Con questa ricetta partecipo alla seconda fase del
Contest Pomorosso
d’Autore – In Sugo Veritas, ideato da MySocialRecipe, in collaborazione
con La Fiammante
e Oleificio Fam
Superata la prima selezione, mi sono dovuto lambiccare il
cervello per trovare una ricetta in linea con lo spirito del Contest, uno
spirito volto alla semplicità ed essenzialità degli ingredienti e della materia
prima - pomodoro e olio extravergine di oliva - ingredienti che ho ritenuto
dover rispettare e porre al centro, pur non senza difficoltà, e non rilegarli a
ruoli da comprimario, come spesso questi due ingredienti hanno.
Dopo lungo pensare, mi è rivenuta in mente la pappa al
pomodoro, che in gioventù era quasi un piatto abituale e che, nella sua
semplicità, da pieno spazio al pomodoro di esprimersi al meglio.
Per la preparazione della pappa al pomodoro, ho scelto innanzitutto
la passata di pomodoro, ovviamente quella de “La
Fiammante”, alla quale ho poi aggiunto anche i pelati, rotti a mano, per avere una salsa più
grezza e rustica, che meglio rappresentasse lo spirito povero della pappa al pomodoro.
La cottura di pelati e passata l’ho fatta usando solo
olio extravergine di oliva, un poco di aglio e del sale marino, per un tempo
necessario a far sì che la salsa si riducesse di circa un terzo.
Come pane, invece, un filone a lievitazione naturale, con
lievito madre, dalla mollica ben compatta e dal tipico retrogusto leggermente
acido, del giorno prima, in modo che la sua mollica non fosse troppo umida.
Però, dovendo preparare un piatto per un concorso, non
potevo semplificare troppo, motivo
per cui ho scelto di circondare la pappa con altri ingredienti amici, da cui il nome del piatto,
lavorati il meno possibile, in modo da poterne apprezzare il gusto così come
madre natura ce lo dona.
Per prima cosa, allora, la mozzarella di bufala campana, bruciata in superficie - vi servirà
necessariamente un caramellizzatore
- in modo da donarli un leggero gusto di affumicatura.
Poi, i cipollotti freschi di Tropea, cotti brevemente in
un agrodolce fatto con acqua, aceto di mele e zucchero di canna - ho utilizzato
quello integrale, dal gusto caramellato - giusto il tempo di ammorbidirli
appena, lasciandogli comunque un minimo di croccantezza.
Segue un cremoso
di basilico, preparato ricavando il succo dalle foglie - vi servirà
necessariamente un estrattore,
visto che la centrifuga risulta in questo caso poco adatta - e lavorandolo poi completamente a freddo, usando la gomma
di xantano come addensante.
Con l’olio extravergine di oliva, vista la sua centralità
nel Contest, oltre a usarlo per la pappa di pomodoro, ci ho preparato anche una
sorta di emulsione stabile, lavorandolo con acqua e lecitina di soia, dove
quest’ultima consente di dare stabilità al tutto, che al contrario tenderebbe
rapidamente a separarsi (chi volesse approfondire, può leggersi l’eccellente articolo
di Dario Bressanini), aggiungendo anche del peperoncino e un pizzico
di sale.
Infine, a dare croccantezza al piatto, le foglie di
basilico e i capperi, entrambi velocemente fritti in olio di semi di arachide,
cosa che dona lucentezza alle foglie e fa aprire i capperi, quasi fossero dei
piccoli fiori.
Insomma, una ricetta dalle molte preparazioni, alcune
semplici, altre un po’ meno, che punta sulla semplicità e sui contrasti, sia
nelle consistenze, che nei sapori e che, volendole dare un nome esteso e parlante, potremmo chiamare:
“Pappa al pomodoro, con mozzarella di bufala bruciata,
cipollotti di Tropea in agrodolce, cremoso di basilico, emulsione piccante di
olio extravergine di oliva, capperi fritti e foglie di basilico fritte”
Concludo dicendovi che il piatto, nonostante alcune
cotture, va servito a temperatura ambiente.
Ingredienti (per 4 persone)
Per la pappa al pomodoro
- Duecento grammi di passata di pomodoro
- Duecento grammi di pelati
- Quattro etti di pane casareccio (vedi dopo)
- Sei cucchiai di olio extravergine d’oliva
- Uno spicchio d’aglio
- Sale marino
Per la mozzarella di bufala bruciata
- Un bocconcino di due etti e mezzo di mozzarella di bufala campana
Per il cremoso di basilico
- Una cinquantina di foglie di basilico freschissimo
- Acqua (vedi dopo)
- Gomma di xantano (vedi dopo)
- Mezzo cucchiaino raso di zucchero semolato
- Un pizzico di sale marino fino
Per l’emulsione di olio extravergine
- Cento ml di olio extravergine di oliva
- Ottanta ml di acqua
- La punta di un cucchiaino di lecitina di soia in granuli
- Un pizzico di peperoncino macinato (vedi dopo)
- Un pizzico di sale marino
Per i cipollotti in agrodolce
- Due cipollotti di Tropea non troppo grandi
- Trecento ml di acqua
- Cento ml di aceto di mele
- Ottanta grammi di zucchero di canna integrale
- Mezzo cucchiaino raso di sale marino
Per il basilico fritto
- Venti piccole foglie di basilico
- Olio di semi di arachide
Per i capperi fritti
- Una ventina di capperi sotto sale
- Olio di semi di arachide
Per prima cosa, preparate la salsa per la pappa al
pomodoro, mettendo i pelati in una ciotola e, usando le mani, rompendoli in modo da ridurre i pomodori
in pezzi piccoli, ma ancora chiaramente visibili, cosa che, lo ribadisco, è
stata una mia scelta, per avere una pappa al pomodoro più rustica e grezza,
quindi aggiungete la passata ai pelati, dando una mescolata in modo da
amalgamare il tutto.
Prendete una casseruola, metteteci due dei sei cucchiai
di olio extravergine di oliva e lo spicchio d’aglio, sbucciato e poi
grattugiato con una grattugia a lama fine, come ad esempio questa
della Microplane, in modo da ridurlo a una sorta di poltiglia.
Portate la casseruola sul fuoco, a fiamma media e senza
coperchio, e non appena l’aglio comincia a sfrigolare - fate attenzione, che
l’aglio così lavorato tende a bruciarsi rapidamente - unite il pomodoro, salate
leggermente, coprite con il coperchio, abbassate al fiamma al minimo e fate
cuocere per circa quaranta minuti, girando di tanto in tanto, fino a quando la
salsa non si sarà ridotta di un terzo, divenendo bella densa.
Tanto che il pomodoro è in cottura, dedicatevi al pane
che, come da tradizione, dovrebbe essere almeno giorno prima, anche se non c'è
da disperarsi nel caso non vi fosse avanzato, dato che va benissimo anche il
pane fresco. Dovrete invece essere molto fiscali per quanto riguarda la sua
tipologia e qualità, scegliendo un pane non troppo salato e con una mollica
compatta e di sostanza.
Tagliate il pane a fette, eliminatene la crosta, quindi
tagliatelo in piccoli cubetti, cosa che agevolerà il suo successivo scioglimento all’interno del pomodoro.
Quando il pomodoro si è ristretto come indicato, unite il
pane e, usando un cucchiaio di legno, mescolate con una certa continuità, in
modo da rompere il pane e ottenere un
composto omogeneo e senza più pezzi di pane di dimensione significativa.
Non appena il pane ha raggiunto la consistenza ideale,
spegnete la fiamma, assaggiate e, nel caso, regolate di sale, poi, quando la
pappa si è intiepidita, unite i rimanenti quattro cucchiai di olio extravergine
di oliva, mescolando per bene e lasciando che la pappa si freddi dal tutto.
Come potete vedere, data la mia scelta sull’essenzialità,
non ho aggiunto altro, come pepe, erbette o altri odori.
Dopo la pappa al pomodoro - ovviamente potete procedere
anche in parallelo - dedicatevi ai cipollotti di Tropea, che pulirete
eliminandone lo strato più esterno, se questo fosse secco, i ciuffi nella loro parte finale, e il gambo.
Tagliate a metà i cipollotti, nel verso della lunghezza,
e poi ciascuna metà ancora in due, sempre nel verso della lunghezza, in modo da
ottenere quattro spicchi.
Prendete dagli spicchi solo lo strato esterno, quello di
colore rosso-violetto, eliminatene l’eventuale pellicina interna, poi dividete ogni pezzo ancora in due, in modo
da ottenere, alla fine, sedici piccoli e sottili spicchi, otto per ciascun
cipollotto.
Prima di procedere alla cottura dei cipollotti, prendete
una ciotola bella grande e riempitela con acqua freddissima, magari aggiungendo
anche del ghiaccio o, se non l'avete, mettete preventivamente la ciotola con
l'acqua nel frigorifero o nel freezer.
Prendete un pentolino non troppo grande, metteteci
l’acqua, l’aceto di mele, lo zucchero di canna e il sale, tenendo
presente che il pentolino dovrà essere tale da far sì che il liquido abbia una
profondità di almeno cinque centimetri. Se così non fosse, aumentate la
quantità d’acqua, aumentando anche quelle degli altri ingredienti in modo da
rispettare le proporzioni reciproche.
Portate il pentolino sul fuoco, a fiamma media, e fate
raggiungere un bollore leggero, fino a quando lo zucchero si sarà sciolto,
momento nel quale assaggerete, per valutare che l’agrodolce abbia l’equilibrio
che a voi piace - non esiste una regola universale - correggendo nel caso con
l’ingrediente in difetto.
Quando l’agrodolce è pronto, unite i cipollotti, alzate
la fiamma e fateli cuocere giusto un minuto, massimo un minuto e mezzo, in modo
che possano ammorbidirsi ma senza perdere la loro croccantezza, quindi, usando
un mestolo bucato o una pinza da cucina, prendeteli e travasateli
nell’acqua ghiacciata, in modo da fermarne la cottura ed evitare che comincino
a ossidarsi, cosa che gli farebbe perdere il loro caratteristico colore.
Lasciate i cipollotti nell’acqua ghiacciata per dieci
minuti, quindi scolateli definitivamente e metteteli su qualche foglio di carta
da cucina, in modo che possano asciugarsi del tutto.
Ora il cremoso di basilico, usando l’estrattore
per ricavare il succo dalle foglie, raccogliendolo in una tazza o ciotola,
aggiungendo poi un pizzico di sale marino fino, un pizzico di zucchero semolato - vedrete che il succo avrà un gusto
leggermente amaro - e una quantità d’acqua pari alla metà del volume del succo,
cosa che ammorbidirà un poco il suo
gusto, altrimenti decisamente intenso.
Aggiungete la punta di un cucchiaino di gomma di xantano
- mi raccomando, meglio di meno che di più, dato che la sua azione è piuttosto
decisa - mescolando energicamente con una piccola frusta o, meglio ancora, con
il frullatore a immersione,
in modo da incorporarla per bene.
Ricordatevi che la gomma di xantano non agisce
immediatamente, ma ha bisogno di un poco di tempo per attivarsi, per cui non
abbiate fretta e non aggiungetene altra, aspettando invece una trentina di minuti
per valutarne l’effetto, che dovrà essere tale da addensare il succo, fino a
farlo diventare, appunto, cremoso.
Nel caso così non fosse, aggiungete un altro poco di
gomma di xantano - sempre poca, mi raccomando - mescolando, aspettando e
valutando il risultato, fino a ottenere la consistenza desiderata. Sembra un
procedimento lungo e noioso, ma è meglio avere pazienza che rovinare il
risultato, anche considerando che tanto più farete pratica con la gomma di
xantano, tanto più celermente procederete.
Quando il risultato vi soddisfa, mettete il
cremoso in un biberon da cucina, in modo che poi si
facile dosarla al momento dell’impiattamento.
Ora i due elementi fritti, lavando per prima cosa i
capperi, in modo da eliminarne completamente il sale di conserva, e poi
asciugandoli con altrettanta cura, in modo che siano ben asciutti al momento
della frittura.
Il basilico, invece, non dovrebbe essere lavato, ma se
voi volete farlo, dategli il tempo di asciugarsi per bene, per lo stesso motivo
discusso per i capperi.
Prendete un pentolino, metteteci una quantità di olio di
semi di arachide in modo che questo formi uno strato di circa un centimetro -
basilico e capperi galleggiano, per cui non serve mettere troppo olio - quindi
portatelo sul fuoco, scaldando l’olio fino a circa 160°.
Tuffate le foglie di basilico nell’olio, tenendo presente
che queste, anche se ben asciutte, tenderanno a produrre un bel po' di schizzi,
soprattutto nella fase iniziale, motivo per cui usate un coperchio per
proteggervi.
Trascorsi trenta secondi, non di più, scolate velocemente
le foglie, con molta delicatezza dato che sono fragili, mettendole su di un
piatto, sul quale avrete messo qualche foglio di carta da cucina per assorbire
l'olio in eccesso.
Nello stesso olio, mantenuto alla stessa temperatura, friggete
anche i capperi, anche in questo caso per una trentina di secondi, in modo che
abbiano giusto il tempo di aprirsi,
scolandoli e mettendoli, analogamente al basilico, su qualche foglio di carta
da cucina.
Ora è il momento dell’emulsione piccante di olio
extravergine, che va preparata all’ultimo momento, dato che la lecitina di
soia, benché sia uno stabilizzante, non lo è a lungo, per cui l’emulsione
tenderà comunque a separarsi dopo qualche ora.
Mettete l’olio extravergine di oliva nel bicchiere del frullatore
a immersione, insieme all’acqua, al pizzico di sale e di peperoncino
- qui regolatevi in base al vostro amore per il piccante - e la lecitina di
soia.
Fate andare il frullatore alla massima velocità, in modo
che l’emulsione cominci a legarsi, senza indugiare troppo e fermandovi quando
la stabilità è raggiunta.
Se non l’avete mai fatto, ammetto che il procedimento
richiede un minimo di attenzione, soprattutto per valutare correttamente la
quantità d’acqua e di lecitina, tenendo comunque presente che, in caso di
errore, potrete recuperare aggiungendo piccole dosi dell’elemento in difetto:
acqua se l’emulsione risulta liquida; olio se troppo densa e gelatinosa;
lecitina se l’emulsione tende a separarsi subito.
Quando l’emulsione è pronta e sempre se lo avete,
mettetela in un biberon
da cucina, così come avete fatto per il cremoso di basilico, che
terrete in frigorifero fino al momento di usarla.
Per ultimo la mozzarella di bufala, che taglierete in
cubetti di circa un centimetro e mezzo di lato, lasciandoli poi per cinque
minuti su qualche foglio di carta da cucina, in modo che l’eccesso di siero,
che rovinerebbe l’impiattamento, possa essere eliminato.
Mettete ora i cubetti di mozzarella sul tagliere o sul
piano di lavoro e, usando il caramellizzatore, bruciatene il lato che poi,
nell’impiattamento, rivolgerete verso l’alto.
Mi raccomando, non indugiate troppo con la fiamma,
fermandovi non appena la bruciatura
sarà evidente, dato che se insistereste troppo, la mozzarella comincerebbe a
perdere la sua consistenza.
Bene, tutti gli elementi sono pronti e potete procedere
con l’impiattamento, disponendoli secondo la vostra vena artistica - la foto
del piatto consideratela come un suggerimento - ma comunque rispettando la loro
alternanza e ricordando che i due elementi cremosi hanno un gusto intenso, per
cui non esagerate nella loro quantità.
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