Ricordatevi che il pesce crudo, prima di essere preparato
e servito, deve essere abbattuto o congelato (il tempo di abbattimento dipende
dalla temperatura e va dalle 9 ore a -40° fino alle 96 a -15°) in modo da
eliminare il rischio di contaminazioni da parte di batteri e parassiti, tra i
quali il più pericoloso è sicuramente l'Anisakis. Per quanto riguarda gli esercizi commerciali, punti
vendita e ristoranti, esiste l'obbligo di informazione al consumatore, come
stabilito dal Ministero della Salute.
Piatto decisamente semplice e dai pochi ingredienti, che
tanto per cambiare combina pesce crudo e frutta.
La base è la ricciola, quella di Anzio, con la quale ho
preparato una tartare, condendola con
un poco di polvere di liquerizia - l’ho ricavata grattugiando uno di quei
legnetti che molti amano ciucciare - olio extravergine di oliva, fior di sale e
la menta romana, o mentuccia che dir si voglia, grattugiata finemente.
Ho poi aggiunto alla tartare
la pera coscia, tagliata a dadini molto piccoli, che porta dolcezza e
croccantezza, creando un buon contrasto con il sapore pastoso del pesce.
Infine, una riduzione di uva fragola, che con il suo
gusto inconfondibile è in grado di portare sia note dolci che acide, che ho
utilizzato come una sorta di base, usando un pennellino
in silicone per stenderla sui
piatti.
Tutto qui, per un piatto veloce da prepararsi è che si
fonda sulla qualità e freschezza dei suoi ingredienti.
Ingredienti (per 4 persone)
Per la tartare
- Due etti di polpa di ricciola
- Una pera coscia
- Mezzo cucchiaino raso di polvere di liquerizia (vedi dopo)
- Mezzo cucchiaino di menta romana grattugiata
- Due cucchiai di olio extravergine d'oliva
- Fior di sale
Per la riduzione di uva fragola
- Cento grammi di acini di uva fragola
- Un cucchiaio raso di zucchero di canna (vedi dopo)
- Due cucchiai di acqua
Preparate per prima cosa la riduzione di uva fragola, per
la quale separerete gli acini dal resto del grappolo, li peserete e li
metterete in un pentolino, insieme allo zucchero di canna e all'acqua.
Portate sul fuoco, a fiamma minima e con il coperchio e
fate cuocere, girando di tanto in tanto in modo da rompere gli acini, fino a quando il fondo di cottura non si sarà
quasi del tutto asciugato - ci vorranno circa quindici minuti - quindi
spegnete.
Usando un colino a maglie fitte, e aiutandovi con il
dorso di un cucchiaio, filtrate la riduzione, in modo da raccogliere in una
ciotolina solo la parte sciropposa, scartando tutte le bucce e i semi, poi
mettete da parte la riduzione, in modo che la sua temperatura possa calare fino
a quella ambiente.
Tenete presente che, alla fine, la riduzione dovrà
risultare piuttosto densa, tanto da potersi spalmare
sui piatti senza colare, per cui, se a voi dovesse sembrare troppo liquida - ma
aspettate che sia fredda per valutare - riportatela sul fuoco, sempre a fiamma
minima, e fatela ridurre ancora un pochino.
Dedicatevi ora alla ricciola e, nel caso non l’avete
presa in tranci, dovrete prima sfilettare, operazione per la quale ci vuole un
po' di pratica e di pazienza, soprattutto le prime volte.
Prendete un coltellino molto affilato, con la lama
flessibile, e incidete il pesce nella sua parte superiore, tenendo la lama a
contatto con la lisca centrale e procedete con piccoli tagli verso il suo
interno, poi fate un taglio trasversale, all'altezza della testa, in modo da
separare definitivamente i filetti. Per capire meglio, potete guardarvi questo video di Coquis - Ateneo Italiano della Cucina.
Usando poi un paio di pinzette (ci sono quelle specifiche
per il pesce), rimuovete le lische residue, che si trovano nella parte
centrale dei filetti e poi, usando un coltello ben affilato, rifilateli,
rimuovendo la parte di pelle sui bordi che, normalmente, è più spessa e meno gradevole,
sia alla vista che al gusto.
Rimuovete infine la parte più scura della polpa, quella
vicino alle interiora, che ha un sapore piuttosto forte e amaro.
Mettete i filetti di pesce sul tagliere, con la pelle
rivolta verso il basso e, usando un coltello ben affilato e con la lama non
troppo piccola, separate la polpa dalla pelle, cosa che potrete fare con tagli
progressivi, ognuno volto a separare un pezzo della polpa.
Date una pulita al tagliere e poi, usando un coltello
con la lama piuttosto grande e ben affilata, battetela in modo da ridurla alla consistenza che preferite, anche
se, dovendole poi dare una forma,
suggerisco di batterla piuttosto a lungo, in modo da ottenere una maggiore tenuta.
Mettete la polpa del pesce in una ciotola, quindi
aggiungete due cucchiai di olio extravergine di oliva, la menta romana
finemente tritata al coltello, quindi salate con del fior di sale, mescolando
per bene.
Aggiungete gradualmente la polvere di liquerizia,
grattugiandola con una grattugia adatta, come quella a lama fine della Microplane,
mescolando e assaggiando di volta in volta, fino a trovare il giusto
equilibrio, ricordando che la liquerizia deve potersi sentire, quasi come un
retrogusto, ma senza sovrastare gli altri sapori.
Sbucciate la pera coscia, sbucciatela e poi tagliatela
prima a fette spesse circa mezzo centimetro e poi a dadini, sempre di mezzo
centimetro di lato, volendo anche qualcosa in meno.
Unite gradualmente la pera alla tartare, mescolando di volta in volta, e valutando il corretto
equilibrio, considerando che la pera dovrebbe rappresentare più o meno 1/3
della quantità della ricciola.
Bene, non resta che impiattare, prendendo i piatti che
avete scelto e, per prima cosa, usando il pennellino di silicone del quale
parlavo all’inizio, spennellateli con
un poco di riduzione di uva fragola, seguendo la vostra vena artistica, ma
ricordando comunque che lo strato dovrà essere sottile.
Usando dei coppapasta
tondi date forma alla tartare,
cosa che potrete fare sul tagliere, senza rovinare lo strato di uva fragola,
dato che, se ben compattata, la tartare
rimarrà piuttosto stabile e potrà essere poi spostata sui piatti senza timore.
Very nice article.
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