Ho avuto l’onore e il piacere di poter provare la nuova
linea di pasta integrale dell’eccellente Pastificio
Lagano, una pasta non
ancora in commercio per la vendita diretta, prodotta esclusivamente con grani di
provenienza laziale, selezionati dopo lunghissima ricerca, e che rappresenta un
perfetto esempio di filiera corta, visto che anche il pastificio ha sede nel
Lazio, vicino a Roma.
La pasta integrale, come chi l’ha assaggiata sa, non è
una pasta facile, soprattutto per quanto riguarda i suoi abbinamenti, visto che
ha un sapore molto deciso e particolare, che spesso o lo si ama o lo si odia, e
che, normalmente, vorrebbe essere accompagnata da condimenti decisi, con un
sapore che ben bilanci quello, appunto, della pasta.
Però, come sapete, a volte le sfide più difficili sono le
più stimolanti, motivo per cui ho deciso di orientarmi su un condimento non
troppo invasivo, che lasci ben evidente il sapore della pasta, che quando è di
qualità rappresenta di per sé stessa un valore.
Ho scelto allora la bottarga di muggine, una zeste di limone (oggi mi sento
francofono), il finocchietto selvatico e, per finire, la polvere di pomodoro, ottenuta facendo essiccare lentamente in forno
una classica passata di pomodoro, fino a farla seccare completamente,
passandola poi al tritatutto e setacciandola. A tale proposito, vi anticipo che
il reciproco dosaggio dei singoli ingredienti, al di là delle dosi che vi darò,
dipenderà anche dai vostri gusti e dalla vostra corretta valutazione
dell’equilibrio complessivo.
Tutti gli elementi, con l’eccezione della polvere di
pomodoro, aggiunta al momento dell’impiattamento, gli ho uniti solo al momento
della mantecatura, senza alcuna cottura preventiva, con l’unica eccezione di
portare a temperatura l’olio con l’aglio e la bottarga, con il preciso
obiettivo di lasciarli quanto più possibile al naturale, preservandone le
qualità organolettiche.
Ingredienti (per 4 persone)
Per la pasta
- Tre etti e venti di spaghettoni integrali
- Tre cucchiai di bottarga di muggine grattugiata
- Due limoni non trattati
- Un cucchiaio di finocchietto selvatico tritato
- Uno spicchio d'aglio
- Otto cucchiai di olio extravergine di oliva
- Sale marino grosso
Per la polvere di pomodoro
- Dieci cucchiai di passata di pomodoro
- Sale marino
Partite con la preparazione della polvere di pomodoro,
prendendo una teglia e mettendo sul suo fondo un pezzo di carta da forno
tagliato a misura o, meglio ancora e se lo avete, un tappetino
di silicone, che non tenderà ad incresparsi e faciliterà ancor di più lo
staccamento della cialda.
Distribuite nella teglia la passata di pomodoro, nella
quantità indicata, avendo cura che questa formi uno strato sottile, di non più
di un paio di millimetri di spessore, o anche meno. Per distribuire per bene la
polpa, date qualche colpetto sul fondo della teglia, evitando invece di usare
un cucchiaio o una spatola, cosa che renderebbe difficile ottenere uno strato
di spessore costante.
Distribuite sulla passata un poco di sale marino, quindi
infornate a 80° per almeno tre ore, controllando ogni tanto e comunque fino a
quando il pomodoro non si sarà assottigliato e, al contempo, avrà assunto un
colore rosso scuro e sarà diventato croccante, cosa che potrete verificare toccando delicatamente il pomodoro con
un dito.
Mi raccomando, non abbiate fretta e non alzate la
temperatura, dato che il pomodoro deve disidratarsi e non cuocersi e 80° sono
la giusta temperatura per far evaporare l'acqua in modo non traumatico.
Fate freddare il pomodoro - vedrete che la sua
croccantezza aumenterà leggermente durante il raffreddamento - poi mettetelo
nel mixer e fatelo andare alla massima velocità, in modo appunto da ridurlo in
briciole, che poi setaccerete usando un colino a maglie fitte, in modo da
trattenere quei pezzi che il mixer non è riuscito a frantumare, raccogliendo la
polvere in una ciotola.
Mettete in un’ampia pentola l'acqua per la pasta,
salatela - io la salo sempre subito, più che altro per non correre il rischio
di dimenticarmi di farlo dopo - portatela sul fuoco e, quando il bollore è
raggiunto, tuffateci gli spaghettoni e, nell’attesa della loro cottura, dedicatevi
alla preparazione del condimento.
Prendete una padella, ampia abbastanza da poter poi
contenere anche la pasta per la mantecatura finale e metteteci otto cucchiai di
olio extravergine.
Sbucciate lo spicchio d’aglio e, usando una grattugia a
lama fine, come ad esempio questa della Microplane, grattugiatelo direttamente nella padella, ottenendo
quasi una sorta di poltiglia.
Unite poi la bottarga, che grattugerete usando questa
volta una grattugia dalle lame meno sottili, ad esempio questa,
sempre della Microplane. Nel caso decideste di usare bottarga in polvere,
calcolatene un cucchiaio e mezzo.
Verso la fine della cottura della pasta, tritate
finemente il finocchietto selvatico, in modo da averlo sottomano quando lo
userete, operazione che, mi raccomando, non dovete fare con troppo anticipo,
dato che tutte le erbette, una volta tritate, tendono ad ossidarsi e a
diventare amare, ricavando poi anche lo zeste
dai limoni usando ancora una volta una grattugia a lama fine.
Quando mancano un paio di minuti alla fine della cottura della
pasta, portate la padella con il condimento sul fuoco, a fiamma media, in modo
che aglio e bottarga comincino gentilmente a soffriggere. Anche in questo caso,
non partite con troppo anticipo, dato che aglio e bottarga dovranno solo
prendere calore, non cuocersi.
Quando la pasta è cotta - che sia molto al dente, mi
raccomando - prendetela con un forchettone e travasatela direttamente nella
padella con il condimento, alzando al contempo la fiamma sotto di essa e
avviando la fase della mantecatura, aggiungendo un mestolo abbondante
dell’acqua di cottura della pasta.
Interrompete la mantecatura quando la pasta risulterà ben
cremosa, con un fondo quasi del tutto ridotto per effetto della completa
evaporazione dell’acqua, momento nel quale unirete il finocchietto tritato e lo
zeste di limone.
Giusto per darvi un’idea, direi di considerare circa tre
minuti complessivi per la mantecatura - siamo quasi al limite per chiamarla
risottatura - e di aggiungere limone e finocchietto negli ultimi trenta
secondi.
Quando la cremosità è quella giusta, spegnete e
impiattate rapidamente per evitare che la pasta si asciughi, distribuendo su
ciascuna porzione la polvere di pomodoro, quasi fosse del parmigiano.
Una sinfonia di aromi, come sempre rimango incantata dal tuo estro e dalla capacità di creare capolavori con poche cose oltre che dal tuo modo esaustivo e accattivante di raccontare. Ho da chiederti una cosa....visto che x ottenere la polvere di pomodoro ci vogliono tre ore di corrente elettrica posso farne un po' di più e conservarla? Se si dove, in frigo chiusa dentro un vasetto ermetico o in dispensa? Grazie e ciao.
RispondiEliminaUna sinfonia di aromi, come sempre rimango incantata dal tuo estro e dalla capacità di creare capolavori con poche cose oltre che dal tuo modo esaustivo e accattivante di raccontare. Ho da chiederti una cosa....visto che x ottenere la polvere di pomodoro ci vogliono tre ore di corrente elettrica posso farne un po' di più e conservarla? Se si dove, in frigo chiusa dentro un vasetto ermetico o in dispensa? Grazie e ciao.
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