Questa ricetta è dedicata al “Calendario
della cucina romanesca”, un’iniziativa di Tavole Romane
Ovviamente, da romano che sono - non proprio da sette
generazioni, ma ci vado vicino - non potevo non appassionarmi alla pregevole
iniziativa di Tavole Romane, che
celebra la meravigliosa, verace e popolare cucina della Città Eterna.
La cucina romanesca, per chi la conosce e la frequenta, è
fatta anche di abitudini, che
collocano alcuni piatti della tradizione in specifici giorni della settimana,
quasi fosse un rito il loro consumo e, in particolare, visto anche il piatto
che sto per descrivere, non potevo non ricordare la celebre frase “giovedì gnocchi, sabato trippa”, che
quando ero giovane era di fatto una regola, il cui non rispetto non era nemmeno
preso in considerazione, che ho onorato pubblicando questa ricetta, appunto, di
sabato.
Quindi la trippa, ma in a versione da primo piatto, visto
che è racchiusa nei ravioli, per un ripieno molto morbido e dal sapore deciso,
come solo la trippa sa essere.
La trippa, cotta nel modo classico, alla romana, con pomodoro, carota, sedano e cipolla, sfumata con
poco vino bianco e poi lasciata cuocere un paio d’ore, in modo da renderla
morbidissima, quasi cremosa.
Rispetto alla preparazione classica, non ho però aggiunto
pecorino e menta romana, dato che questi li ho invece usati per una fonduta,
usata poi come ulteriore elemento del condimento dei ravioli, al posto della
classica spruzzata di pecorino.
I ravioli, invece, li ho preparati solamente con acqua e
farina - uovo e trippa non l’ho considerato un abbinamento particolarmente
interessante - usandone due tipi diversi in due preparazioni separate, in modo
da avere un’alternanza al gusto quando si consuma il piatto.
Entrambe le farine sono quelle della linea Uniqua del Molino Dellagiovanna e, in particolare,
quella integrale della linea rossa e quella di cereale lavato tritordeum della linea verde.
Ad accompagnare il tutto, come elemento di guarnizione
che può però essere sgranocchiato,
alcuni rametti di menta romana fritti velocemente in olio di semi di arachide,
in modo da renderli croccanti.
Vi anticipo che le dosi che vi darò saranno leggermente
in abbondanza, soprattutto per la pasta, dato che al di sotto di certi valori
non si può scendere per non rendere la lavorazione difficoltosa, soprattutto se
si usa una impastatrice planetaria.
Infine, per quanto riguarda la preparazione, aggiungo
che, come per tutti ravioli con ripieno morbido, saranno indispensabili degli stampi
in silicone a cupola, che vi
consentiranno di dar forma al ripieno e poi raffreddarlo, in modo da renderlo
sufficientemente solido per poterci poi comporre i ravioli, mentre altrettanto
fondamentale, poi, sarà un discreto assortimento di stampi
circolari, per poter dare la
forma finale ai ravioli.