Con questa ricetta partecipo al Contest “MEDEATERRANEAN FOOD BLOG AWARD”,
organizzato dall’Accademia Enogastronomica MedEATerranea
Il tema del contest
è la cucina mediterranea, che per me significa attenzione verso quegli
ingredienti che nel nostro Paese trovano la loro collocazione naturale, per il
ruolo che giocano nelle nostre tradizioni e per il fatto che la loro produzione
richiama ciò che di tipico abbiamo.
Visto però che amo anche le contaminazioni, in questo
piatto ho usato anche il topinambur, noto anche con il nome di carciofo di
Gerusalemme, che si ritiene sia originario del Nord America, anche se è stato
poi introdotto in Italia sin dal XVII secolo.
Il ruolo di primo attore è comunque appannaggio del
merluzzo - sto parlando del “Merluccius merluccius”, noto anche come nasello, e non del merluzzo nordico - qui
cotto sottovuoto a bassa temperatura - 64° per trenta minuti - solamente con l’aggiunta
della scorza di arancia.
A cottura ultimata, ho poi salato il pesce e, nella sua
parte superiore, ho distribuito un velo di agrodolce di cipolla, in modo da avere
un buon contrasto in termini di acidità, sopra al quale ho distribuito un croccante di pane al finocchietto
selvatico.
Come elemento morbido,
una crema preparata con il già citato topinambur e, ancora una volta, con il
finocchietto selvatico, che quindi rappresenta una sorta di elemento di
continuità, ottenuta cuocendo il tubero in acqua e poi lavorandolo al
frullatore solamente con olio extravergine d’oliva, sale e pepe.
Poi, sempre in tema di elementi cremosi, un’emulsione di alici - io ho usato quelle sotto sale, ma potete usare anche quelle sott’olio - dal sapore molto deciso e quindi dosata con parsimonia.
A seguire, i capperi, fritti brevemente in olio, in modo
che potessero leggermente aprirsi, quasi
fossero dei piccoli fiori e, più che altro come elemento di guarnizione, dei
piccoli rametti di finocchietto,
fritti velocemente in olio di semi.
Ingredienti (per 4 persone)
Per il merluzzo
- Tre etti di polpa di merluzzo
- La scorza di mezza arancia
- Sale marino
Per la crema topinambur
- Tre etti di topinambur
- Sei cucchiai di olio extravergine di oliva
- Un cucchiaio raso di finocchietto selvatico tritato
- Sale marino
- Pepe bianco
Per l'emulsione di alici
- Quattro alici sotto sale (oppure otto sott’olio)
- Un cucchiaino di succo di limone (o di aceto bianco)
- Olio extravergine d’oliva (vedi dopo)
- Acqua (vedi dopo)
Per l’agrodolce di cipolla
- Un etto di cipolla ramata
- Due decilitri d'acqua
- Un decilitro di aceto di mele
- Trenta grammi di zucchero di canna
- Sale marino
Per i capperi fritti
- Una ventina di capperi sotto sale
- Olio di semi di arachide
Per il croccante di pane al finocchietto
- Un etto di mollica di pane
- Un bel ciuffo di finocchietto selvatico (vedi dopo)
- Due cucchiai di olio extravergine di oliva
Tanto per dare un ordine alle preparazioni, direi di partire
con l’agrodolce di cipolla, pulendo quest’ultima e tagliandola a fettine
sottili, in modo che la sua cottura sia più rapida.
Prendete un pentolino e metteteci l’acqua, l’aceto, lo
zucchero e un pizzico di sale, quindi portatelo sul fuoco, a fiamma media, e
fate scaldare fintanto che lo zucchero non si sarà completamente sciolto.
Assaggiate l’agrodolce in modo da poter valutare il
giusto equilibrio di sapori, che ovviamente dipende anche dal vostro gusto, e
nel caso correggete con l’ingrediente che vi dovesse sembrare in difetto.
Quando l’agrodolce è come lo desiderate, unite la cipolla
tagliata, coprite con il coperchio e fate andare, a fiamma bassa,
almeno per una mezz’ora, fino a quando la cipolla non sarà ben morbida.
A cottura ultimata, spegnete la fiamma e, usando il
frullatore a immersione direttamente nel pentolino, frullate il tutto piuttosto
a lungo, in modo da eliminare il quanto più possibile ogni residuo solido.
Usando un colino a maglie fitte, filtrate il composto in
modo da trattenerne i residui, raccogliendo la parte fluida in un piccolo
contenitore.
Pulite il pentolino dove avete cotto la cipolla e
rimetteteci il composto filtrato, quindi portate nuovamente sul fuoco, a fiamma
bassa e senza coperchio, facendo ridurre il tutto fino ad una consistenza
piuttosto decisa, quasi sciropposa - ricordatevi che la densità aumenterà al
freddarsi del composto - momento nel quale spegnerete la fiamma, facendo
freddare il tutto.
Quando il composto è freddo, e ovviamente se lo avete,
travasatelo in un biberon da cucina, in modo che poi sia più facile dosarlo,
anche se potrete comunque operare tranquillamente con un cucchiaino.
Dopo l’agrodolce, l'emulsione di alici, per la quale
partirete pulendo per prima cosa queste ultime, rimuovendone la lisca centrale,
le piccole lische che si trovano sui bordi dei filetti e, infine, sciacquandole
molto accuratamente sotto l'acqua corrente, in modo da eliminare ogni traccia
di sale.
Se avete invece deciso di usare le acciughe sott’olio,
scolatele per bene dal loro olio, che sicuramente non è di qualità eccelsa.
Mettete le alici nel bicchiere del frullatore a immersione
- qui quello a immersione è sicuramente più adatto - aggiungete sei cucchiai di
olio extravergine, sei di acqua freddissima e un cucchiaino di succo di limone,
quindi fate andare il frullatore alla massima velocità, lavorando con cura in
modo che le alici si trasformino in una sorta di crema, piuttosto densa.
Il procedimento è simile a quello della maionese e quindi
dovrete saper bilanciare olio, acqua e succo di limone, in modo che la densità
sia sempre sotto controllo (se aggiungete troppo limone tutto insieme, vedrete
che l'emulsione tenderà a diventare molto densa, quasi fosse una mousse).
Il tutto non è difficile, ma un minimo di pratica ci
vuole, quindi siate pazienti, tenendo presente che, a differenza della
maionese, qui è più facile recuperare gli eventuali errori.
Quando l'emulsione è pronta, analogamente a quanto fatto
per l’agrodolce di cipolla e sempre se lo avete, mettete anch’essa in un biberon
da cucina da cucina, che in questo caso vi sarà invece di grande aiuto.
Ora è il turno del croccante al finocchietto, per il
quale metterete la mollica nel mixer - scegliete un pane casareccio che ne
abbia una ben compatta - aggiungendo il finocchietto e facendo poi andare alla
massima velocità, fino a quando la mollica non si sarà ridotta in piccole
briciole e avrà assunto una leggera tonalità verde per effetto della presenza
del finocchietto (questa volta l’ho volutamente tritato insieme al pane,
proprio per avere un colore verde deciso).
Per quanto riguarda la quantità di finocchietto, dovrete
regolarvi a occhio, magari procedendo per gradi, dato che darvi un peso
indicativo è pressoché privo di senso, visto che vi servirebbe una bilancia da
orafo per poter avere la precisione necessaria, considerando il peso di un
singolo rametto.
Prendete un padellino, meglio se anti-aderente, metteteci
due cucchiai d'olio extravergine, portatelo sul fuoco, a fiamma media, e quando
l'olio è ben caldo, unite la mollica di pane, facendola saltare e girandola, in
modo che tutte le briciole possano sentire il calore in modo uniforme.
Quando la mollica sarà diventata croccante, travasatela
in un piatto, sul quale avrete messo qualche foglio di carta da cucina, in modo
che l'olio in eccesso possa essere assorbito.
Dedicatevi ora alla crema di topinambur, prendendo per
prima cosa una ciotola bella grande e riempiendola con acqua freddissima,
magari aggiungendo anche del ghiaccio o, se non l'avete, mettendo la ciotola
con l'acqua nel frigorifero.
Prendete i topinambur, sbucciateli e tagliateli in pezzi,
irregolari nella forma, visto che l’unico scopo è quello di farli cuocere in
minor tempo.
Portate a bollore abbondante acqua leggermente salate,
poi tuffateci i topinambur, facendoli cuocere fino a quando non saranno ben
morbidi, cosa che dovrebbe richiedere all’incirca una mezz’ora.
Quando i topinambur sono pronti, tirate fuori dal frigo
la ciotola con l'acqua ghiacciata e, usando un mestolo bucato, travasateci i
topinambur, in modo da freddarli e fermarne la cottura (se non lo fate, vedrete
che i topinambur tenderanno ad ossidarsi, assumendo un colore tendente ad un
grigio piuttosto triste).
Mi raccomando, non buttate l’acqua di cottura, dato che
vi servirà per dare la giusta consistenza alla crema.
Quando i topinambur sono freddi, metteteli nel bicchiere
del frullatore, o nel contenitore di quello a immersione, insieme al
finocchietto selvatico, che avrete prima tritato al coltello.
Aggiungete nel frullatore mezzo mestolo dell’acqua di
cottura dei topinambur, a sei cucchiai di olio extravergine e a una generosa
macinata di pepe nero, poi fate andare il frullatore alla massima velocità,
lavorando con cura in modo da eliminare qualsiasi residuo solido.
Valutate la densità, che dovrà essere abbastanza spinta,
in modo che la crema possa in parte sostenere
il pesce, tenendo presente che se la crema fosse troppo densa, potete
aggiungere altra acqua, mentre se fosse troppo liquida, basterà riportarla sul
fuoco, in un pentolino senza coperchio, in modo da ridurla.
Quando la densità è quella giusta, assaggiate e nel caso
regolate di sale, dando poi una veloce e ultima frullata.
Se usate il frullatore ad immersione, fatelo lavorare in
parte fuori dal composto, in modo da agevolare l’incorporamento dell’aria al
composto, cosa che gli donerà una consistenza spumosa e piacevole e, volendo, per
essere assolutamente sicuri di una fluidità perfetta, potete anche setacciare
il tutto usando un setaccio o un colino a maglie fitte.
Mettete la crema da parte, ricordando che questa andrà
servita tiepida, per cui suggerisco di metterla in un recipiente adatto allo
scopo.
Volgete ora la vostra attenzione ai capperi, che per
prima cosa sciacquerete in acqua corrente in modo da eliminarne il sale e poi
asciugherete per benino usando qualche foglio di carta da cucina.
Prendete un piccolo pentolino e metteteci l’olio
extravergine, in modo tale che questo raggiunga un livello di circa un
centimetro - i capperi sono piccoli e galleggiano, per cui non serve usarne
troppo - quindi portatelo sul fuoco e, quando l’olio raggiungerà i 160°,
tuffateci i capperi, facendoli friggere per non più di una ventina di secondi,
in modo che abbiano giusto il tempo di aprirsi.
Togliete i capperi dall’olio e metteteli in un piatto sul
quale avrete messo un paio di fogli di carta da cucina, in modo che l’olio in
eccesso possa essere assorbito.
Se avete deciso di usare il finocchietto anche per la
guarnizione, allora prendetene qualche rametto non troppo grande e dalla forma
regolare, friggendolo nello stesso olio dove avete fritto i capperi, fino a
quando il finocchietto smetterà di fare le classiche bollicine - vedrete che
una ventina di secondi sono più che sufficienti - segno che l’umidità interna è
completamente evaporata.
Scolate i rametti e metteteli, come avete già fatto per i
capperi, su qualche foglio di carta da cucina, sempre per eliminare l’olio
eccedente. Se volete, potete salare leggermente il finocchietto, così se
qualcuno dei vostri ospiti decidesse di mangiarselo, ritroverà una giusta
sapidità.
Bene, il più è fatto e non resta che dedicarsi al pesce,
che per prima cosa andrà sfilettato, a meno che non abbiate comprato dei
filetti già pronti o abbiate pregato il pescivendolo di farlo al vostro posto.
Prendete un coltellino molto affilato e con la lama
flessibile, quindi fate per prima cosa un taglio trasversale poco prima della
testa, quindi incidete il pesce nella sua parte superiore, tenendo la lama a
contatto con la lisca centrale e procedere con piccoli tagli verso l’interno,
fino a separare i filetti.
Usando poi un paio di pinzette adatte, rimuovete le
lische residue, che si trovano nella parte centrale dei filetti e poi, usando
un coltello ben affilato, rifilateli, rimuovendo la parte di pelle sui bordi
che, normalmente, è più spessa e meno gradevole, sia alla vista che al gusto.
Rimuovete poi la parte più scura della polpa, quella
vicino alle interiora, che ha un sapore piuttosto forte e amaro, quindi eliminate
poi la pelle, cosa che potete fare con uno strappo deciso - la pelle del merluzzo
è piuttosto elastica e viene via con una certa facilità - o nel caso aiutandovi
con un coltellino a lama sottile e affilata, per separare la pelle dalla polpa
nei punti più ostici.
Tagliate in pezzi regolari il merluzzo e mettetelo nel
sacchetto per il sottovuoto - mi raccomando, verificate che i sacchetti che
usate siano resistenti al calore e, quindi, adatti alla cottura - insieme alla
scorza dell’arancia, poi fate il sottovuoto, seguendo le istruzioni della
vostra macchina.
Portate l’acqua per la cottura del pesce a 64°, quindi immergeteci
il sacchetto fate cuocere per trenta minuti, poi, quando mancano cinque minuti
alla fine della cottura, scaldate la crema di topinambur e tenete sottomano
tutti gli ingredienti.
Quando il tempo di cottura del merluzzo è trascorso, togliete
il sacchetto dall'acqua, mettetelo sul tagliere e apritelo, estraendo i pezzi
di merluzzo con estrema cautela, considerando che la loro struttura interna li
rende particolarmente esposti allo sfaldamento, eliminando poi a che la scorza
di arancia.
Asciugate il merluzzo con qualche foglio di carta da
cucina, poi salatelo leggermente e, sulla parte superiore di ciascun pezzo,
stendete un velo sottile di agrodolce di cipolla.
Sopra all’agrodolce distribuite il croccante di pane,
facendo in modo che questo copra uniformemente il pesce. Fate questa operazione
sul piano di lavoro, dato che il croccante di pane sicuramente cadrà al di
fuori del pesce, sporcando i piatti nel caso lavoraste direttamente su di essi.
Distribuite la crema di topinambur in ciascun piatto -
direi che due cucchiai ben colmi a porzione vadano più che bene - quindi
disponete su di essa il pesce, agendo con molta delicatezza.
Completate i piatti con i capperi fritti e l’emulsione di
alici, questa, lo ripeto, in quantità ridotta, dato che il suo sapore è molto
deciso.
Date un leggero giro di olio extravergine a crudo, quindi
guarnite come preferite, nel caso usando il finocchietto fritto.
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