ben affilato e con la lama non troppo piccola, separate la polpa
dalla pelle, cosa che potrete fare con tagli progressivi, ognuno volto a
separare un pezzo della polpa.
Pesate
la polpa alla quantità indicata, quindi date una pulita al tagliere e poi,
usando un coltello ben affilato, tagliatela fino a ottenere dei piccoli
cubetti, di circa mezzo centimetro di lato.
Mettete
i cubetti di pesce in una ciotola, quindi aggiungete due cucchiai di olio
extravergine di oliva, una leggera macinata di pepe di Sichuan e un pizzico
generoso di fior di sale, dando poi una prima mescolata.
Aggiungete
gradualmente la polvere di liquerizia, assaggiando di volta in volta,
grattugiandola con una grattugia adatta, come quella a lama fine della Microplane,
e senza esagerare nella quantità, ricordando che la liquerizia deve potersi
sentire, quasi come un retrogusto, ma senza sovrastare gli altri sapori.
Mescolate
un’ultima volta, in modo da armonizzare tutti gli ingredienti, quindi
assaggiate per verificare che il sapore complessivo sia in linea con i vostri
gusti.
Tornate
ai pomodori, che nel frattempo avranno perso la loro acqua interna, quindi
travasateli in una ciotola, unendo, sempre con gradualità, la radice di zenzero
grattugiata, cosa che farete usando una grattugia dello stesso tipo di quella
appena usata per la liquerizia.
Non
aggiungete sale, dato che i pomodori saranno ancora sapidi in virtù di quello
usato per fargli rilasciare l’acqua, quindi mescolate.
Bene,
non resta che impiattare, cosa che sarebbe meglio fare usando un piccolo stampo rotondo, in modo da avere un certo ordine
nel piatto.
Per
prima cosa, e se avete deciso di usarlo, ricavate dal pane carasau dei pezzi
circolari e di diametro di qualche centimetro maggiore di quello dello stampo
che avete scelto, pezzi che metterete sul fondo dei piatti utilizzati per il
servizio.
Procedendo
un piatto alla volta, poggiate lo stampo sul piatto o sul pane carasau, poi
mettete al suo interno il guacamole,
esercitando una leggera pressione, meglio se con l'apposito disco che spesso si
vende abbinato agli stampi, in modo da compattarlo e livellarlo, facendo in
modo che lo spessore del guacamole
sia leggermente maggiore a un terzo dell’altezza dello stampo.
Sopra
al guacamole, il pomodoro, in questo
caso facendo uno strato piuttosto sottile, dato che il suo sapore dovrà essere
meno presente rispetto agli altri due, e compattandolo come avete fatto per il guacamole.
Tanto
per darvi un’indicazione, direi che la somma degli strati di guacamole e pomodoro dovrà essere tale
da raggiungere la metà dell’altezza dello stampo.
Per
ultimo la tracina, a riempire la parte rimanente dello stampo e sempre
esercitando una leggera pressione, in modo da avere una struttura stabile e ben
compatta, quindi rimuovete delicatamente lo stampo e ripetete i passaggi fino a
completare tutti i piatti.
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